I quattro istituti sottoposti alle "prove da sforzo" dell'Eba hanno avuto pagelle positive. I risultati ufficiali sono stati diffusi dopo la chiusura dei mercati ma i titoli hanno beneficiato delle anticipazioni uscite sul Messaggero. La Bce ha condotto altri test semplificati su Bper, Mediobanca, Iccrea e Carige: secondo il Sole la banca genovese nello scenario avverso si conferma molto fragile
Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi e Banco Bpm hanno superato gli stress test dell’Autorità bancaria europea (Eba). Intesa per la quinta volta si conferma la migliore tra le italiane nelle “prove da sforzo” condotte sui bilanci degli istituti, con un capitale al 10,40% in caso di scenario avverso nel 2020 e al 10,64% nel 2019. Unicredit si posiziona al secondo posto (nel 2016 era terza) con un capitale al 9,34% in caso di scenario avverso nel 2020 (9,58% nel 2019) grazie alla maxi-ricapitalizzazione da 13 miliardi lanciata dall’ad Jean-Pierre Mustier. Terza Bpm con capitale all’8,47% in caso di scenario avverso al 2020, quarta Ubi Banca con l’8,32%. I risultati sono stati ufficializzati solo a mercati chiusi, ma i titoli dei quattro istituti hanno beneficiato nel corso della seduta delle anticipazioni del Messaggero registrando guadagni a Piazza Affari. Dal +1,04% di Intesa al +3,22 di Unicredit passando per il +2,65 di Ubi e il +3,64% di Banco Bpm.
In tutto sono 48 le istituzioni finanziarie, di 14 Paesi Ue più la Norvegia, sottoposte ai test. Tra queste 33 sono sottoposte anche al Single supervisory mechanism (Ssm) della Banca centrale europea. Gli analisti avevano spiegato che chi non fosse riuscito a passare lo scenario avverso con un CET fully loaded sopra il 5,5% rischiava di dover raccogliere ulteriore capitali o vendere gli asset più rischiosi. Nessuna delle 48 banche è scesa sotto questo livello, ma Barclays nello scenario avverso ha mostrato un Cet fully loaded del 6,37%, Banco Bpm del 6,67% e Lloyds del 6,8%. Risultato deludente per Deutsche Bank: nell’eventualità di uno scenario avverso al 2020 avrebbe uno coefficiente patrimoniale Cet1 pari all’8,14%, in forte calo dal 14,65% registrato a dicembre 2017. Unicredit e Bpm sono state inserite dall’Eba in una lista di 25 banche che nel caso ipotetico di uno scenario avverso rischierebbero di scendere sotto il minino fissato da Basilea 2 sommando il capitale più i “cuscinetti“. E che quindi, in quello scenario, dovrebbero ridurre la distribuzione dei dividendi. Fra gli altri istituti in questa lista Santander, Deutsche, Bnp Paribas, Barclays, Erste, HSBC, ING, Lloyds, Raffeisen, Rbs e Société Générale.
“Il risultato dello stress test dimostra che gli sforzi delle banche per costruire la propria base di capitale negli ultimi anni hanno contribuito a rafforzare la loro resilienza e capacità di resistere agli shock gravi e agli impatti patrimoniali materiali dell’esercizio 2018″, ha spiegato Mario Quagliariello, direttore dell’Analisi economica e statistica presso l’Eba.
La Bce ha condotto ulteriori propri test anche su banche significative sotto la responsabilità della sua vigilanza, in particolare Bper, Mediobanca, Iccrea e Carige, anche se i risultati di questi esami non saranno diffusi. Secondo Il Sole 24 Ore, il Cet1 della banca ligure negli stress test semplificati della Bce è sceso sotto il 5,5% nello scenario avverso, soglia che in passato rappresentava il cuscinetto minimo di capitale da conservare per passare il test. Del resto alla banca è già stato chiesto di presentare un nuovo piano entro il 30 novembre. Non sarà invece coinvolta Mps, nel mezzo di una ristrutturazione concordata tra Roma e la Commissione Ue.
Gli stress test dell’Eba si sono svolti per la prima volta nel 2014 e da allora vengono ripetuti ogni due anni. Le banche esaminate che rientrano anche sotto la supervisione della Bce rappresentano circa il 70% del totale delle attività del settore bancario dell’Eurozona. Nello scenario avverso viene ipotizzato per l’Ue un Pil in calo dell’1,2% e del 2,2% rispettivamente nel 2018 e in crescita dello 0,7% nel 2020 e una disoccupazione al 9,7% nel 2020. Gli stress test di quest’anno non prevedono il superamento di alcuna soglia di capitale, ma secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s sono più duri rispetto a due anni fa, perché viene aggiunto il calcolo Ifrs 9, che prevede l’accantonamento totale delle perdite presunte fin dal primo anno.
La pagella con promossi e bocciati non include le richieste sui requisiti minimi patrimoniali, cosiddetti Supervisory Review and Evaluation Process (Srep), che saranno inoltrate successivamente dalla Bce agli inizi di dicembre. Gli istituti devono passare tre step. Una Asset Quality Review (Aqr), in cui vengono esaminati gli attivi delle banche dal punto di vista qualitativo, più due stress test che simulano la tenuta del bilancio su un orizzonte triennale. In particolare, la lente si concentrerà sul Common Equity Tier 1 (Cet1) capital ratio, dato dal rapporto tra patrimonio di vigilanza di qualità migliore e le attività ponderate per il rischio (Rwa). Soltanto in seguito la Bce valuterà l’eventuale ammanco di capitale che le banche europee saranno costrette a colmare. In caso di bocciatura, avranno 15 giorni per presentare un piano da realizzare in 6-9 mesi. La vigilanza potrebbe però chiedere altre misure, tra cui cambiamenti organizzativi o sospensione di dividendi.