C’è un effetto domino che compare, a sorpresa, nell’inchiesta Consip deviata dalla procura di Roma su un doppio binario: quello che corre verso il processo per sette indagati (tra cui l’ex ministro Lotti e l’ex comandante dell’Arma) e quello che va in direzione dell’archiviazione per tutti gli altri. È la derubricazione per Carlo Russo, piccolo imprenditore di Scandicci, dal reato di traffico di influenze a quello di millantato credito. La “primigenia” contestazione era condivisa con l’uomo con cui aveva vissuto l’esperienza di pellegrinaggi a Medjugorje e cui aveva chiesto di fare da padrino del figlio: Tiziano Renzi. Per il quale, invece, è stata chiesta l’archiviazione. Per i pm il padre dell’ex premier ha fornito “informazioni” “non credibili”, tanto che nei suoi confronti i magistrati parlano di “non attendibilità di quanto dichiarato” e “a prescindere dalla sua inverosimile ricostruzione dei fatti e della natura dei rapporti”.
Comunque, come si legge nelle 58 pagine del documento – firmato addirittura da tre magistrati: il procuratore capo Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi – per il papà dell’ex segretario del Pd “non vi sono elementi per sostenere un suo contributo eziologico nel reato di millantato credito commesso da Carlo Russo”. E di cui Alfredo Romeo, imprenditore napoletano finito nei guai per corruzione a Napoli e che voleva rientrare nel giro degli appalti di Consip, è vittima. Perché promette 100mila euro ed è pronto a offrirne 5mila ogni due mesi a quello che viene considerato un millantatore – cioè Russo -, e vuole offrire 30mila a un certo T. (“evidentemente Tiziano Renzi”, scrivono i pm) perché in ballo ci sono due “incontri quadro”: uno con M. (“evidentemente Luigi Marroni”, l’ad di Consip) e l’altro con L. (“ragionevolmente Lotti”). Russo è considerato un millantatore perché tutti i rapporti e le relazioni, soprattutto in ambito dem, che vanta con Romeo (da Giorgio Gori a Michele Emiliano, da Teresa Bellanova a Francesco Bonifazi) sono inesistenti o mancati. Tranne quelli con Tiziano Renzi, che risalgono al 2012.
L’incontro negato, ma avvenuto “probabilmente” a Firenze
Romeo, con i buoni uffici di Russo, vide Renzi senior e in una situazione piuttosto informale visto che – come da intercettazione del 17 luglio 2015 con l’ex parlamentare Italo Bocchino – poteva descriverlo così “… è un chiacchierone… con una logorroica… è logorroico si è presentato con un bermuda, con una polo tutta sbavata… con dei sandali… abbiamo parlato simpaticamente, insomma è andata bene secondo me …. quanto questo qui sia una persona credibile non ti so dire…”. Eppure l’incontro è stato negato dallo stesso Renzi. La procura, con il lavoro dei carabinieri del nucleo Investigativo che hanno ereditato gli atti dagli esautorati militari del Noe, ha una lista di nove date (1, 14 e 22 aprile, 15 e 22 luglio, 30 settembre, 6 e 27 ottobre, 3 novembre) in cui i telefonini di Renzi senior, Romeo e Russo (lo smartphone utilizzato fino al l novembre 2016 non è stato mai trovato, né quindi sequestrato, ndr) agganciavano i ponti ripetitori che servono le stesse zone al centro di Roma. E di un incontro romano aveva parlato a investigatori e inquirenti (il 1 gennaio e poi il 10 ottobre) Alfredo Mazzei, il commercialista napoletano che fu tesoriere del Pd campano, e che ha raccontato di aver raccolto una confidenza di Romeo. Il suo verbale è agli atti senza che gli inquirenti siano stati in grado di trovare riscontri: non bastano le nove date in cui i telefonini si trovavano nella stessa zona. Secondo la procura, l’incontro Romeo-Tiziano probabilmente è avvenuto, ma non a Roma. Bensì “probabilmente” a Firenze, il 16 luglio 2015, quando i cellulari dei tre personaggi agganciarono contemporaneamente le stesse celle telefoniche in zona via Pier Capponi. Molto prima di quando il presunto millantatore e l’imprenditore napoletano “iniziano a pianificare il loro progetto” cioè nell’estate del 2016.
