“La riforma della giustizia è nel contratto di governo, così come la riforma della prescrizione, e quindi si faranno, ma non a colpi di emendamento in Commissione”. Il giorno dopo lo scontro nel governo sulla prescrizione – una “bomba nucleare“sui processi secondo la Lega – il vicepremier Matteo Salvini prova a fare il pompiere. E prende ovviamente le parti di Giulia Bongiorno, la ministra dell pubblica amministrazione autrice di un botta e risposta a distanza con il guardasigilli Alfonso Bonafede, ispiratore del contestato emendamento al ddl Anticorruzione che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Un dibattito in cui s’inserisce anche il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: “Non mi intendo di diritto penale, ma non credo che sia nei termini proposti dai relatori della legge. Ci sarà una discussione. Bonafede si confronterà con i nostri esperti, non c’è dubbio. E troveremo una soluzione”. Un copione seguito anche dal sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri, secondo il quale “la giustizia è un tema estremamente delicato” perché “quando si parla di un valore così inestimabile come la libertà dell’individuo bisogna pensarci non una ma centomila volte”. Parole completamente diverse da quelle dei 5 Stelle, che dopo Bonafede, replicano ai leghisti con Riccardo Fraccaro. “La vera bomba sui processi è l’impunità” e la “riforma della prescrizione è una misura di civiltà“, dice il ministro dei Rapporti con il Parlamento.
La distanza, insomma, è marcata e i leghisti marciano compatti. Il vicepremier tenta di accorciarla, almeno nei toni perché “quello che firmo io mantengo, gli impegni che prendo li rispetto“, dice al Corriere della Sera. “La riforma della giustizia e anche della prescrizione sono nel contratto di governo e li faremo. Però, la giustizia è affare delicatissimo: se ci si mette mano, bisogna farlo bene“. Salvini torna poi sulle parole del ministro Bongiorno: “Lei ha una grande credibilità, di certo non può essere accusata di berlusconismo. Io sono d’accordo sul fatto che i processi debbano avere una fine e sono d’accordo sul fatto che non possano essere prescritti quelli di chi ha i soldi – spiega – Io dico: riformiamo la prescrizione, ma facciamolo in maniera efficace. Non necessariamente un emendamento presentato dalla sera alla mattina è il modo migliore”. Quindi, apre al dialogo: “Gli obiettivi miei, di Di Maio e di Bonafede sono gli stessi. E nessuno deve avere dubbi: il contratto è sacro, e vale per tutto quello che contiene, dal reddito di cittadinanza alla Fornero all’esame costi-benefici per le grandi opere”, dice.
Più diretto, è il sottosegretario Giorgetti che, pur specificando di non essere esperto di diritto penale, dice a Repubblica che la riforma della prescrizione “non credo che sia nei termini proposti dai relatori della legge”. Per questo, chiarisce, “ci sarà una discussione” e “Bonafede si confronterà con i nostri esperti, non c’è dubbio”. Di altri “dubbi” parla invece un altro leghista, Armando Siri: “La giustizia è un tema estremamente delicato – spiega il sottosegretario ai Trasporti in un’intervista a La Stampa – Quando si parla di un valore così inestimabile come la libertà dell’individuo bisogna pensarci non una ma centomila volte”. La sintesi invocata da Salvini e Giorgetti, stando alle parole del ministro dei Rapporti con il Parlamento è però lontana: “La riforma della prescrizione è una misura di civiltà, la prevede il contratto di Governo e la chiedono i cittadini – dice Fraccaro al Corriere – Non si può negare la giustizia perché a un certo punto arriva la scadenza, vogliamo sanare un vulnus tipico del nostro ordinamento. Per questo prevediamo pure l’incremento del personale della giustizia. Garantire la certezza del diritto è interesse comune. Sono convito che tutti si persuaderanno”.
Ma le divergenze non si limitano solo all’emendamento aggiuntivo voluto da Bonafede per lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Perché la Lega ha messo nel mirino anche la parte del ddl Anticorruzione sui finanziamenti ai partiti. A parlare sotto le bandiere del Carroccio è sempre Siri secondo il quale “è giusto chiedere trasparenza, ma è il modo in cui lo si fa che sembra persecutorio“. Il sottosegretario insiste sul fatto che quello della Lega “non è un no a una richiesta di trasparenza, la trasparenza ben venga”. L’importante, specifica, “è che la scusa della trasparenza non diventi il pretesto per la persecuzione a scopo politico di chi magari fa altro. È giusto chiedere trasparenza, ma è il modo in cui lo si fa che sembra persecutorio. Perché vale solo per la politica? Allora si deve sapere tutto di tutti, dal comitato per le caldarroste a quello per la difesa dei bradipi, per esempio… Se no è una persecuzione mirata“.
Sulla sponda pentastellata Stefano Buffagni ricorda al Carroccio alcuni casi giudiziari: di esponenti del Pd ma non solo. “Non possiamo più permetterci casi come Penati salvato dalla prescrizione, e sono certo che su questa base comune di obbiettivi una soluzione là si può trovare. Ricordo bene come lo scandalo del leghista Fabio Rizzi, arrestato per le ‘tangenti sulle dentiere‘, che teneva mazzette di soldi nel congelatore, ferì ed indignò l’intera comunità, a partire da quella leghista”, scrive su facebook il sottosegretario, in un post in cui ricorda che “l’anticorruzione è pietra fondamentale per il governo del cambiamento! Siamo andati al Governo per cambiare le cose; ed è sul contratto di governo che si basa il nostro percorso comune”. Il ministro Fraccaro ricorda poi che quell’impegno è scritto nel contratto e “non arretriamo di un millimetro”. “È ovvio – rimarca – che ci siano sensibilità diverse e gli emendamenti sono il frutto di questo, non voglio entrare nelle dinamiche interne alla Lega”, ma “come avvenuto per altri provvedimenti, quali il decreto Sicurezza, saranno approvate solo le proposte condivise”. Un messaggio all’alleato di governo.