Nel terzo trimestre del 2018 l’economia italiana si è fermata. Secondo l’Istat, il pil è rimasto fermo rispetto al trimestre precedente, dopo il +0,3% del primo trimestre e il +0,2% del secondo. La crescita nulla nel terzo trimestre registrata dall’Istat è la prima variazione “zero” a partire dal quarto trimestre 2014. Questa frenata abbassa il tasso di crescita tendenziale allo 0,8% dall’1,2% del secondo trimestre. La variazione acquisita, cioè la crescita che si otterrebbe a fine anno se nulla cambiasse, è dell’1 per cento. “Lo avevamo previsto”, ha commentato il premier Giuseppe Conte da New Delhi esprimendo la linea ufficiale del governo. “Proprio per questo faremo una manovra espansiva“.

Pil affossato dall’industria debole. L’Eurozona nello stesso periodo è cresciuta dello 0,2% – La stima del pil riflette “dal lato dell’offerta la perdurante debolezza dell’attività industriale – manifestatasi nel corso dell’anno dopo una fase di intensa espansione, appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori”, scrive l’Istat. Il pil resta inferiore del 4,9% rispetto ai livelli pre-crisi. L’Italia rimane indietro rispetto al resto dell’Eurozona, che nel terzo trimestre è cresciuta dello 0,2%. Un po’ meglio ha fatto la Ue, con un +0,3% rispetto ai tre mesi precedenti. La crescita su base annua, rileva l’Eurostat, è rispettivamente dell’1,7% e dell’1,9%. La Francia ha registrato un +0,4%, in accelerazione ma meno del previsto. Gli analisti si aspettavano una crescita dello 0,5%.

Opposizioni attaccano: “Ci schiantiamo”. Il governo: “Colpa del Pd. Ora serve manovra espansiva” – Le opposizioni leggono il dato come effetto dell’insediamento del nuovo governo. “Per la prima vota in 4 anni il Pil si blocca ed è a zero. La politica suicida e masochista del governo sta bloccando l’Italia. Salvini e Di Maio stanno portando l’economia a sfasciarsi contro un muro”, afferma Matteo Renzi in una diretta Facebook. Mentre Anna Maria Bernini, presidente dei senatori Fi, sostiene che “se l’attuale quadro economico è un anticipo di quel famoso cambiamento declamato dalla mistica del governo, ci aspettano tempi durissimi”. Luigi Di Maio risponde a Renzi definendolo “bugiardo seriale” e ricordando che “il risultato del 2018 dipende dalla Manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico“. Ora, “se abbiamo alzato il deficit, scontrandoci con la Commissione Europea, è proprio perché vogliamo dare impulso ad un’economia che il Pd ha condannato ad una lunga stagnazione. Dobbiamo reagire all’annunciato fallimento dei governi Letta, Renzi, Gentiloni e lo faremo rilanciando gli investimenti produttivi, aumentando il reddito degli italiani in difficoltà e abbassando la pressione fiscale sulle imprese”, afferma il vicepremier, ribadendo che “queste misure saranno in vigore a partire dal 1 gennaio 2019 e non arretreremo davanti a niente e nessuno per garantire agli italiani una politica economica finalmente espansiva”.
Resta da vedere se le misure inserite nella manovra, non ancora inviata al Parlamento, saranno sufficienti per spingere il pil quanto spera il governo nonostante le risorse aggiuntive destinate agli investimenti siano limitate rispetto alla maggior spesa corrente. “Per ora”, nonostante il rallentamento, le previsioni dell’esecutivo non verranno modificate, ha annunciato il viceministro per l’Economia leghista Massimo Garavaglia.

Cottarelli: “Più difficile raggiungere il +1,5% nel 2019” – Per l’economista Carlo Cottarelli, in questo contesto l’economia italiana non raggiungerà la stima di crescita dell’1,2% nel 2018 indicata dal governo nella nota di aggiornamento al Def e molto difficilmente riuscirà a registrare nel 2019 il +1,5% previsto dal governo: “Ipotizzando una crescita nel quarto trimestre dello 0,1%, in linea con la media degli ultimi due trimestri”, il ritmo dell’espansione dell’economia dovrebbe proseguire al “+0,5% nel primo e secondo trimestre 2019”, nota l’ex commissario alla spending review. Il Centro Studi Promotor parla di “doccia gelata sulle speranze di accelerazione della ripresa dell’economia italiana”. “L’attuale fase di crescita, iniziata a cavallo tra il 2014 e il 2015, aveva già mostrato segnali di decelerazione e nel trimestre luglio-settembre 2018 si è arrestata”, osserva il think tank. “L’arresto della crescita nel terzo trimestre 2018 è decisamente preoccupante soprattutto se si considera che il quadro internazionale è caratterizzato da tassi di crescita elevati. D’altra parte, la battuta d’arresto del terzo trimestre era attesa e scontata considerato che anche l’indicatore anticipatore del ciclo economico elaborato dall’Istat è sistematicamente in calo dalla fine del 2017″, commenta Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi.

Confindustria: “Se i risultati non ci saranno sarà colpa esclusiva del governo” – Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha definito il dato Istat “prevedibile” e guardando al futuro ha detto che “c’è una divergenza di spiegazioni economiche in questo governo su cui bisogna cominciare a chiarire che se i risultati della crescita non ci saranno nei prossimi mesi è colpa esclusiva di questo governo e della politica economica che realizza, non di altri”. Detto questo, “siamo a disposizione del Paese e del governo per fare proposte che non antepongano le ideologie alle spiegazioni economiche”.

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