Tanto tuonò che piovve. L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, nei giorni scorsi, ha messo nero su bianco una realtà sotto gli occhi di tutti da decenni: la Siae (Società italiana autori e editori) ha violato – almeno dal 2012 – le regole del mercato abusando della propria posizione dominante, limitando la libertà di scelta degli autori ed editori di mezzo mondo e quella di concorrenti e potenziali tali di operare liberamente sul mercato italiano.
La sanzione simbolica inflitta dall’Autorità alla Siae rischia di far perdere di vista il cuore della decisione: Siae ha due mesi di tempo per cambiare completamente registro, abbandonare una serie di vecchie e cattive abitudini, lasciare liberi i propri autori ed editori di scegliere, per davvero, a chi affidare l’intermediazione dei propri diritti anche relativamente a singole opere o tipi di utilizzazione e i propri concorrenti – presenti e futuri – di operare su quello che ha sin qui raccontato essere il suo mercato.
Una società nata per promuovere e difendere i diritti e gli interessi di autori ed editori che secondo l’Antitrust ha reiteratamente e sistematicamente agito, per anni, tra l’altro, proprio in danno di questi ultimi impedendo loro di essere liberi per davvero di scegliere, caso per caso, se affidarsi ai suoi servizi o a quelli di altri soggetti è, di per sé, un fatto grave. Ma se a rendersi protagonista di una violazione delle regole del mercato tanto grave è, addirittura, un ente pubblico economico sottoposto a controllo e vigilanza del governo, il fatto è, evidentemente, ancora più grave perché significa che chi avrebbe potuto e dovuto garantire agli autori, agli editori e al mercato diritti e libertà non è riuscito a farlo o, peggio ancora, ha preferito non farlo lasciando Siae agire indisturbata nel proprio egoistico interesse benché contrario all’interesse dei più.
E sul punto è necessario essere chiarissimi ed evitare ogni ambiguità e reticenza: il ministero dei Beni e delle attività culturali e il dipartimento per l’Editoria hanno, purtroppo, sulla Siae – a disciplina vigente – modestissime leve di vigilanza e controllo ma, per quanto deboli, sufficienti comunque, almeno, a consentir loro di acquisire informazioni e orientare il governo nell’assunzione delle decisioni migliori nell’interesse degli autori ed editori e non della Siae.
È, invece, fuor di dubbio che in questa brutta storia italiana, sin qui, non è andata così.
Il governo, infatti, al giro precedente, quando il ministero dei Beni e delle attività culturali era guidato da Dario Franceschini, ha scelto deliberatamente di stare dalla parte di Siae, di sostenere il suo monopolio anche quando l’Autorità garante per la concorrenza e per il mercato, a più riprese, lo ha invitato ad aprire il mercato, a ridimensionare il ruolo dell’ormai ex monopolista e a consegnare nella mani di autori ed editori quella libertà che il buon senso e la civiltà giuridica prima e le regole europee dopo loro riconoscono e garantiscono.
E quando un “giudice” si ritrova costretto a prendere atto che a violare le regole del gioco è stato non un qualsiasi operatore di mercato ma addirittura un pezzo del para-Stato, che agisce sotto il controllo dello Stato e al quale lo Stato per decenni ha affidato compiti straordinariamente delicati per il Paese, non ci sono né vincitori, né vinti, è un giorno che deve essere considerato egualmente triste per tutti, perché tutti siamo allo stesso modo sconfitti che si sia fatto il tifo per la liberalizzazione del mercato o per il monopolio della Siae.
Ma ciò che è stato è stato. Inutile, oggi, recriminare sul passato. È, invece, il momento di guardare al futuro. E ora più che mai è urgente che governo e Parlamento facciano la loro parte, diano un segnale forte della ferma volontà di cambiare verso, passo e approccio.
Va salutata con favore la decisione di Sergio Battelli (M5s), presidente della Commissione politiche europee a Montecitorio di presentare un disegno di legge di radicale riorganizzazione del mercato dell’intermediazione dei diritti d’autore e di profondo ripensamento del ruolo della Siae nel nostro Paese ma, a un tempo, è necessario agire con più urgenza seguendo le preziose indicazioni dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato: aprire definitivamente il mercato alla concorrenza anche delle società europee che fanno dell’intermediazione dei diritti d’autore il loro business e, soprattutto – ed è forse la cosa che conta di più – mettere nero su bianco che perché autori ed editori siano, per davvero, liberi di scegliere a chi affidare la gestione dei propri diritti è necessario che la Siae si astenga dal continuare a fare ciò che ha fatto sin qui: bussare alla porta di piccoli e grandi utilizzatori e pretendere di concedere licenze e incassare compensi anche nell’interesse di chi ha scelto di non avere niente a che fare con la sua organizzazione, con le sue regole, con la sua attività.
Bene, dunque, hanno fatto il ministro dei Beni e delle attività culturali Alberto Bonisoli e il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, all’indomani del loro insediamento, ad annunciare l’intenzione di superare definitivamente il monopolio Siae. Ora è il momento di dare concretezza a quei propositi. Il mercato non può attendere, purtroppo, i tempi di un disegno di legge e non può restare esposto alle incertezze create ad arte dall’ex monopolista e sulle quali oggi, finalmente, l’Autorità antitrust ha acceso i riflettori.
Il rischio è che i soliti furbetti approfittino della situazione in danno, innanzitutto, di autori ed editori: gli utilizzatori smettendo di pagare quanto dovuto in attesa di nuove regole e la Siae continuando a utilizzare il suo strapotere di mercato per dettare legge, sostituendosi ad Autorità e decisori pubblici. Un monopolio lungo oltre un secolo può bastare. Ora è tempo di mercato, aperto, libero, trasparente, regolato e, naturalmente, vigilato come l’Autorità garante per le comunicazioni può fare e ha – ancora timidamente – iniziato a fare. Poi vinca il migliore chiunque esso sia ma, soprattutto, trionfino gli autori e gli editori riappropriandosi, finalmente, della libertà di scrivere il proprio futuro.
Nota di trasparenza
Racconto dell’esigenza di garantire la libertà di scelta a autori ed editori sin da tempi non sospetti ma, nello specifico, ho assistito Soundreef dinanzi all’Autorità antitrust e sono il presidente di Lea, l’unica concorrente della Siae. Sono, quindi, parte in causa. Prima di formarvi qualsiasi idea, leggete in giro voci diverse.