Lui è certo di vincere e al primo turno ha portato a casa il 46% dei voti. È un ex militare, nostalgico della dittatura. Lo accusano di essere fascista e machista e di ultradestra, ma al ballottaggio è lui il superfavorito. È Jair Bolsonaro, leader del partito Sociale-liberale, che domani sfiderà per la presidenza del Brasile Fernando Haddad, l’erede politico di Lula da Silva, dichiarato ineleggibile a causa della condanna per corruzione in secondo grado, in nome della legge ‘Ficha limpa’ (fedina pulita). Il candidato di estrema destra – che a settembre era stato accoltellato durante un comizio a settembre – è dato dagli ultimi sondaggi al 56%, mentre il rivale al 44%, anche se rispetto a una settimana fa Bolsonaro ha perso tre punti. Il clima in Brasile è teso, a cominciare dall’Università federale dello Stato di Rio de Janeiro (Uff) dove gli studenti gridano alla censura: la giustizia elettorale locale ha chiesto il ritiro di una bandiera che portava la scritta ‘Diritto Uff antifascista’. La corte ha ritenuto che la frase presentasse un “contenuto di propaganda elettorale negativa” verso Bolsonaro. E a quel punto gli studenti hanno sostituito la bandiera con un’altra su cui è scritto “censura”.
I sondaggi fanno sperare Haddad – “La rimonta è già cominciata”, ha scritto il candidato del Partito dei Lavoratori (Pt), aggiungendo su Twitter che “il popolo sta cominciando a capire che scegliere Bolsonaro è un salto nel buio” perché l’ex militare rappresenta un “rischio di involuzione fascista” per il Brasile. Secondo gli analisti, la flessione nei sondaggi è dovuta al fatto che Bolsonaro sta scontando l’impatto di una serie di notizie che hanno danneggiato la sua popolarità. Il quotidiano Folha de Sao Paulo, per esempio, ha segnalato che il candidato di estrema destra “ha imposto il silenzio ai suoi collaboratori” dopo dichiarazioni di possibili membri del suo governo che hanno causato confusione sulla sua linea in materia di politica economica o di sicurezza. D’altra parte, Bolsonaro ha cambiato sostanzialmente le sue posizioni in materia di protezione ambientale – che avevano provocato critiche anche da dirigenti di centrodestra, come il presidente cileno Sebastian Piñera – annunciando che se verrà eletto presidente non porterà il Brasile fuori dall’Accordo di Parigi sul clima. Durante la campagna elettorale aveva dichiarato di essere favorevole ad un’uscita dall’intesa – in base alla quale il Brasile si è impegnato a ridurre del 37% le emissioni che accrescono il riscaldamento globale, entro il 2025 – perché la considerava lesiva per la sovranità del paese.
Non è la prima concessione ambientalista annunciata da Bolsonaro negli ultimi giorni: in un video su Facebook ha detto anche che il suo governo potrebbe mantenere il ministero per l’Ambiente invece di unirlo con quello dell’Agricoltura, come aveva annunciato di voler fare precedentemente. Comunque, anche se l’ex militare ha chiesto ai suoi simpatizzanti di evitare qualsiasi trionfalismo prematuro, perché “il risultato delle elezioni non è scontato”, uno dei suoi consiglieri più autorevoli, Augusto Heleno, ha minimizzato l’importanza dei sondaggi più recenti. “Ho visto il sondaggio della Datafolha e credo faccia parte di una strategia per favorire il candidato che preferiscono, cioè Haddad”, ha detto Heleno, secondo il quale “Bolsonaro è un nemico del sistema, e per questo vogliono demotivare i suoi elettori. Ma non ce la faranno”.
L’endorsement di Bannon e Salvini – Bolsonaro incassa a distanza anche l’appoggio di Steve Bannon, ex stratega politico di Donald Trump e noto ideologo della destra oltranzista. “Sono solo un simpatizzante”, ha detto alla Bbc, in un’intervista diffusa alla vigilia del ballottaggio di domani, nella quale ha definito Bolsonaro “un politico notevole” e lo ha paragonato a Matteo Salvini. “È come quello che sta succedendo in Italia e negli Usa: la gente respinge un tipo di classe politica perpetua, che è legata al capitalismo clientelare, la corruzione e l’incompetenza”, ha detto Bannon, secondo il quale “in Italia, Salvini e il Movimento 5 Stelle si sono organizzati contro questo tipo di cose, e credo che questo è uno dei ponti principali a favore di Bolsonaro”. E anche il vicepremier leghista sostiene a distanza il candidato di estrema destra, e lo fa per un motivo in particolare: gli ha garantito l’estradizione in Italia di Cesare Battisti. “Per il voto di domani in Brasile confermo tutto il mio appoggio a Jair Bolsonaro. Gli ho inviato una lettera e ieri sera ha pubblicato questo video per ringraziarmi e garantirmi che, se diventerà presidente, il noto terrorista rosso Cesare Battisti, condannato all’ergastolo, da sempre protetto dai politici e dagli intellettuali di sinistra di mezzo mondo, verrà finalmente restituito all’Italia”. Al di là dei proclami di Bolsonaro e Salvini, Battisti però non è preoccupato: sa che a decidere sul suo caso non sarà il prossimo presidente ma la magistratura brasiliana.