La Lega va avanti sul decreto Sicurezza, i 5 stelle pure. E anche a costo di arrivare a minacciare i quattro senatori, che insistono nel chiedere modifiche al testo, di essere cacciati. Dopo che in queste settimane la maggioranza sta dimostrando di poter superare senza problemi la prova dell’Aula, lo scoglio più significativo continua a essere il provvedimento tanto caro al Carroccio. In queste ore sono stati bocciati in commissione gli emendamenti proposti dai quattro senatori M5s: secondo i vertici 5 stelle sono stati fatti comunque dei miglioramenti, mentre per i critici “non basta” per votare a favore. Se così fosse però, cioè se loro arrivassero fino all’estrema ratio di votare contro la fiducia, il capogruppo M5s Stefano Patuanelli ha ricordato a ilfattoquotidiano.it che si arriverebbe all’espulsione: “Se votano contro sono fuori”, ha detto. Una versione ribadita poco dopo davanti alla telecamere, ricordando che i parlamentari hanno firmato una scrittura privata al momento della candidatura che li vincola sul punto: “Si aprirebbe per forza un’azione disciplinare”. Chi ha già detto che non si esprimerà a favore del testo è la senatrice M5s Paola Nugnes: “Voglio votare contro questo provvedimento, partito male, ma nel caso di un’eventuale fiducia mi riservo di valutare il da farsi”, ha detto. Sulla stessa posizione anche Matteo Mantero: “Io non lo voterò, se votare contro o non votarlo lo deciderò la notte prima, al momento sono più per non votarlo. Anche se ci fosse la fiducia”, ha detto a Un giorno da pecora. “Me ne assumo la responsabilità, come farà chi voterà a favore. Siamo tutti compatti come una testuggine, bisogna vedere però in che direzione va: in questo momento ha ‘scarrocciato’ verso destra, bisognerebbe riportarla più al centro della strada”.
Il provvedimento arriverà in Aula al Senato lunedì prossimo. I numeri a Palazzo Madama sono sempre più traballanti, come da tradizione, rispetto a Montecitorio, ma il cordone di sicurezza è composto – ammesso che i 4 non votino il decreto – da un margine di 7 voti e anche da un atteggiamento collaborativo di Fratelli d’Italia. Il vicepremier del Carroccio Matteo Salvini ha detto di non aver preoccupazioni nel merito: “Nessuna polemica e maggioranza compatta nel nome del diritto alla Sicurezza”. E, in diretta su Facebook, ha detto: “Mentre in Italia piove e piove un po’ troppo, ci tenevo a raccontare cosa sto facendo qui. Vi ringrazio e ringrazio molto meno i giornalisti che inventano polemiche con i 5 stelle anche dove non ci sono. Per esempio in Senato viaggia spedito il decreto sicurezza: siamo al trentesimo articolo, il decreto va in porto”.
Ben diverso quello che sta succedendo sul fronte dei 5 stelle, dove la preoccupazione principale è quella di dare un’immagine complessiva di unità. Anche per non far vedere al socio di governo che Di Maio non tiene il suo gruppo. “Le osservazioni critiche sono le benvenute”, ha detto a margine del suo viaggio istituzionale in India il premier Giuseppe Conte, “ma occorre una sintesi e chi si riconosce nella maggioranza deve assumere un atteggiamento di consapevolezza e responsabilità”. E’ necessario attenersi “al contratto di governo se un provvedimento si radica in quello che è previsto nel contratto, a un certo punto bisogna tirare le fila”. Al capogruppo Patuanelli il compito di ricordare cosa rischiano i dissidenti: “Sono un uomo del dialogo e anche per questo, probabilmente, sono stato scelto per fare il capogruppo”, ha detto a ilfattoquotidiano.it “I 19 emendamenti al provvedimento sono già un miglioramento al testo che in aula si potrà continuare a migliorare. Ma se si dovesse arrivare alla fiducia, un voto difforme vorrebbe dire mettersi fuori dal Movimento”. Quindi ha garantito che non ci sarà nessun redde rationem nel corso dell’assemblea dei senatori M5s: “Non cacciamo nessuno, ma abbiamo delle regole che delineano un perimetro di comportamento molto chiaro”, ha insistito Patuanelli. “Il segnale che verrebbe dato all’esterno, in caso di dissenso su questo provvedimento che fa parte degli accordi di governo con la Lega, sarebbe quello che il Movimento va in ordine sparso. E questo non va bene perché ci indebolisce nei confronti del Carroccio che invece procede compatto”. Per stasera era prevista un’assemblea congiunta, presieduta da Luigi Di Maio, per affrontare il tema, ma è slittata causa rallentamento dei lavori parlamentari. Ma Nugnes, Mantero e Fattori avevano già detto che non avrebbero partecipato.
Segnali di distensione, anche sul fronte dei dissidenti, sono arrivati però dal senatore Nicola Morra. Che in realtà più volte in passato aveva mosso critiche verso la linea ufficiale del Movimento. “Stiamo lavorando coesi in commissione Affari Costituzionali, il decreto Sicurezza verrà approvato presto dal Senato, nel rispetto di quanto previsto dal contratto di governo, per andare alla Camera”, ha detto oggi. “L’unità del Movimento è fuori discussione: se manifestassimo segnali di incertezza, vanificheremmo tutti gli sforzi fatti finora. Da pochi mesi stiamo operando grandi trasformazioni e siamo solo all’inizio, abbiamo il dovere di andare avanti. Lo dobbiamo alle persone che ci hanno votato il 4 marzo e che poi hanno approvato il contratto di governo”.