Messo a punto in una ricerca guidata dallo Scripps Research Institute e pubblicata sulla rivista Science con il titolo Durable influenza protection, si tratta di una sorta di coltellino svizzero miniaturizzato teoricamente in grado di attaccare 60 diverse varianti dell’influenza. Test su animali eseguiti con successo
Nei giorni in cui si registrano i primi casi di influenza – a letto sono già finiti 125mila italiani – arriva la notizia che è più vicino un vaccino-jolly universale basato su un anticorpo scoperto in animali come cammelli, dromedari e lama. Il vaccino è uno spray nasale che nei primi test sui topi ha dimostrato di combattere con successo i virus influenzali di tipo A e B, i due principali responsabili della malattia negli esseri umani. Messo a punto in una ricerca guidata dallo Scripps Research Institute e pubblicata sulla rivista Science con il titolo Durable influenza protection, si tratta di una sorta di coltellino svizzero miniaturizzato teoricamente in grado di attaccare 60 diverse varianti dell’influenza.
È noto che i virus influenzali sono in grado di evolversi continuamente, cambiando ogni volta un biomarcatore esposto sulla loro superficie che è il bersaglio degli anticorpi: questo vuol dire che un vaccino creato per combattere una variante, molto probabilmente non andrà bene per le altre ed esaurirà velocemente la sua efficacia. Ora i ricercatori guidati da Nick Laursen hanno messo a punto un nuovo approccio, aggregando insieme in un unico anticorpo “multiuso” tante strutture di anticorpi diverse, riuscendo contemporaneamente a ridurre le dimensioni della proteina fino a scala nanometrica. L’ispirazione è arrivata da una simile classe di anticorpi prodotti dai camelidi, la famiglia a cui appartengono cammelli, dromedari, lama e alpaca.
I primi test sui topi hanno avuto successo: il vaccino li ha resi immuni, sia se iniettato sia quando come spray nasale, anche a basse dosi, e gli anticorpi rimangono attivi nell’organismo per nove mesi. Secondo gli esperti, quella di quest’anno sarà una epidemia influenzale di intensità media e costringerà a letto 5 milioni di italiani. Ma costerà comunque, allo Stato e alle famiglie, quasi quanto una manovra economica, tra i costi della gestione dei casi più gravi, la perdita di denaro connessa alle assenze sul lavoro e l’esborso per i farmaci da banco.