Forza Italia e renziani insorgono all’unisono. Si preparano alla “sommossa costituzionale”, parlano di “norme incostituzionali da Stato di polizia” e invocano la “ragionevole durata dei processi”. In realtà cercano in tutti i modi di fermare la riforma della prescrizione annunciata dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Scontata l’opposizione al blocco dopo il primo grado di giudizio degli inventori della legge cosiddetta “ex Cirielli”, il cui leader ha una collezione di prescrizioni. Meno quella dei democratici e fedeli dell’ex premier, oggi ferventi critici e ieri promotori delle stesse misure. Era il 2014 infatti quando Matteo Renzi parlava di una “domanda di giustizia” dopo l’annullamento per prescrizione della condanna di Stephan Schmidheiny per il processo Eternit, e prometteva: “Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione”.
L’annuncio del guardasigilli Bonafede, che inserirà un emendamento nel disegno di legge Anticorruzione per bloccare la prescrizione dopo il primo grado, segue alle promesse di agosto, quando aveva spiegato che avrebbe ribattezzato il provvedimento “legge Viareggio“, come la tragedia che nel 2009 uccise 32 persone. E per la quale già in appello, il prossimo novembre, alcuni dirigenti ed ex dirigenti delle aziende legate a Ferrovie dello Stato vedranno prescritti molti reati. Tre anni fa, erano l’allora ministro del governo Renzi, Andrea Orlando, insieme a Ettore Rosato e David Ermini, a promettere ai familiari delle vittime un intervento sulla prescrizione. Si parlava proprio del blocco in caso di condanna dopo il primo grado o dopo l’appello. All’inizio la posizione del Pd era ancora più intransigente, simile a quella promossa ora da Bonafede, ma dopo rimandi e leggi intermedie, alla fine il tutto è finito annacquato nella riforma penale dello stesso Orlando. La legge approvata il 14 giugno 2017, ha sì allungato i tempo – sospendendo la prescrizione per 18 mesi dopo la condanna di primo grado e per altri 18 dopo la sentenza di secondo grado – ma le promesse di un blocco sono svanite nel nulla.
Dal processo Eternit a Viareggio, gli anni del “non è possibile che le regole facciano saltare la domanda di giustizia” di Renzi e dei suoi sono finiti nel dimenticatoio. Oggi l’Associazione nazionale magistrati esprime il suo giudizio positivo sulla riforma e allo stesso modo il Comitato Noi non dimentichiamo che riunisce tutte le associazioni delle vittime delle stragi in Italia. Anzi, viene chiesto un ulteriore passo con “la cancellazione della prescrizione nei processi per le grandi stragi e calamità“. I renziani invece nel frattempo hanno cambiato verso e ora si accodano alla senatrice forzista Anna Maria Bernini, invocando la “ragionevole durata dei processi”.
“Capisco che è stata introdotta nel 1999, per cui forse il ministro Bonafede può non avere consultato una copia aggiornata. Qualcuno gliela fornisca e quindi soprassieda da una riforma improvvisa della prescrizione che in modo palesemente irragionevole va contro quel preciso vincolo”, dice infatti il costituzionalista Stefano Ceccanti. Per il deputato Pd sono “norme incostituzionali da Stato di polizia“. Anche un altro fedelissimo, Cosimo Maria Ferri, con un passato in Magistratura Indipendente e un presente nella commissione Giustizia della Camera, oggi sbandiera l’inutilità di una norma del genere: “Ora la priorità deve essere quella di far funzionare la giustizia penale, di investire in risorse, in tecnologia , di assumere personale amministrativo e togato, e di far partire il processo penale telematico”, dice Ferri.
Il magistrato ricorda che “sul tema prescrizione i governi Renzi e Gentiloni sono già intervenuti”. “In questo modo – sostiene – si è trovato un equilibrio importante tra la ragionevole durata del processo, l’efficienza della risposta della giustizia penale, e le garanzie processuali delle parti”. “Grazie a queste riforme coordinate tra loro – continua Ferri – il reato di corruzione si prescrive oggi in più di 20 anni tenendo conto anche della sospensione dei termini dopo la sentenza di condanna di primo e di secondo grado”. La prescrizione, quindi, non è più considerata importante: “Concentriamoci per dare efficienza alla macchina della giustizia”, conclude Ferri. Mentre si dice perfino “preoccupato e sconcertato” Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia.
