Con questo articolo Michele Usuelli, medico in terapia intensiva neonatale alla Mangiagalli di Milano, inaugura il suo diario di bordo dalla nave Mediterranea, partita oggi – primo novembre – da Palermo con funzioni di monitoraggio e soccorso nelle acque internazionali del Mediterraneo. Usuelli è stato impegnato per molti anni con Emergency in zone del mondo afflitte da guerra e povertà (dall’Afghanistan al Sudan). A primavera è stato eletto consigliere regionale della Lombardia nel gruppo di +Europa.
Dedicato a chi ha il coraggio di restare
Siamo partiti. In questi giorni sarò consigliere regionale in trasferta, medico di bordo sulla nave Mar Jonio, Mediterranea, battente bandiera italiana, impegnata in operazioni di monitoraggio, denuncia e soccorso nelle acque internazionali tra le coste italiane e la Libia. La gente muore, non ci sono ambulanze nel mare, non ci sono dottori. Siamo pronti, il semaforo verde è arrivato. Mentre mi trovo in mezzo al nostro mar Mediterraneo, il mio pensiero viaggia verso le persone dei Paesi in guerra, o dove diritti sono negati, o Paesi poverissimi, o – come spesso accade – dove guerra, povertà e diritti negati convivono.
Paesi nei quali ho lavorato come medico 7 anni della mia vita. Ho visto e quindi so: oggi mentre ci avviciniamo alla zona Sar non penso a chi parte. Conosco chi ha il coraggio di restare. So che in guerra mogli e mariti non litigano, poiché non essendo certi di rivedersi la sera, non vorrebbero mai avere come ultimo ricordo una discussione; in guerra accompagnare i bambini a scuola e salutarli quando entrano è diverso. Diverso è il peso di quel saluto. Se tuo figlio avesse tutte le notti gli incubi per la paura della guerra, che faresti? Resti o parti? Chi è povero e sta male, resta nel suo Paese, è abituato a soffrire e sa bene che il viaggio costa, è rischioso e forse non rivedrà mai più la sua terra e i suoi cari.
Solo chi sta MALE MALE MALE decide di partire. Conosco le riunioni allargate di famiglia: collette, ripensamenti, scegliere chi parte e chi resta: il più istruito, il più forte fisicamente, quello che meglio se la saprà cavare. Il dolore e la speranza di chi parte, il dolore e la speranza di chi resta. O chi scappa dalla sua famiglia, in solitudine estrema. Non c’è pacchia in tutto questo.
E quando la politica nasconde la sua inadeguatezza dietro una narrazione del terrore, del nemico, sdoganando l’egoismo sulle miserie del nostro mondo, la società civile deve riprendersi la sovranità che le appartiene. Per questo mi trovo qui adesso, in viaggio, per unirmi alla piattaforma di Mediterranea, nata dall’impegno di tante associazioni, alcuni deputati di Sinistra Italiana, con cui collaborano un rasta inglese ed uno spilungone tedesco di Sea watch, un capitano di Proactiva Open Arms, sette lupi di mare siciliani, ed da ora anche io come medico e consigliere regionale lombardo di +Europa con Emma Bonino; idealmente insieme a tutti coloro che hanno sfidato lo status quo in difesa dei diritti fondamentali dell’uomo.
Ai nostri nipoti non potremo non raccontare che cosa succedeva nel mare in questi tempi. E’ un privilegio essere qui. Eccola l’opposizione alle leggi ingiuste di un nuovo establishment che non risponde né al diritto né alla morale, ma solo a logiche del consenso vecchie. Da Minniti a Salvini il passo è stato breve: misure scellerate che altro non fanno che svuotare di significato la nozione stessa di diritto d’asilo prevista dalla nostra Costituzione e dai trattati internazionali. Da quando è vigente il codice di condotta delle ong, voluto da chi adesso si trova a mimare un’opposizione, un migrante su cinque è morto durante la traversata.
Come radicale di +Europa sono felice di come sia stato accolto da persone con cui su alcuni temi abbiamo legittimamente posizioni diverse. Qui si respira un’aria dove chiunque creda che tutte le persone abbiano gli stessi diritti è benvenuto: tenersi per mano e marciare insieme sulla difesa dei diritti fondamentali dell’essere umano. Che merito abbiamo noi, per essere nati a Milano e non a Kabul?