Prima l’allarme, poi il chiarimento: le pensioni delle vittime delle leggi razziali non saranno toccate. Lunedì mattina l’Unione delle comunità ebraiche italiane ha chiesto al governo e al Parlamento di “riconsiderare la scelta” di tagliare il fondo con cui sono finanziate anche le pensioni per gli ebrei vittime delle leggi razziali e per i perseguitati politici del fascismo. Una riduzione di 50 milioni al programma “sostegno a pensionati di guerra e perseguitati politici e razziali”, come riportato ieri da ilfattoquotidiano.it, è in effetti prevista dalle tabelle allegate al decreto fiscale nell’ambito dei quasi 590 milioni di sacrifici chiesti a tutti i ministeri come coperture. Ma il Tesoro ha chiarito che non è vero che, come riportato da alcuni quotidiani, questo comporti una messa in discussione degli assegni.

Il viceministro all’Economia del M5s Laura Castelli, interpellata dall’Ansa, ha spiegato che i 50 milioni sono “avanzi. Abbiamo pagato e pagheremo tutti. Queste sono risorse non spese e non riguardano il futuro. Si tratta di uno spostamento di soldi non utilizzati”. E il Mef in un comunicato ha confermato: “Nessuna riduzione delle pensioni di guerra, né dei vitalizi ai perseguitati politici e razziali. I titolari degli assegni non subiranno alcuna decurtazione. Quanto riportato da alcuni organi di stampa è pertanto privo di fondamento. Il decreto-legge n.119 del 23 ottobre 2018 (conosciuto come ‘decreto fiscale’) ha semplicemente operato un allineamento dello stanziamento in bilancio alla effettiva erogazione delle risorse in base ai diritti soggettivi degli interessati. Ma non sono state introdotte misure che limitano il beneficio o i requisiti di accesso”.

“La riduzione di 50 milioni”, dettagliano i deputati della Commissione Bilancio della Camera del M5s, “è una normale operazione del Ministero dell’Economia che calibra il fondo sulla base di quanto serve per corrispondere a tutti gli aventi diritto quanto gli spetta. Non è altro che l’adeguamento sul tiraggio del fondo. Se servono meno risorse, perché per il normale corso della vita si riducono i beneficiari, il fondo si riduce di conseguenza. Nessuna pensione di nessun avente diritto verrà toccata”. Lo annunciano i deputati della Commissione Bilancio della Camera del MoVimento 5 Stelle.

La presidente dell’Ucei Noemi Di Segni, in una lettera pubblicata da La Stampa e indirizzata al premier Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia Giovanni Tria e al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, si era detta “incredula” per i presunti tagli e aveva ricordato che di quegli assegni “oggi sono assegnatari, sotto forma di indennizzo, i sopravvissuti alle persecuzioni razziali del regime fascista e i perseguitati politici antifascisti, in base alla Legge n.96 del 1955“. Di Segni esprime “sgomento” per la decisione del governo giallo-verde “proprio nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938” ed esorta “governo e Parlamento a riconsiderare la scelta fatta” in ambito di esame parlamentare.

All’attacco, prima che il governo spiegasse, anche le opposizioni. “A 80 anni dalle Leggi Razziali. Correggete subito questa vergogna”, scrive su Twitter il deputato dem Emanuele Fiano della presidenza del Gruppo Pd della Camera. “Come denuncia l’Unione delle Comunità ebraiche italiane, il governo Lega-M5S taglia gli assegni previsti fin dal 1955 alle vittime delle leggi razziali e a chi è stato vittima di persecuzioni politiche durante il fascismo. Parliamo di importi pari a 500 euro al mese destinati a persone nate prima del 1945, che quindi oggi hanno superato i 70 anni di età”. Il senatore di Leu Francesco Laforgia ha fatto sapere di aver chiesto “l’audizione urgente della Ucei in commissione finanze e qualora la maggioranza non ascoltasse ed accogliesse la loro richiesta di modifica dell’allegato al decreto fiscale, mi batterò sia in commissione e poi in aula. Coprire quel taglio si può fare in mille modi, ma non sulla pelle di chi ha subito la più vile e triste discriminazione della storia”. Per Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, “è una vergogna insopportabile che il decreto fiscale del governo annulli gli effetti della legge Terracini del 1955 e tagli i fondi per i modesti assegni a favore chi ha subito le persecuzioni fasciste perché di religione ebraica o oppositore del regime. Ci auguriamo che sia un errore tecnico e non una scelta deliberata”.

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