Ancora più dei democratici, la pioggia di critiche arriva ovviamente da Forza Italia che si appella alla Lega per fermare Bonafede. “Ancora una volta il governo, su queste materie tristemente a trazione grillina, svolta pericolosamente verso una logica manettara e forcaiola”, attacca Mariastella Gelmini. “La Lega, almeno su questi temi, non si faccia sopraffare dal Movimento 5 stelle: dica qualcosa di centrodestra, dica qualcosa di garantista“, dice la capogruppo alla Camera. Toni catastrofici da Francesco Paolo Sisto: “Siamo pronti a una sommossa costituzionale. Siamo di fronte alla fine delle garanzie processuali. Basta a questo modo di fare politica mortificando i diritti dei cittadini: autoritarismo e arroganza sono parenti stretti della tirannia“. Come anche da Enrico Costa. Per responsabile del Dipartimento Giustizia di Fi “la Lega fermi Bonafede sulla prescrizione o sarà complice dell’omicidio del processo penale“.
L’intervento più lungo è quello della Bernini, presidentessa dei senatori di Forza Italia, secondo cui “fermare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, viola uno dei principi fondanti della Costituzione sulla ragionevole durata del processo”. Poi l’attacco anche ai giudici: “Come se i tempi biblici della giustizia non dipendessero anche da una parte della magistratura, che invece con questo intervento ottiene un ulteriore potere incontrollato, senza dover rispondere di eventuali inefficienze. Significa consegnare la vita di un cittadino imputato alla mercé di una giustizia senza più limiti temporali per giudicarlo, a una sorta di girone infernale, a un tunnel da cui non sarà facile né semplice vedere la luce”, dice Bernini. Che poi promette: “Combatteremo con ogni strumento parlamentare e politico questa scelta inaccettabile e speriamo che gli amici della Lega respingano insieme con noi, senza alcun dubbio, il tentativo dei loro ‘contraenti’ di governo”.
Politica
Prescrizione, Fi e renziani insorgono all’unisono contro il blocco: “Non serve, tutelare ragionevole durata dei processi”
Dopo l'annuncio dell'emendamento al ddl Anticorruzione, ai toni catastrofici degli azzurri che parlano di "logica manettara" e "omicidio del processo penale" si uniscono anche quelli dei fedelissimi dell'ex premier. Ma lo stesso Renzi nel 2014 diceva: "Va cambiata". Mentre il suo guardasigilli Orlando prometteva ai familiari delle vittime di Viareggio un provvedimento simile
Forza Italia e renziani insorgono all’unisono. Si preparano alla “sommossa costituzionale”, parlano di “norme incostituzionali da Stato di polizia” e invocano la “ragionevole durata dei processi”. In realtà cercano in tutti i modi di fermare la riforma della prescrizione annunciata dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Scontata l’opposizione al blocco dopo il primo grado di giudizio degli inventori della legge cosiddetta “ex Cirielli”, il cui leader ha una collezione di prescrizioni. Meno quella dei democratici e fedeli dell’ex premier, oggi ferventi critici e ieri promotori delle stesse misure. Era il 2014 infatti quando Matteo Renzi parlava di una “domanda di giustizia” dopo l’annullamento per prescrizione della condanna di Stephan Schmidheiny per il processo Eternit, e prometteva: “Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione”.
L’annuncio del guardasigilli Bonafede, che inserirà un emendamento nel disegno di legge Anticorruzione per bloccare la prescrizione dopo il primo grado, segue alle promesse di agosto, quando aveva spiegato che avrebbe ribattezzato il provvedimento “legge Viareggio“, come la tragedia che nel 2009 uccise 32 persone. E per la quale già in appello, il prossimo novembre, alcuni dirigenti ed ex dirigenti delle aziende legate a Ferrovie dello Stato vedranno prescritti molti reati. Tre anni fa, erano l’allora ministro del governo Renzi, Andrea Orlando, insieme a Ettore Rosato e David Ermini, a promettere ai familiari delle vittime un intervento sulla prescrizione. Si parlava proprio del blocco in caso di condanna dopo il primo grado o dopo l’appello. All’inizio la posizione del Pd era ancora più intransigente, simile a quella promossa ora da Bonafede, ma dopo rimandi e leggi intermedie, alla fine il tutto è finito annacquato nella riforma penale dello stesso Orlando. La legge approvata il 14 giugno 2017, ha sì allungato i tempo – sospendendo la prescrizione per 18 mesi dopo la condanna di primo grado e per altri 18 dopo la sentenza di secondo grado – ma le promesse di un blocco sono svanite nel nulla.
