Federico stava giocando con la sorellina quando ha iniziato a vedere l’acqua che entrava da sotto la porta di casa. “Papà cosa succede?”, ha urlato. Poi è salito su un letto e ha preso in braccio la sua sorellina di un anno. “Papà la tengo io, non ti preoccupare“, gli ha detto prima che la casa fosse completamente invasa dal fango e dai detriti. “Poi anch’io sono stato travolto da fango e acqua”. È il drammatico racconto di Giuseppe Giordano, l’unico sopravvissuto all’ondata di fango che sabato sera ha sommerso la villetta dove si trovava con la famiglia a Casteldaccia, in Sicilia. La piena del fiume Milicia ha ucciso nove persone, tra cui sua moglie e i suoi due figli, Federico, 15 anni, e Rachele, di uno. Lui è riuscito a salvarsi “per miracolo“, aggrappandosi ad un albero e ora, in lacrime, ha raccontato ai giornalisti cosa è successo sabato sera.
“È accaduto tutto in pochi istanti – racconta – eravamo tranquilli. All’improvviso l’acqua è il fango sono entrati con prepotenza e violenza sfondando tutti gli infissi. In pochi minuti l’acqua è arrivata sui tetti. Non abbiamo più capito niente. In pochi istanti l’acqua ha raggiunto il tetto. Io sono riuscito a uscire e salire sull’albero. Solo per questo mi sono salvato”, dice ancora Giuseppe Giordano, che non ha più neanche la forza di piangere. “Sono rimasto aggrappato per più di due ore e mezzo a un albero. Gridavo con tutta la forza in corpo per chiedere aiuto per i miei familiari. Ma ho perso tutto. Mia moglie e due figli. Sono un uomo disperato“.
“Se sapevano che c’era l’allarme perché non ci hanno avvertito? Così avremmo evitato di trascorrere il ponte di Ognissanti in quel villino dove trascorriamo l’estate”, ha detto ancora l’uomo, riferendosi alla villetta di Casteldaccia che aveva affittato da due anni. “Ho perso tutto, non ho più nulla. Mi rimane solo mia figlia”, dice. La sua terza figlia infatti si è salvata solo perché si era allontanata con lo zio per andare a comprare dei dolci.