Tecnologia

Per scaricare le app Android dal Google Play Store dovremo pagare un abbonamento mensile?

Alcuni indizi lasciano pensare che in futuro il negozio virtuale di applicazioni per Android potrebbe diventare a pagamento. L'ipotesi è che si debba corrispondere una quota mensile di abbonamento per scaricare le app, come si fa per Netflix.

Il Google Play Store, il negozio di Google da cui si scaricano tutte le app per i dispositivi Android, potrebbe cambiare. Da sempre è gratuito: si apre, si scelgono le app di proprio interesse dall’ampio catalogo, si scaricano. La maggior parte sono gratuite, altre no. Che cosa accadrebbe se domani il Play Store diventasse a pagamento? Se, per intenderci, richiedesse di corrispondere un abbonamento mensile, un po’ in stile Netflix?

Potrebbe esserci questa eventualità, anche se è presto per farsi prendere dal panico. Per il momento infatti Google non ha annunciato nulla, semplicemente si sono sommate due coincidenze che insieme fanno più di un indizio. Alcuni “smanettoni” del forum XDA hanno passato al setaccio il codice del Play Store, ossia una lunghissima lista di righe di comando che nell’insieme determinano il funzionamento di tutto lo shop di Google. Fra queste hanno scovato un’opzione denominata “Enable Play Pass”, e un’analisi del codice circostante lascia intendere che si tratta di qualche servizio su abbonamento.

Foto: Depositphotos

 

A breve distanza, Google ha pubblicato un sondaggio fra i suoi utenti (tramite la pagina dei sondaggi, Google Opinion Rewards) chiedendo: “Immagina che il tuo app store offra un servizio in abbonamento che dia centinaia di dollari in applicazioni a pagamento e giochi, in cambio di una quota mensile. Quanto è adatto il termine ‘Pass’ per descrivere il servizio?”. E qui il sospetto si trasforma in possibilità.

La mancanza di informazioni non aiuta ad avere un quadro completo. Prima di tutto, nulla indica con certezza se l’ipotetico servizio su abbonamento riguardi tutto il contenuto del Play Store o solo una parte. A rigor di logica dovrebbe riguardare solo applicazioni a pagamento – quindi non cambierebbe nulla per chi scarica solo app gratuite.

Perché Google dovrebbe fare una mossa simile? La risposta più semplice è per profitto. Android è il sistema operativo per smartphone e tablet che ha all’attivo più dispositivi. Però Google guadagna poco dalla vendita delle app: se facciamo un paragone con la concorrenza, Apple guadagna molto di più dal suo App Store.

L’introduzione di una soluzione a pagamento farebbe entrare più soldi in cassa. Però, per mantenere il parallelo con Netflix, gli utenti sono disposti a pagare se il servizio è all’altezza. Si potrebbe quindi immaginare uno scenario in cui l’area a pagamento del Play Store offrisse solo app di alto livello, che singolarmente sarebbero più costose, e che invece si scaricherebbero al costo dell’abbonamento. Anche quest’ultimo è tutto da vedere.

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L’altra possibile risposta è che siamo all’alba di una riorganizzazione, in cui il “mare magnum” di app di differente qualità verrebbe ristrutturato in maniera coerente, con proposte “premium” separate dal ciarpame che a volte si trova nel negozio virtuale. Una sorta di scaffale delle primizie.

Oppure, semplicemente Google ha tastato il terreno per vedere quale potrebbe essere la reazione degli utenti, anche se in realtà non ha pianificato nulla. La “non opzione”, insomma, può benissimo essere un’opzione. Soprattutto in un mondo in cui ciò che non costa denaro ha un prezzo in termini di privacy.