Che per la tivù (soprattutto generalista) questa non sia la sua epoca migliore non c’è ombra di dubbio. Ma, provando ad analizzare i palinsesti attuali e futuri, viene da chiedersi perché ai piani alti sia scomparsa del tutto la voglia di sperimentare e scoprire nuovi linguaggi, aspetti che hanno reso grande il piccolo schermo nei decenni scorsi. Colpa del pubblico che fatica ad accettare i nuovi format o colpa della mancanza di coraggio delle emittenti?
Oggi la tivù offre una vasta scelta coi canali specializzati, si può guardare on-demand, quando si vuole, sul dispositivo che più si preferisce. C’è Netflix, c’è Amazon Prime. Eppure la televisione generalista, invece di battere nuove strade e provare a lanciare idee all’avanguardia, si adagia su quelle di sempre. Che sì hanno funzionato in passato e che hanno fatto la storia, ma che poco hanno di originale e accattivante da dare al pubblico.
E quindi si preferisce approdare al vecchio “porto sicuro”: dalla nuova versione di Portobello (poco gradita all’ultima compagna di Tortora) alla Corrida, passando per Rischiatutto, Scommettiamo Che?, Sarabanda, Furore. Ma non sempre l’effetto “nostalgia” funziona o convince il pubblico. Quando è stato riproposto il Karaoke di Fiorello (ma senza Fiorello) i risultati non sono stati soddisfacenti, così come è accaduto per la nuova Camera Cafè (richiesta da anni dai fan), che si è ancorata ad un basso share, o per il ritorno di Chi ha incastrato Peter Pan?, accolto tiepidamente.
Ma la moda dei reboot, ormai in voga anche all’estero, non si esaurirà qui. Mediaset è già al lavoro per le nuove edizioni de La Fattoria (indiscrezione riportata quest’oggi sul sito specializzato Tvblog), La Pupa e il Secchione con Teo Mammucari e Music Farm. E da anni c’è chi parla di nuove edizioni di Ok, Il Prezzo è Giusto e Chi vuol essere milionario?. Per non parlare di quei programmi giunti alla -esima edizione. “Non credo sia una crisi creativa, forse più una crisi di genere. L’intrattenimento è un po’ in crisi anche all’estero e anche lì stanno cercando di ripercorrere i grandi successi del passato, come succede da noi”, ha provato a spiegare Paolo Bassetti, ad di Magnolia, che produce Portobello.
Una cosa è certa: i marchi storici potranno anche affollare i palinsesti, ma l’eleganza, l’ironia e l’intelligenza dei vari Enzo Tortora, Corrado e Mike Bongiorno non tornerà. E intanto la tv generalista rischia di collassare, lasciando spazio a chi il coraggio di sperimentare ce l’ha davvero.