Bocciata la costruzione di un Apple Store nel centralissimo parco Kungsträdgården di Stoccolma. Cittadini e amministrazione in rivolta: è un importante simbolo per la democrazia, ed è il parco più importante di Svezia, Apple vada altrove.
Apple non potrà costruire il suo negozio moderno in uno dei parchi più antichi di Stoccolma, il Kungsträdgården. “I parchi cittadini sono un po’ dei luoghi sacri a Stoccolma”, come sottolinea il capogruppo dei verdi della capitale svedese. Forse per questo Apple ha pensato, anzi, sognato, di metterci al centro uno dei suoi “templi hi-tech”. Ma l’idea è stata ripudiata con decisione e sdegno sia dalla popolazione che dalla neo eletta amministrazione comunale.
Andiamo per ordine. Nel 2015 Apple investe circa 13 milioni di euro per acquistare un edificio che ospita un ristorante nel centralissimo parco di Kungsträdgården, con l’intenzione di abbatterlo ed ergere al suo posto un Apple Store più grande e moderno. I cittadini borbottano, i lavori restano fermi, poi arrivano sindaco e giunta comunale appena eletti (coalizione tra partiti di centro, moderati e ambientalisti), che ci mettono una pietra tombale: “Kungsträdgården è il posto sbagliato. Ben venga Apple in città ma altrove”.
Vale la pena spiegare che gli abitanti di Stoccolma difendono con le unghie e con i denti Kungsträdgården, che non è solo “il parco più importante della Svezia” come spiega Johanna Jarméus di Nyréns Arkitektkontor, esponente di uno dei principali studi di architettura cittadini. “Kungsträdgården è il filo conduttore che unisce simbolicamente e spazialmente il potere storico della monarchia ai blocchi commerciali di Hamngatan, ai quartieri popolari di Södermalm. È un importante simbolo per la democrazia“.
E nel parco in questione l’Apple Store non passerebbe inosservato perché, secondo i progetti, rivendicherebbe una posizione dominante, ergendosi come l’edificio principale dell’area, assorbendone tutta l’energia senza aggiungere nulla. È questo il giudizio severo di Dan Hallemar, direttore della principale rivista svedese di architettura, Arkitektur, che marchia il potenziale edificio Apple “come un parassita”.
Avrete capito che la questione non è solo politica, non è solo ideologica, non è solo architettonica. È tutto l’insieme che ha portato la cittadinanza a unirsi in proteste vivaci, come accadde negli anni Settanta quando qualcuno pensò di abbattere gli olmi per costruire una nuova stazione della metro. Allora non se ne fece nulla, stavolta il progetto è bloccato. Nonostante la spiegazione di Apple, secondo cui i suoi Store non si dovrebbero più definire negozi, ma “piazze, perché identificano posti in cui tutti sono i benvenuti”. Peccato che la piazza ci sia già, e che Apple non sia benvenuta.
Se vi stupite per la reazione svedese, sappiate che quello di Stoccolma non è un inedito. Anche a Melbourne, in Australia, l’Apple Store è stato ripudiato. Nel caso svedese la questione non è del tutto archiviata: l’investimento di 13 milioni c’è stato, qualcuno dovrà restituirli al mittente o mettere sul piatto un’alternativa. Non sappiamo né quale, né quando; sicuramente sappiamo dove non sarà: a Kungsträdgården.
A proposito, tutti i milanesi hanno concordato con la costruzione dell’Apple Store in piazza Liberty?