“Gli italiani sono troppo stressati, non dedicano il giusto spazio allo stimolo del cervello con utili esercizi di training mentale, hanno cattive abitudini come le poche ore di sonno notturno, una dieta non sempre equilibrata e una vita troppo frenetica. Il 67% degli intervistati è in preda a una vera e propria ossessione per il proprio smartphone, il 19% controlla mail e stories sui social in continuazione mentre quasi uno su due ammette di fare “scroll” sul display del proprio dispositivo più di quanto sia necessario”. Questo è il quadro che emerge dai risultati del test di Brainzone.it, il progetto giunto alla quarta edizione per conoscere meglio il proprio cervello e imparare a prendersene cura, con un report realizzato da Novartis con il patrocinio della Società Italiana di Neurologia e l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. I dati sono stati raccolti su un campione di oltre 1.000 persone intervistate e sono stati presentati il 29 ottobre in occasione del 49° Congresso della Società Italiana di Neurologia.
“Il cervello ci permette di pensare, sognare, inventare, provare emozioni. È l’organo più complesso e misterioso che abbiamo, regola e monitora funzioni e comportamenti. Al cervello, però, dedichiamo troppo poca attenzione. Capire come funziona oltre che tenerlo allenato è il modo migliore per permettere che funzioni bene e a lungo”, spiegano al Fatto.it i curatori del test. Un intervistato su tre ha la sensazione di non aver imparato cose nuove nell’ultimo anno, mentre il 65% preferisce l’allenamento del proprio fisico (in palestra) rispetto a quello del cervello. Quest’anno il progetto Brainzone presenta, tra le varie cose, anche una nuova sezione presente sul proprio sito web chiamata Brain Challenge, dove stimolare e potenziare le proprie funzionalità cognitive utili nella vita quotidiana. Si tratta di un percorso di training mentale, sviluppato da un team di esperti, al termine del quale ognuno riceverà la valutazione sui propri progressi e i suggerimenti per poter mantenere attiva la propria funzione cerebrale e mentale. “Con questo strumento – dicono i promotori – è possibile verificare quanto ciascuno di noi si prende cura della propria materia grigia, ricevendo anche consigli di neuro empowerment personalizzati. Tutto ciò stimola le abilità di analisi e deduzione con rompicapi, dilemmi logici, schemi e strutture da decifrare”. Brainzone non offre solo test individuali ma anche informazioni riguardo ad alcune malattie che possono colpire il cervello come quelle neurodegenerative, in particolare Sclerosi multipla, Parkinson e Alzheimer.
“Le buone capacità mentali possono essere mantenute o migliorate grazie alla cura e all’esercizio della mente – dice Nicola De Pisapia, ricercatore al Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive all’Università di Trento e tra i fondatori di Neocogita -. Numerose sono le attività che possiamo fare per prenderci cura del nostro cervello e del suo buon funzionamento. Imparare a conoscere quello che ci fa bene e avere a disposizione gli strumenti giusti è fondamentale per permetterci di dare il meglio di noi stessi e di preservare un organo così importante”. Secondo lo studio gli italiani hanno spesso il “cervello tra le nuvole”. Il 95% non lo allena e non lo stimola adeguatamente. Il 24% degli intervistati risulta infatti “Brain to be trained”, coloro che a causa delle cattive abitudini non si prendono abbastanza cura del proprio cervello, mentre il 71% risulta “Brain lover”, soggetti che, pur essendo consapevoli che esistono buone strategie per conservare al meglio la propria materia grigia, non si ricordano il più delle volte di adottarle. Quasi la metà non dedica il giusto spazio al riposo notturno, fase essenziale ed insostituibile per il nostro organismo e per la salute del nostro cervello, mentre solo il 13% adotta una dieta “brain-friendly”, un altro tassello essenziale per mantenere intatte le proprie capacità cognitive. Infine la sensazione che accomuna il 62% dei rispondenti al test di Brainzone.it è quella di essere in un momento di forte stress: uno su cinque lo definisce come una condizione costante della propria vita, mentre il 42% come frequente e ricorrente.