I pm di Roma hanno chiesto l'archiviazione per il padre dell'ex premier ma nell'atto scrivono che le ricostruzioni rese quando venne interrogato sono ritenute "largamente inattendibili". Resta l'ipotesi dell'incontro con l'imprenditore napoletano
Non gli credeva il figlio – che gli diceva il 2 marzo 2017: “Non dire bugie, non ti credo” – e non gli crede neanche la Procura di Roma. Perché se è vero che i pm di Roma – il capo Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi – hanno chiesto l’archiviazione per Tiziano Renzi allo stesso tempo nell’istanza che dovrà valutare il gip, che potrà accogliere o respingere magari ordinando una imputazione coatta, scrivono che le ricostruzioni del padre dell’ex premier rese in Procura a Roma quando venne interrogato sono ritenute “largamente inattendibili“.
Gli inquirenti di Piazzale Clodio lo sostengono anche virtù del fatto che furono risposte fornite nella veste di indagato, quindi con la facoltà di non dire la verità. Il 3 marzo 2017 papà Renzi dichiarò di non aver “mai preso soldi”, che si trattva “di un evidente caso abuso di cognone”, di non aver mai incontrato Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano finito nei guai a Napoli per corruzione (anche se la Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare) né di aver “avuto rapporti con lui”. Totalmente esclusi, in quell’audizione a verbale, i passaggi di denaro dall’imprenditore campano a Renzi senior che rispondeva però del solo traffico di influenze.
I pm, chiudendo l’indagine, hanno modificato l’ipotesi di accusa per l’imprenditore di Scandicci Carlo Russo, il quale invece rischia di andare a processo per millantato credito, ma ritengono comunque che il padre dell’ex presidente del Consiglio avrebbe messo in contatto proprio Russo con l’allora ad di Consip Luigi Marroni (colui che era diventato una sorta di collettore della rivelazione dell’esistenza dell’indagine della Procura di Napoli). Senza contare che gli inquirenti restano convinti che ci sia stato un incontro fra Renzi senior e Alfredo Romeo che sarebbe avvenuto però nel 2015 a Firenze, in un periodo antecedente alla vicenda. L’incontro sarebbe avvenuto in un bar di giorno e non a Roma a cena, come si era finora detto. Però ci sarebbe stato come emerso lo scorso marzo. Detto questo però, per i pm, non ci sono elementi concreti che possano provare una sua partecipazione a fatti illeciti. Anche perché Tiziano Renzi non è un soggetto attivo nelle intercettazioni telefoniche e ambientali. Il padre dell’ex premier aveva sottolineato di essere legato a Russo da una frequentazione di carattere religioso e con cui aveva partecipato ad alcuni pellegrinaggi a Medjugorje, mentre l’imprenditore di Scandicci, anche lui interrogato a marzo, si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Romeo era interessato alla vittoria dei lotti dell’appalto Fm4 e l’ipotesi, ora tramontata, è che ci fosse stato un passaggio di denaro. Nelle carte dell’inchiesta era finto il presunto do ut des; individuato nei pizzini vergati da Romeo e recuperati dagli inquirenti in una discarica. Il Fatto Quotidiano aveva pubblicato in esclusiva il pezzo di carta in cui Romeo annotava i compensi da dare a T. e C.R.: 30mila euro al mese per il primo, 5mila ogni due mesi per il secondo. Ma quelle iniziali evidentemente non state attribute ai due amici di pellegrinaggio. I pm hanno chiesto l’archiviazione anche per Italo Bocchino, finito nel registro degli indagati per traffico di influenze a causa del suo rapporto con Alfredo Romeo (era dell’ex parlamentare del Pdl la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” e non di Romeo). Anche per il titolare della Romeo Gestioni è stata chiesta l’archiviazione così come per l’ex ad di Consip Domenico Casalino, per l’ex ad di Grandi Stazioni Silvio Gizzi, per il dirigente Francesco Licci e infine per l’ex presidente di Consip, Luigi Ferrara.
In una nota, il legale di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini scrive: “Il tempo è galantuomo, prima il riconoscimento del risarcimento nel danno a titolo di diffamazione (ma per il contenuto degli articoli il Fatto Quotidiano è stato assolto, ndr), ora la richiesta di archiviazione del procedimento così detto Consip. Alla soddisfazione professionale per l’esito, del resto ancora da confermare trattandosi solo di richiesta di archiviazione, si unisce quella personale da parte del dottor Tiziano Renzi, che risulta, tuttavia, menomata dalla considerazione che la campagna subita negli ultimi due anni abbia prodotto gravi e irreversibili danni sul piano personale, familiare ed economico”. Ma se l’archiviazione ci sarà dovrà essere decisa dal giudice per le indagini preliminari.