di Giulio Scarantino
Il premier Conte annuncia che la Tap sarà costruita. Si sgretola così un’altra posizione (dopo l’Ilva) fortemente sostenuta dal M5s nell’ultima campagna elettorale. Per quanto potrà essere giustificata come scelta inevitabile dall’elettore medio del Movimento 5 stelle, agli occhi di un osservatore esterno tale circostanza può, invero, sussumere a un dato politico rilevante.
Con le ultime scelte, per dolo (intenzione) o colpa (mancata previsione), del Movimento si apre infatti uno squarcio in un pezzo della società, sempre più crescente, che vede nei temi sull’ambiente un interesse preminente. Una parte della società che fino ad ora ha visto nel Movimento un portatore di interessi affidabile (vedi i risultati vincenti nelle zone dell’Ilva , della Tap o della Tav).
Onore al merito per il Movimento di aver rappresentato detti interessi, ma non basta. Perché aver promesso la fine (“in soli quindici giorni”) della Tav per poi scoprire al governo dell’impossibilità per le “maxi-penali” di sicuro ne compromette la credibilità. Forse non è un caso che le suddette posizioni del M5s fossero le più controverse per la Lega, così che un compromesso di interessi potrebbe aver determinato qualche rinuncia.
Ebbene, questo non verrà mai ammesso dai grillini, ma ciò non deve certo portare a ostracizzare la prima forza politica in Parlamento. Può rappresentare invece un punto di svolta per l’opposizione, o meglio per una sinistra che cerca ancora la propria identità. L’onda ecologista infatti ha travolto l’Europa (vedi le ultime elezioni in Germania, con il successo dei Verdi) con temi afferenti alla tutela dell’ambiente e non solo (scuola, pensioni, lavoro).
Potrebbe questa calamità giungere adesso in Italia? La premessa è sicuramente che quest’onda non potrà essere cavalcata da chi (ancor più colpevole del M5s) oggi ridicolizza il governo, ma ieri – sebbene si proclamasse sinistra – pontificava viadotti e trivelle. Serve una sinistra diversa, che abbia il coraggio di perseguire interessi anche al momento impopolari come l’ecologia.
A ben vedere, per quanto l’onda dei Verdi sia arrivata nei Paesi più ricchi – come se, in virtù di una regola ontologica dell’umano, per guardare oltre il proprio naso, serva avere intanto le tasche piene – diversi segnali sembrano mostrare un latente (forse inconsapevole) interesse dell’italiano. Un esempio fra tutti è il più volte rifiuto al nucleare (che ha avuto grande successo al referendum del 2011), che ci contraddistingue in Europa.
Così come, le ultime battaglie come No Tav o No Tap che mostrano, ormai sporadici, episodi di partecipazione attiva. E, perché no, anche quel famoso “Ciaone” a margine del mancato quorum per il referendum che aveva unito persone sulle concessioni sine die alle trivelle e che ha determinato l’inizio del declino inarrestabile di quel centrosinistra.
Allora perché non ricominciare proprio da lì? Chissà magari sarebbe il pretesto per una sinistra in grado di dialogare con il Movimento 5 stelle.
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