La blasfemia non è più proibita dalla Costituzione irlandese. Venerdì 26 ottobre la nazione è stata chiamata a un referendum per cancellare l’aggettivo “blasfeme” dall’articolo 40.6 (“La pubblicazione o l’espressione di opere o parole blasfeme, sediziose o indecenti, costituisce un reato punito dalla legge”). Il disegno di legge che prevede l’abolizione era già stato approvato dal Parlamento, ma è previsto che qualsiasi modifica costituzionale passi per un’approvazione popolare. Il sì ha ottenuto il 64,85% dei voti, alle urne si è recato il 43,79% degli aventi diritto. Nella stessa giornata si è votato per eleggere il presidente della Repubblica: è stato riconfermato il laburista Michael D. Higgins, con il 55,81% delle preferenze.
In Inghilterra e Galles il reato di blasfemia era stato già abolito nel 2008. Seppure anche in Irlanda fosse disapplicato da oltre un secolo – l’ultima condanna risale al 1855, sotto il dominio britannico – la presenza del divieto in Costituzione tornava periodicamente a galla nel dibattito pubblico. Nel 2015 l’attore Stephen Fry era stato denunciato da uno spettatore per alcune frasi su Dio pronunciate in un’intervista in tv. “Perché dovrei rispettare un Dio capriccioso, malevolo e stupido, che crea un mondo così pieno di ingiustizia e dolore?”, aveva detto. Il procedimento si era poi concluso con un’archiviazione. La stessa Chiesa cattolica, durante la campagna referendaria, non si è opposta all’abolizione, riconoscendo come “obsoleto” l’articolo in questione. Il voto popolare per la cancellazione del divieto di bestemmia segue di pochi mesi quello che ha sancito la depenalizzazione dell’aborto (lo scorso maggio), e di qualche anno quello del marzo 2014 che introdusse sull’isola il matrimonio tra coppie dello stesso sesso.
E l’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) spinge perché anche in Italia siano abolite le sanzioni verso la bestemmia: le espressioni blasfeme contro la divinità, nel nostro Paese, erano considerate reato fino al 1999, quando sono state depenalizzate e trasformate in illeciti amministrativi (punibili con una sanzione da 51 a 309 euro). “In Irlanda è venuto giù anche uno degli ultimi tasselli del confessionalismo, si spera aprendo la strada affinché anche in Italia si possa finalmente superare questo retaggio fascista che sanziona l’offesa alla religione”, ha dichiarato Adele Orioli, portavoce dell’Uaar. “Siamo forse troppo ottimisti – ha aggiunto – ma ci viene da pensare che persino la Chiesa italiana potrebbe non opporsi, visto che di fatto non si è opposta in Irlanda. Inoltre la libertà di espressione è protetta dalla Costituzione e non si vede proprio perché le opinioni in materia religiosa debbano essere criminalizzate“.