Per l'ufficio del Mibac il lido Tiberis varato durante l'estate dalla giunta ha alterato i luoghi senza tenere conto delle differenze nella vegetazione e della conservazione degli argini
Una spiaggia sul Tevere? Meglio la “vegetazione ripariale” che c’era prima. Alla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma non è piaciuto Tiberis, il tanto discusso lido attrezzato allestito in fretta e in furia questa estate da Virginia Raggi. Stando a una lettera del 13 settembre firmata dal soprintendente Francesco Prosperetti – anticipata ieri dal quotidiano romano Il Messaggero – è stata alterata la “conservazione ed integrazione della vegetazione di golena lungo la riva” e non è stato rispettato il principio della conservazione della “morfologia dei luoghi”. In sostanza, il canneto che prima occupava lo spazio dove oggi sorge Tiberis non andava né tagliato né estirpato, nonostante fosse ricettacolo di rifiuti, insetti e insediamenti abusivi.
“L’intervento effettuato – si legge nella lettera – per la realizzazione del Lido Tiberis, pur rientrando fra gli interventi ammissibili in tale area, non è stato realizzato in maniera conforme agli obiettivi di tutela e di miglioramento della qualità del paesaggio individuati, avendo al contrario realizzato opere annoverate tra i fattori di rischio e di vulnerabilità del paesaggio”. In particolare, appunto, “l’estirpazione della vegetazione è stata indiscriminata e radicale, non distinguendo fra vegetazione infestante (estirpabile) e vegetazione ripariale delle zone umide (tutelata), avendo estirpato tutto il fronte di canneto esistente tra Lungotevere Dante e le vie di accesso al Lido”. E poi: “La recinzione realizzata appare scarna e inadeguata ai valori paesaggistici dell’area”, “la morfologia naturale dei luoghi è stata alterata da movimenti di terra tesi al livellamento dell’area a verde esistente tra le due scarpate golenali”, “le piantumazioni a verde sono del tutto assenti” e, ancora, “l’argine golenale novecentesco, realizzato in materiale lapideo e laterizio, liberato dalla vegetazione infestante, appare in più parti danneggiato: la sua storicità e il suo stato precario avrebbero richiesto una maggiore cautela nelle operazioni di estirpazione”.
Ecco quindi la prescrizione di Prosperetti: “Per quanto sopra esposto – si legge – considerata l’incongruità dell’intervento, si prescrive la presentazione a questa Soprintendenza di un progetto di ripristino dello stato dei luoghi, in vista dello smantellamento delle attrezzature del ‘Lido Tiberis’, volto al ripristino della compagine vegetazionale e degli aspetti morfologici, al ristabilimento dei delicati processi ecologici e ambientali dell’area e, infine, a misure di salvaguardia dell’argine golenale novecentesco”.
Dalla Soprintendenza, spiegano che in realtà la spiaggia si poteva fare (in teoria) ma rispettando quelle prescrizioni obiettate da Prosperetti. Mentre il Campidoglio sta preparando una replica all’organismo del Mibac, il Partito Democratico polemizza: “Già a settembre – dice il presidente della commissione capitolina Trasparenza, Marco Palumbo – erano emersi molti dubbi relativamente al bilancio di questa iniziativa i cui contorni erano apparsi fin da subito poco chiari”.