Il presidente del Consiglio firma una lettera aperta: "Ho detto l’altro giorno che adesso è arrivato il momento di “metterci la faccia” e lo sto facendo io personalmente, a nome del Governo. Mi dispiace, peraltro, che i Parlamentari pugliesi siano stati criticati e contestati"
“Abbiamo dovuto prendere atto che non ci sono profili di illegittimità”. Inizia così la lettera aperta che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto ai cittadini di Melendugno dopo le proteste dei comitati iniziate ieri e culminate oggi con il rogo delle immagini dei parlamentari 5 stelle e della bandiera del movimento. Il premier ha rivendicato l’azione di governo e dettagliato il rischio di arrivare a pagare risarcimenti nell’ordine dei 20 miliardi, fino addirittura ai 35. Per quanto lo riguarda personalmente, Conte ha insistito sulla trasparenza, ad iniziare dal primo incontro con il sindaco del comune pugliese avvenuto questa estate.
“In tale occasione – scrive Conte – sono stato molto franco e trasparente: ho rappresentato che si tratta di un’opera infrastrutturale deliberata dai governi precedenti, che ormai risultava in fase avanzata di realizzazione. Avendo studiato nei dettagli il progetto – dice ancora – ho compreso da subito che questa era l’unica strada percorribile per impedire la realizzazione del progetto. Diversamente, lo Stato italiano si sarebbe ritrovato nella impossibilità di porre in discussione la realizzazione di una infrastruttura che lo avrebbe esposto a pretese risarcitorie insostenibili per il pubblico erario”. Il risultato è quello noto che ha scatenato la protesta: “Il complesso delle verifiche effettuate non ci offre alcuna possibilità di impedire la realizzazione del progetto Tap: allo stato, non sono emerse illegittimità o irregolarità dell’iter procedurale”.
Il premier risponde anche a chi nega l’esistenza di costi in caso di passo indietro. E qui i toni si alzano: “Sarò chiaro, chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche. […] Il Progetto Tap gode della qualifica di “Progetto di interesse comune” e per questo ricade nell’ambito delle previsioni di cui all’allegato VII del Regolamento europeo n. 1391/2013, che riconosce una corsia preferenziale a questi progetti imponendo agli Stati Membri di adoperarsi per consentirne una più celere realizzazione. Si aggiunga che il decreto legge n. 133 del 12 dicembre 2014 ha riconosciuto al Progetto Tap la natura di “progetto strategico” e quindi opera da realizzare con urgenza ai sensi del d.P.R. n. 327 dell’8 giugno 2001″.
Da ciò consegue, dice Conte, che “se il Governo italiano decidesse adesso, in via arbitraria e unilaterale, di venire meno agli impegni sin qui assunti anche in base a provvedimenti legislativi e regolamentari, rimarrebbe senz’altro esposto alle pretese risarcitorie dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera e che hanno fatto affidamento su di essa”. Segue una lunga serie di nomi: dal consorzio Tap alle società importatrici del gas”. Quanto ai costi, interrompendo il progetto Tap, “lo Stato italiano verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base a una stima prudenziale, in uno spettro compreso tra i 20 e i 35 miliardi di euro”. Una esposizione, dice il premier, “che risulterebbe disastrosa”.
“Abbiamo fatto tutto il possibile per venire incontro alle Vostre istanze e alle pressanti richieste dei Parlamentari che hanno condiviso l’impegno di fermare i lavori del progetto Tap”, si appella ancora il premier, “ho detto l’altro giorno che adesso è arrivato il momento di “metterci la faccia” e lo sto facendo io personalmente, a nome del Governo. Mi dispiace, peraltro, che i Parlamentari pugliesi siano stati criticati e contestati. Se “colpa” deve essere, attribuitela a me”.
Il riferimento, neanche tanto velato, è alla parlamentare pentastellata Barbara Lezzi, duramente contestata questa mattina. La stessa Lezzi del resto, ha risposto alle critiche con un video su Facebook in cui alza i toni verso i comitati e il primo cittadino di Melendugno. “Con i No Tap non ho mai avuto un buon rapporto. Non hanno mai calcato i nostri palchi, non hanno condiviso la battaglia sulla Tap con noi. E sono gli ultimi a poter chiedere le mie dimissioni”, dice. Per poi proseguire: “Le maniere con le quali il sindaco di Melendugno chiede le miei dimissioni non mi fanno paura. Quella è casa mia e io ci torno quando voglio a testa alta”. La parlamentare M5s attacca anche la collaboratrice de ilfattoquotidiano.it Tiziana Colluto per un articolo in cui ricostruisce la storia del Tap nelle dichiarazioni del movimento.