Uscito dal Dl fisco, per una questione meramente tecnica, il provvedimento annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio è migrato nel ddl anticorruzione. Mercoledì con un emendamento al disegno di legge 1189 all'esame della commissione Giustizia della Camera è arrivata la stretta sui reati tributari. Modificate le soglie che erano state alzate dal governo Renzi nel 2015
Uscito dal Dl fisco, per una questione meramente tecnica, il carcere per gli evasori, così come annunciato dal vice premier Luigi Di Maio, è migrato nel ddl anticorruzione. Mercoledì – come riporta ItaliaOggi – con un emendamento al disegno di legge 1189 all’esame della commissione Giustizia della Camera a firma della relatrice del M5s Francesca Businarolo è arrivata la stretta sui reati tributari che l’opposizione riteneva sparita dai radar del governo. Le modifiche intervengono sul dlgs 74/2000, la norma che regola e punisce i reati in materia di imposte sui redditi e Iva, le cui maglie sono state molto allargate dal governo Renzi con i decreti attuativi della delega fiscale varati nel 2015.
La sintesi delle modifiche è in due punti, ovvero soglie più basse per individuare l’imposta evasa e più anni di carcere per chi viene scoperto. Sono dodici i commi sui cui si interviene. Se da un lato vengono abbassate le soglie minime di imposta evasa per configurare un illecito, dall’altra parte vengono aumentate pesantemente le pene per tutti i principali reati tributari.
Per quanto riguarda il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti“, la reclusione prevista che passa da un minimo di un anno e sei mesi a 6 anni di massimo, a un minimo di 4 anni fino a un massimo di 8. Viene comunque aggiunto il comma 2-bis che mitiga la pena detentiva in caso di uso elementi passivi fittizi di ammontare inferiore ai 150mila euro, in quel caso la reclusione è quella precedente. L’altra tipologia di dichiarazione fraudolenta, ovvero l’evasione ottenuta attraverso l’uso di documenti falsi o operazioni simulate per impedire i controlli non trova modifiche nei limiti, ma aumenta la pena detentiva (da 1 anno e mezzo a 6 anni) che andrà da un minimo di 3 a un massimo di 8 anni.
Un altro reato che subisce una vera e propria trasformazione è la dichiarazione infedele per cui l’evasore o sottrae elementi attivi oppure aggiunge elementi passivi fittizi. La soglia di punibilità, che era stata triplicata dal governo Renzi a 150mila euro, scende a 100mila. Inoltre torna a 2 milioni di euro, contro i 3 milioni attuali, l’ammontare delle attività sottratte o passività imputate necessario per rischiare il carcere. E, oltre alle soglie ribassate, i contribuenti disonesti che prima rischiavano da 1 a 3 anni di reclusione ora ne rischieranno da 2 a 5.
Anche un’altra soglia, quella dell’imposta evasa in caso di omessa dichiarazione, viene abbassata. Chi non ha presentato la dichiarazione e contestualmente non ha versato imposte oltre i 100mila euro (prima erano 150mila) ora rischia da 2 a sei anni, mentre prima la pena era prevista tra un minino di 1 anno e mezzo a 4 anni. Modificata anche l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il reato, in questo caso senza soglie, prevede la pena da un minimo di 4 anni a un massimo di 8 solo in caso di emissione di documenti falsi di ammontare superiore ai 100mila euro e sotto tale limite la pena resta quella attualmente in vigore da un anno e sei mesi a sei anni.
Ancora più pesante il cambiamento che riguarda per chi occulta o distrugge documenti contabili per evasione o per non consentire accertamenti e/o ricostruzione dei fatti. Il rischio è il carcere dai 3 ai 7 anni mentre attualmente la pena viaggiava da un minino di un anno e mezzo a 6 anni. Il comma K dell’emendamento prevede infine la riduzione delle soglie minime di imposta annuale evasa per il reato di omesso versamento di ritenute dovute o certificate e di omesso versamento di Iva che passano rispettivamente da 150mila a 100mila il primo e da 250mila a 200mila il secondo.