Si definiscono semplicemente gli “autoconvocati” del Movimento 5 stelle in Veneto. Un’ottantina di persone si sono incontrate a Salzano, in provincia di Venezia, per un’assemblea durante la quale è stata contestata la linea ufficiale M5s. Sotto accusa sia la linea nazionale che quella locale, partendo innanzitutto dalla Pedemontana Veneta, la superstrada a pagamento che attraverserà le province di Vicenza e Treviso, contro cui il M5s era stato fieramente avverso e su cui però spinge molto il socio di governo del Carroccio. All’incontro, promosso dalla consigliera regionale Patrizia Bartelle, era presente anche il consigliere Simone Scarabel, considerato vicino ai vertici, e che con una telecamera ha ripreso il dibattito. Il che ha scatenato le polemiche, amplificate anche dalla presenza di una troupe di “Report”. Presenti anche alcuni esponenti del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa che poi sul loro sito hanno pubblicato un articolo dal titolo: “Scarabel, kapò o membro del consiglio regionale?”.

“La telecamera? Una tristezza. – è il commento di Bartelle a ilfattoquotidiano.it – Molti partecipanti si sono sentiti intimiditi, qualche consigliere comunale se ne è andato via. Segno che il dibattito interno non è tollerato”. Il gruppo dei dissidenti ha preparato un documento finale dai toni piuttosto severi. “Quasi tutti gli interventi, incentrati su temi come grandi opere, ambiente, scuola, sanità, persino autonomia regionale, hanno espresso una forte contrarietà al rapporto del Movimento con la Lega e al contratto di governo. Ma si è trattato di un incontro assolutamente composto e civile”. Dissenso, ad esempio, sul fatto che il M5s in Veneto abbia sostenuto “in maniera attiva il referendum per l’autonomia che ci è costato 14 milioni di euro, che ad oltre un anno non ha prodotto alcun risultato apprezzabile, ponendo il Movimento in posizione subalterna rispetto alla Lega”, invece di “mantener fede in coerenza alla propria identità e non dimenticando mai i principi della Costituzione”.

Ma c’è anche un’accusa alle dinamiche interne. “Preoccupa la mancanza di dibattito democratico all’interno, che sta spopolando i gruppi di attivisti; la riprova è proprio nel maldestro tentativo di far annullare l’incontro tacciandolo come ‘non ufficiale’ o ‘dissidente’”. E non è solo un fatto di dialettica, ma anche di contenuti: “In questo momento in tutta Italia vi sono manifestazioni di protesta contro il Movimento 5 stelle, per non aver mantenuto fede alle promesse in campagna elettorale, soprattutto per quanto riguarda la difesa dell’ambiente e del territorio. A a sud ci si scontra su Tap e Ilva, in Veneto preoccupano i cambi di posizione su Pedemontana, Grandi Navi e la TAV tra Vicenza e Verona. Non vi è più una netta opposizione a tali opere, ma ci si limita a cercare di contenere gli effetti economici negativi, mentre i danni infinitamente più grandi sul sistema ambientale non sono più considerati una priorità”.

Purghe in arrivo, allontanamento di chi si oppone, filmati come prova per future epurazioni? Simone Scarabel cerca di smorzare i toni. “Si è voluto fare un teatrino per colpire il Movimento. Io la telecamera l’ho usata perché non mi fido dei resoconti che leggo sui giornali, volevo rendermi conto di persona”. Ma da qui a filmare… “Serve per dimostrare che cosa è stato detto e quanto assurde siano certe prese di posizione. Ad esempio le telecamere interne ai nostri incontri ci sono sempre state. Mi ha stupito invece trovare quelle esterne, di trasmissioni televisive come ‘Report’. E’ dal 2007 che faccio parte del movimento e volevo rendermi conto di persona”. Cosa ha visto? “Ad esempio che sulla Pedemontana si dicono cose non vere. Non è vero che il Movimento è favorevole. La scorsa settimana ho presentato due interrogazioni su argomenti idraulici generali e di percorso a Volpago del Montello”. L’accusa è di ripiegamento dalla contestazione complessiva dell’opera alla valutazione del costo economico. “Il fatto è che nel 2015 lo stato di avanzamento era del 10 per cento, oggi siamo arrivati al 30-40 per cento. Allora cosa facciamo? Chiudiamo i cantieri e lasciamo il cemento nelle campagne? Noi stiamo puntando a risparmi e modifiche, per questo abbiamo chiesto di aprire un tavolo. Ad esempio si potrebbe stralciare una galleria nel Vicentino, con un risparmio di qualche centinaio di milioni di euro”. La replica ai contestatori è decisa: “Perché non sono venuti al Circo Massimo a Roma dove avrebbero potuto incontrare i ministri e chiedere loro chiarimenti, se non condividono la linea?”.

 

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