Non solo soldati, ma anche centinaia di civili armati stanno puntando verso il confine meridionale degli Stati Uniti, dove è atteso l’arrivo della carovana di migranti, partita il 13 ottobre dall’Honduras e arrivata attualmente in Messico. Obiettivo: rispondere alla chiamata alle armi di Donald Trump, che ha già predisposto l’invio di 7mila militari negli Stati al confine, cioè Texas, Arizona e California, entro la fine del weekend. “Abbiamo dimostrato il nostro valore in passato, lo faremo di nuovo”, dice Shannon McGauley, cacciatore di taglie dell’area di Dallas e presidente dei Texas Minutemen, un’organizzazione nata nel 2004 proprio per controllare l’immigrazione irregolare. I ‘vigilantes autonomi‘ si preparano ad arrivare nella zona del Rio Grande con un centinaio di persone. A mobilitarli i continui messaggi del presidente con riferimenti all”’invasione” di “criminali” e di “mediorientali sconosciuti”. “Osserveremo e riferiremo. Offriremo aiuto in ogni modo possibile”, commentano alcuni.
I Minutemen, tuttavia, rappresentano solo una porzione ridotta di un panorama di “militias” molto ampio e variegato. “Non posso dare numeri precisi – dice McGauley – ma il mio telefono non smette di squillare da una settimana. Ci sono altre organizzazioni, mariti e mogli. Gente che arriva dall’Oregon, dall’Indiana. Abbiamo anche persone che vengono dal Canada“. L’equipaggiamento sarà composto non solo di armi, ma anche di strumenti hi-tech e droni. Una mobilitazione indipendente che rischia di complicare le operazioni dei soldati, dei poliziotti e degli agenti della Border Patrol. Secondo documenti militari, ottenuti dalla rivista Newsweek, l’esercito americano sarebbe preoccupato per l’arrivo di “membri delle milizie irregolari che si schiereranno al confine per un presunto sostegno alle attività ufficiali”. Per questo ai membri della Guardia Nazionale è stato dato l’ordine di sorvegliare le attrezzature per il rischio che qualche ‘vigilantes autonomo’ possa rubarle. La stima è che nei prossimi giorni si presentino 200 civili.
Secondo le ultime informazioni, alcuni migranti in marcia sarebbero arrivati a Città del Messico, dove è stato allestito un accampamento, nella Città sportiva. Si tratta solo di una parte dei 7mila che già lo scorso 19 ottobre avevano valicato la frontiera. La carovana però mano a mano si è assottigliata ed è oggi impossibile determinare quante siano le persone che realmente la compongono. Un secondo gruppo, formato da 1000-1500 persone provenienti da Honduras, Guatemala e El Salvador, è entrato il 29 ottobre in Messico e attualmente è in Chiapas. Una terza carovana più piccola, di appena 500 persone, ha varcato la frontiera messicana ed ha subito chiesto asilo alle autorità locali, prima di decidere se proseguire il viaggio verso gli Usa o meno. Infine un quarto “corteo” di circa 2mila salvadoregni, venerdì ha attraversato il fiume Suchiate (che traccia il confine fra Messico e Guatemala) dirigendosi a Tapachula, nella regione del Chiapas.