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Germania, infermiere killer confessa 100 omicidi: “Ero annoiato. Davo ai pazienti medicine letali per poi rianimarli”

È la più lunga serie di delitti dal secondo dopoguerra. Il 41enne ha confessato. Le vittime erano persone ricoverate in terapia intensiva tra il 1999 e il 2005

Ha ucciso per noia. Non una, ma 100 persone, realizzando così la più lunga serie di omicidi del secondo dopoguerra in Germania. Il colpevole è Niels Hoegel, un ex infermiere processato a Oldenburg, in Bassa Sassonia. Hoegel, 41 anni, ha confessato di aver ammazzato i suoi pazienti della terapia intensiva tra il 1999 e il 2005, somministrando loro farmaci letali. Le vittime avevano tra i 34 e i 96 anni ed erano ricoverate negli ospedali di Oldenburg e di Delmenhorst.

Poco dopo l’inizio del processo, per il quale la procura di Stato ha nominato 23 testimoni e 11 tra periti di medicina legale e tossicologi, e trascorso il minuto di silenzio per le vittime, l’ex infermiere ha sorpreso tutti i presenti. A domanda del giudice l’imputato ha confessato. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’infermiere somministrava ai pazienti dei farmaci che provocavano scompensi cardiaci o un collasso circolatorio. A quel punto lui interveniva per rianimare i pazienti, presentandosi così come eroe agli occhi dei colleghi. Non sempre però la rianimazione riusciva. Sempre secondo le indagini le vittime supererebbero le 100 persone, arrivando a 200, ma in molti casi è impossibile provarlo visto che i corpi sono stati cremati. “Mi ero immaginato il lavoro di infermiere in modo diverso – ha detto Hoegel – Mio padre era infermiere e così mia nonna. Loro erano i miei modelli, e per me è stato sempre il lavoro dei sogni. Pensavo di dovermi occupare dei pazienti, di lavarli. Invece dovevo badare a persone incoscienti che erano appena uscite dalla sala operatoria o erano in coma attaccati a tubicini e apparecchi. La medicina high-tech ha disumanizzato il lavoro”, ha cercato di spiegare Hoegel. Interrogato dal giudice, ha poi sottolineato “la noia era solo una parte del mio problema, accanto all’alcool e all’abuso di medicinali. Ma non li ho mai presi mentre ero al lavoro”. “Era lo stress – ha continuato – avrei dovuto realizzare che questo mestiere non era fatto per me”.

L’ex infermiere era stato sorpreso nel 2005 mentre iniettava un prodotto non prescritto a un paziente di Delmenhorst, e condannato nel 2008 a sette anni per tentato omicidio. Poi l’uomo era stato nuovamente processato nel 2014, su pressione dei parenti delle vittime, e condannato all’ergastolo per l’omicidio di altre 5 persone. A quel punto Hoegel aveva confessato al suo psichiatra almeno altri 30 omicidi. Da allora gli investigatori hanno esteso le ricerche anche all’ospedale di Oldenburg, esumando 134 corpi. Il caso ha assunto così dimensioni sempre più grandi, coinvolgendo anche i superiori e i colleghi che sono stati chiamati a rispondere davanti alla giustizia. Fino al novembre dello scorso anno, quando la procura ha accusato Hoegel di aver ucciso almeno 100 pazienti. Scopo del procedimento di ieri, ha spiegato il giudice Sebastian Buehrmann, era di stabilire il movente profondo dell’ondata di omicidi, che si è protratta per anni senza che venissero effettuate verifiche. Secondo alcuni detenuti Hoegel, inoltre, era soddisfatto di essere il più grande criminale dalla Seconda guerra mondiale.

“Dal 2014 abbiamo lottato e aspettato perché Hoegel fosse condannato per i 100 omicidi”, ha commentato il portavoce dei familiari, Christian Marbach. “Il nostro obiettivo è che Hoegel rimanga in prigione il più a lungo possibile”, ha concluso. Il processo si è svolto nella sala congressi della città, vista la quantità di persone presenti. Oltre ai parenti delle vittime, infatti, erano presenti anche 120 rappresentanti delle parti civili e numerosi avvocati.