Dal processo Eternit a Viareggio, gli anni del “non è possibile che le regole facciano saltare la domanda di giustizia” di Renzi e dei suoi sono finiti nel dimenticatoio. Oggi l’Associazione nazionale magistrati esprime il suo giudizio positivo sulla riforma e allo stesso modo il Comitato Noi non dimentichiamo che riunisce tutte le associazioni delle vittime delle stragi in Italia. Anzi, viene chiesto un ulteriore passo con “la cancellazione della prescrizione nei processi per le grandi stragi e calamità“. I renziani invece nel frattempo hanno cambiato verso e ora si accodano alla senatrice forzista Anna Maria Bernini, invocando la “ragionevole durata dei processi”.
“Capisco che è stata introdotta nel 1999, per cui forse il ministro Bonafede può non avere consultato una copia aggiornata. Qualcuno gliela fornisca e quindi soprassieda da una riforma improvvisa della prescrizione che in modo palesemente irragionevole va contro quel preciso vincolo”, dice infatti il costituzionalista Stefano Ceccanti. Per il deputato Pd sono “norme incostituzionali da Stato di polizia“. Anche un altro fedelissimo, Cosimo Maria Ferri, con un passato in Magistratura Indipendente e un presente nella commissione Giustizia della Camera, oggi sbandiera l’inutilità di una norma del genere: “Ora la priorità deve essere quella di far funzionare la giustizia penale, di investire in risorse, in tecnologia , di assumere personale amministrativo e togato, e di far partire il processo penale telematico”, dice Ferri.
Il magistrato ricorda che “sul tema prescrizione i governi Renzi e Gentiloni sono già intervenuti”. “In questo modo – sostiene – si è trovato un equilibrio importante tra la ragionevole durata del processo, l’efficienza della risposta della giustizia penale, e le garanzie processuali delle parti”. “Grazie a queste riforme coordinate tra loro – continua Ferri – il reato di corruzione si prescrive oggi in più di 20 anni tenendo conto anche della sospensione dei termini dopo la sentenza di condanna di primo e di secondo grado”. La prescrizione, quindi, non è più considerata importante: “Concentriamoci per dare efficienza alla macchina della giustizia”, conclude Ferri. Mentre si dice perfino “preoccupato e sconcertato” Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia.
Ancora più dei democratici, la pioggia di critiche arriva ovviamente da Forza Italia che si appella alla Lega per fermare Bonafede. “Ancora una volta il governo, su queste materie tristemente a trazione grillina, svolta pericolosamente verso una logica manettara e forcaiola”, attacca Mariastella Gelmini. “La Lega, almeno su questi temi, non si faccia sopraffare dal Movimento 5 stelle: dica qualcosa di centrodestra, dica qualcosa di garantista“, dice la capogruppo alla Camera. Toni catastrofici da Francesco Paolo Sisto: “Siamo pronti a una sommossa costituzionale. Siamo di fronte alla fine delle garanzie processuali. Basta a questo modo di fare politica mortificando i diritti dei cittadini: autoritarismo e arroganza sono parenti stretti della tirannia“. Come anche da Enrico Costa. Per responsabile del Dipartimento Giustizia di Fi “la Lega fermi Bonafede sulla prescrizione o sarà complice dell’omicidio del processo penale“.
L’intervento più lungo è quello della Bernini, presidentessa dei senatori di Forza Italia, secondo cui “fermare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, viola uno dei principi fondanti della Costituzione sulla ragionevole durata del processo”. Poi l’attacco anche ai giudici: “Come se i tempi biblici della giustizia non dipendessero anche da una parte della magistratura, che invece con questo intervento ottiene un ulteriore potere incontrollato, senza dover rispondere di eventuali inefficienze. Significa consegnare la vita di un cittadino imputato alla mercé di una giustizia senza più limiti temporali per giudicarlo, a una sorta di girone infernale, a un tunnel da cui non sarà facile né semplice vedere la luce”, dice Bernini. Che poi promette: “Combatteremo con ogni strumento parlamentare e politico questa scelta inaccettabile e speriamo che gli amici della Lega respingano insieme con noi, senza alcun dubbio, il tentativo dei loro ‘contraenti’ di governo”.
Articolo Precedente
I falchi del Pd sperano in una crisi di governo e rimandano ancora il congresso
Articolo Successivo
Pd, Bruno Astorre: “So’ fascisti ma Casapound da imitare”. Poi la spiegazione su Facebook: “La mia era un’iperbole”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Zonaeuro
L’assalto all’Ue dei lobbisti delle armi: 18 incontri con i commissari nei primi tre mesi del von der Leyen II. E il budget dei gruppi di pressione fa +40% in un anno
Mondo
Ucraina, Mattarella: “Pace basata su prepotenza non durerebbe a lungo”. Truppe italiane? “Presto per dirlo”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
La corsa militare dell’Europa innesca una ondata di vendite sui debiti dei Paesi: su gli interessi
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.