La società guidata da Gianfranco Battisti però, avrebbe condizionato la propria offerta al coinvolgimento, nella fase successiva, di altri partner. Ma Lufthansa, Cdp ed Eni si sfilano
Il cda di Ferrovie dello Stato Italiane, sotto la presidenza di Gianluigi Vittorio Castelli, ha deliberato di presentare l’offerta per l’acquisto dei rami d’azienda delle società Alitalia-Società Aerea Italiana e Alitalia Cityliner. Carte rigorosamente coperte sui contenuti dell’offerta che prevederebbe l’acquisizione del 100% della newco dove successivamente, sulla base delle condizioni poste dalle Ferrovie, entreranno altri azionisti diluendo così la quota in capo ad Fs. L’esborso complessivo dovrebbe rimanere sotto i 100 milioni di euro. Ma la ricerca del partner industriale parte in salita prima ancora di iniziare. Lufthansa, in campo fin dall’inizio nella gara per la compagnia italiana, si dice ancora interessata ma non ha in programma di coinvestire nella compagnia a fianco del governo. Una posizione che arriva a sorpresa proprio alla vigilia della scadenza per le offerte vincolanti, tra le quali ci sarà quella di Ferrovie dello Stato. Ma a rendere ancora più incerto l’intero progetto, arrivano anche i ‘no’ di altri possibili partner istituzionali da affiancare a Fs: si sfilano infatti Leonardo ed Eni, mentre le Fondazioni frenano su un possibile ruolo di Cdp.
Il consiglio di amministrazione delle Fs ha deliberato in serata di presentare l’offerta per l’acquisto di Alitalia, che arriverà domani. La società guidata da Gianfranco Battisti però, avrebbe condizionato la propria offerta al coinvolgimento, nella fase successiva, di altri partner: una compagnia aerea straniera e altre società pubbliche (sono circolati i nomi di Leonardo e di Eni) insieme alle quali detenere una quota che si ipotizza compresa tra il 51% e il 60%. Qualora non si configurasse questo disegno, l’offerta decadrebbe.
Ma la fase che inizierà dopo il 31 ottobre si preannuncia già difficile. Uno dei possibili partner internazionali, Lufthansa (gli altri sono Delta, che sarebbe quella su cui si sta lavorando di più; ed EasyJet che è interessata ad un’azienda “ristrutturata” e in consorzio con altri soggetti) dice di fatto no al progetto italiano: “Una partnership con Alitalia è ancora possibile” ma “sicuramente non saremo interessati ad essere co-investitori con il governo in una compagnia che ha bisogno di essere ristrutturata”, ha detto l’a.d. Carsten Spohr nella conference call sui risultati trimestrali. A prendere le distanze sono anche i possibili partner istituzionali. Leonardo, chiariscono fonti vicine all’azienda, non ha intenzione di prevedere alcun ruolo sul dossier Alitalia. Anche Eni smentisce l’ipotesi di un proprio ingresso nella compagnia. Mentre per Cdp, per la quale è stato indicato un possibile ruolo per il finanziamento del rinnovo della flotta, arriva il freno delle Fondazioni (che hanno il 15,9% del capitale): “L’ho detto e lo ripeto, è diventato un ritornello e sul punto siamo rigidissimi, in Alitalia la Cdp non deve mettere un euro per nessuna ragione”, tuona il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti.
Su tutta questa partita pesa anche il nodo della restituzione del prestito ponte: 900 milioni più interessi (circa 1 miliardo in totale) che va rimborsato entro il 15 dicembre. Intanto cresce la preoccupazione dei sindacati con la Cgil che chiede urgentemente al Mise la convocazione del tavolo permanente promesso nell’incontro del 12 ottobre. In questo quadro diventa incerto anche l’esito dell’incontro di domani sulla cigs al Ministero del lavoro: azienda e sindacati devono trovare un accordo su altri 5 mesi di cigs per 1.570 dipendenti.