Una storia di ricatti, accuse reciproche e richieste di dimissioni. È la complicata situazione che negli ultimi cinque mesi, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera e da Repubblica, sta attraversando Confcommercio, che raggruppa otlre 700 realtà imprenditoriali in Italia. Protagonista è il presidente Carlo Sangalli, 81 anni, da 12 ai vertici dell’associazione, accusato di aver molestato la sua segretaria nel 2011 e di aver messo a tacere la storia pagandola.
La vicenda – Il 7 giugno tre dei sette vicepresidenti di categoria, Maria Luisa Coppa, Renato Borghi e Paolo Uggè, inviano una lettera dove chiedono le dimissioni immediate del presidente per “ragioni etico-morali” e per “incompatibilità” con la carica. Il riferimento, non esplicito, è a quanto i tre erano venuti a sapere nei mesi precedenti, cioè che Sangalli a gennaio 2018 aveva firmato un atto di donazione di 216mila euro a favore di una sua ex segretaria. Soldi legati alle presunte molestie sessuali risalenti al 2011/2012 per le quali né la vittima né lui avevano mai sporto denuncia. “Perché un presidente che ogni anno decide di fare la giornata della legalità e invita tutti a denunciare ricatti e estorsioni, messo di fronte a un ipotetico ricatto, paga?”, si chiedono i tre nella lettera.
Alle accuse Sangalli risponde prima con un comunicato, respingendole e sostenendo la tesi di un complotto architettato contro di lui, poi con un esposto alla procura di Milano. “Il presidente è stato oggetto di una lunga e ben orchestrata sequenza di episodi, di minacce e lettere anonime, di una violenza psicologica che lo ha profondamente segnato”, si legge nella nota diffusa dalla Confcommercio. Sangalli ammette di aver pagato “pur non avendo nessuna colpa e non avendo mai mancato di rispetto a nessuno dei collaboratori”. “Con pervicacia sono state richieste a più riprese le dimissioni con toni minacciosi, allusivi e nei contesti più inopportuni. Solo di recente dopo una lunga e complessa attività di ricerca, si è scoperta la reale natura delle richieste estorsive e si è avuta prova degli accordi e delle responsabilità dei singoli”, prosegue la nota.
A far parte del complotto, secondo il presidente, anche l’ex direttore generale dell’associazione, Francesco Rivolta, che compare tra i nominativi denunciati in Procura da Sangalli, insieme ai tre vice e alla stessa ex segretaria, per estorsione e diffamazione. Il direttore è stato licenziato il mese scorso, per “rinnovamento delle funzioni direttive” ed era presente al momento della firma della donazione alla signora.
Tra le carte che emergono ora, anche due lettere di dimissioni firmate da Sangalli. Il presidente però è rimasto in carica, bloccando le missive con un’azione legale il giugno scorso, dopo la presa di posizione dei tre vicepresidenti. All’origine dei veleni ci potrebbero essere anche tensioni legate alla gestione di partite economiche legate al welfare integrativo degli associati, secondo Repubblica.
Il confronto tra i protagonisti “dell’intrigo” ci sarà al prossimo consiglio, fissato per il 14 novembre. Il presidente dovrà fronteggiare l’accusa di aver danneggiato l’immagine della Confcommercio. All’ordine del giorno anche la proposta dello stesso Sangalli di cancellare la figura del direttore generale, prima ricoperta da Rivolta.