La raccomandazione a Marroni: “È un amico”
Incontro negato dall’ex professore poi diventato imprenditore “per creare posti di lavoro”, come si definisce lo stesso Renzi senior in una lettera a Qn in cui annuncia l’intenzione di vendere la sua società. Il padre dell’ex numero uno del Pd del resto ha escluso di aver “parlato mai con lui di Consip” né di aver “spinto per lui su Consip” quando fa riferimento a Luigi Marroni, all’epoca numero uno della centrale acquisti della pubblica amministrazione. “Queste ultime affermazioni non paiono credibili, confrontate con quanto dichiarato da Luigi Marroni in modo dettagliato, con alcuni puntuali riscontri su luoghi e tempi degli incontri avuti con Tiziano Renzi – scrivono a pagina 43 i pm – considerando poi che tale teste non aveva interesse ad affermare il falso, ricostruendo circostanze che semmai potevano metterlo in difficoltà”. In effetti Renzi senior, per perorare la causa di Russo, aveva incontrato l’ex assessore alla Sanità della Regione Toscana a ottobre 2015 e nella primavera 2016, dicendogli: “È un amico, se l’ascolti mi fa piacere, se puoi dargli una mano” e anche “Luigi avrei bisogno che te incontri di nuovo Russo, c’ha dei bei progetti, è un bravo figliolo, ci sono affezionato”. Anche se per gli inquirenti “si sarebbe trattato in base a quanto riferito da Marroni di una generica raccomandazione che non avrebbe avuto alcun esito”. Il 17 novembre 2015 l’amministratore delegato vede Romeo “ma l’incontro” “non è stato procurato da Russo”. L’ad di Consip, a partire da primavera 2016, non avrebbe avuto altri incontri con Tiziano Renzi ribadiscono i pm. Ma è proprio Marroni che, intercettato il 20 dicembre 2016, dice al capo dell’ufficio legale di essere stato avvertito dalle indagini “da quattro-cinque mesi”, quindi in estate. E sono almeno in tre, stando proprio agli inquirenti, che si precipitano ad allertare l’ad e a raccomandargli anche di non parlare a telefono (l’ex ministro e sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, il generale Emanuele Saltalamacchia, Filippo Vannoni, già presidente di Publiacqua a Firenze ed ex consigliere di Palazzo Chigi). Per rassicurare Romeo sul possibile ascendente di Renzi senior, Russo poi sostiene: “Che, dopo che Marroni eh … aveva finito .. il … mandato in Regione, andava a casa di Tiziano a portargli i curriculum.! e ci andava tipo ogni settimana dieci giorni”.
In estate indagine Napoli nota e Marroni non incontra Romeo
Marroni, interrogato il 20 dicembre 2016, agli inquirenti spiega che Russo gli chiese “di intervenire su un appalto da 2,7 miliardi di euro per conto del babbo di Matteo e di Verdini (Denis, ex senatore di Ala). Mi disse che erano gli arbitri del mio destino professionale”, in grado di influire quindi sulla sua carriera. Dall’estate 2016 sa dell’indagine e quando Russo si fa risentire, dopo aver promesso a Romeo di poter intervenire, fa prima spostare e poi annullare l’appuntamento. Il 28 ottobre 2016, mentre si trova a Medjugorje con Tiziano Renzi, la moglie Lalla, Russo riceve la chiamata della segretaria dell’ad che gli comunica di dover annullare l’appuntamento fissato per il 2 novembre 2016 e con la quale dovranno risentirsi per concordare un’altra data. Per la procura però “è ragionevole ritenere” che il padre dell’ex segretario del Pd “non fosse a conoscenza delle operazioni di avvicinamento di Marroni che Russo intendeva realizzare” per andare incontro alla volontà di Romeo di aspirare agli appalti di Consip e che gli appuntamenti saltati o mancati dimostrino che non ci fu alcuna pressione o “sollecitazioni da terzi”. Certo se tutti sanno i telefoni smettono “di parlare” e magari qualche incontro salta. Del resto è esemplare l’intercettazione in cui l’autista del camper di Matteo Renzi chiama Russo: “Mi ha detto di dirgli di non chiamarlo e non madargli messaggi”. Solo un mese prima, il 6 novembre 2016, La Verità pubblica un articolo in cui racconta quelli che troppi conosco da tempo: c’è un’indagine della Procura di Napoli che riguarda anche Tiziano Renzi. Ma non si fa nessun cenno a Consip.