Il nostro Paese è al primo posto in Europa per morti da biossido di azoto (20.500 vittime) e per l’ozono (3.200) e al secondo posto per i decessi causati dall’inquinamento da Pm2.5 (60.600 i decessi). Per capire meglio le cause e le proporzioni del problema nel nostro Paese, basta una percentuale: in tutto il Vecchio Continente ci sono 3,9 milioni di persone che abitano in aree dove sono superati contemporaneamente e regolarmente i limiti dei principali inquinanti dell’aria (Pm10, biossido di azoto e ozono). 3,7 milioni (il 95 per cento) di questi cittadini europei vivono nel Nord Italia. È quanto emerge dal rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente di Copenaghen (Aea), ‘Qualità dell’aria in Europa – Rapporto 2018’. I dati del rapporto sono tutt’altro che rassicuranti, così come quelli contenuti in un secondo dossier, quello sull’inquinamento atmosferico e la salute dei bimbi che l’Organizzazione mondiale della sanità lancia alla vigilia della prima Conferenza mondiale dedicata a questo tema e che si apre domani a Ginevra. L’Oms avverte: “Circa il 93 per cento dei bambini under 15 nel mondo respira aria inquinata”. E, anche in questo caso, l’Italia non dà certo il buon esempio.

MAGLIA NERA IN EUROPA – Dall’analisi dell’Agenzia europea risulta che l’inquinamento atmosferico è tra le principali cause di morti premature in 41 Paesi europei, tra cui i 28 Stati membri dell’Ue. In quei 41 Paesi nel 2015 l’esposizione al particolato ha determinato la morte prematura di 422mila persone. Sotto questo aspetto è confermato il primato negativo dell’Italia, rispetto al rapporto pubblicato lo scorso anno, con un lieve peggioramento delle cifre sui decessi. Solo la Germania fa peggio per le morti causate da Pm2,5. Nella Pianura padana la situazione si conferma particolarmente critica per quanto riguarda l’ozono e gli ossidi di azoto (principalmente da motori diesel). L’Aea misura anche il parametro degli anni di vita persi, con i valori più alti nelle economie più grandi del continente e quelli relativi (calcolati su 100mila abitanti) che sono appannaggio dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Nonostante i lenti miglioramenti, sottolinea lo studio, l’inquinamento atmosferico continua a superare i limiti e gli orientamenti dell’Unione europea e dell’Organizzazione mondiale della sanità, e “rappresenta ancora un pericolo per la salute umana e per l’ambiente”. Secondo l’Aea, l’inquinamento da particolato, ozono troposferico e biossido di azoto causano o aggravano problemi respiratori, malattie cardiovascolari, cancro e diminuiscono l’aspettativa di vita. Ma l’inquinamento atmosferico può anche danneggiare gli ecosistemi danneggiando suolo, foreste, laghi e fiumi e riducendo i raccolti. Come confermato, di recente, dal rapporto Global Warming presentato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). Le principali fonti di inquinamento atmosferico? Trasporto su strada, agricoltura, produzione di energia, industria e abitazioni. “In termini di inquinamento atmosferico, le emissioni dei trasporti stradali sono spesso più dannose di quelle provenienti da altre fonti, poiché si originano a livello del suolo e tendono a verificarsi nelle città, vicino alle persone” ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea.

IL 93 PER CENTO DEI BAMBINI NEL MONDO RESPIRA ARIA INQUINATA – All’allarme lanciato dall’Agenzia europea dell’Ambiente si unisce quello dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui 1,8 miliardi di bambini under 15 in tutto il mondo respirano aria inquinata, mettendo seriamente a rischio la salute e lo sviluppo. Il problema, sottolinea il rapporto, riguarda sia i Paesi in via di sviluppo, dove il 98% dei bambini sotto i cinque anni respira livelli di polveri ultrasottili superiori al limite fissato dall’Oms, sia quelli ad alto reddito, dove la percentuale è comunque superiore al 50%. L’Italia fa parte dei Paesi con la qualità dell’aria peggiore, con il 98% dei bambini esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili. In tutto il mondo, si stima che nel 2016 siano morti 600mila bambini per le infezioni acute delle basse vie respiratorie causate all’aria inquinata. “Oltre il 40% della popolazione mondiale (che comprende un miliardo di bambini sotto i 15 anni) è esposta a livelli elevati di inquinamento dell’aria domestica – spiega l’Oms – dovuto principalmente alla cottura con tecnologie e combustibili inquinanti”. Il report sottolinea i pericoli dello smog per le donne in gravidanza, perché “hanno più probabilità di partorire prematuramente e possono avere figli con un peso inferiore alla media”. L’inquinamento può inoltre “influire sul neurosviluppo infantile e può scatenare l’asma e il cancro”. Uno dei motivi per cui i bambini sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’inquinamento atmosferico – sottolineano gli esperti dell’Oms – è che respirano più rapidamente degli adulti e quindi assorbono più inquinanti”.

IL SINDACO DI MANTOVA: “UN PIANO PER L’ARIA NELLA PIANURA PADANIA” – Sulla situazione in Pianura Padana si è espresso Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, città che si è piazzata al primo posto nel 25/o rapporto annuale Ecosistema urbano di Legambiente, sulle performance ambientali delle città. Nella classifica Mantova è seguita nell’ordine da Parma, Bolzano, Trento e Cosenza, mentre in coda alla classifica delle 104 principali città italiane si piazza Catania, poi risalendo Agrigento, Massa, Frosinone e Palermo. Nella prima edizione del report, nel 94, Milano occupava la penultima posizione. Peggio faceva solo Napoli. Lo scorso anno Milano era 31°, oggi è 23°. Napoli è rimasta negli anni stabilmente nella parte bassa della graduatoria (oggi è 89°) e Roma è ripiombata in basso a partire dal 2010. Dopo un’ascesa che l’aveva portata nel gruppo delle prime trenta, ora è 87°. Torino (78°) era quarta nel 98, ma da oltre dieci anni è sempre abbondantemente sotto la sufficienza. “Governo e Regioni dell’area padana mettano a punto un piano straordinario per l’aria nella pianura” ha detto. “Sembra che l’aria sia un problema delle città, ma è un problema di tutta la Pianura Padana” ha commentato invece l’assessore milanese all’Urbanistica, agricoltura e verde Pierfrancesco Maran. Che ha aggiunto: “Da tempo sollecitiamo un piano di ampie dimensioni, che viene spesso contestato a livello regionale, come accaduto con l’Area B. La Regione dovrebbe agevolarlo e non occuparsi di deroghe che ne limitano l’efficacia. L’aria non rispetta i confini comunali, ha bisogno di una pianificazione ampia, anche perché Lombardia e Piemonte, insieme a Olanda e Polonia, hanno l’aria peggiore d’Europa. Serve lo sforzo di tutti”.

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