Sessanta milioni di euro di risarcimento ai poliziotti accusati del depistaggio delle prime indagini sulla strage di via d’Amelio. Sono i soldi chiesti dal Viminale nella richiesta di costituzione di parte civile presentata oggi al tribunale di Caltanissetta, che celebra l’ultimo processo legato all’assassinio di Paolo Borsellino e di cinque uomini della scorta.

Il dibattimento si è aperto oggi e vede imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Appartenevano al pool investigativo che indagò sull’attentato e adesso rispondono di calunnia aggravata. Secondo l’accusa avrebbero creato a tavolino falsi pentiti – come Vincenzo Scarantino – che diedero una ricostruzione non veritiera delle fasi esecutive dell’attentato, facendo così condannare sette innocenti.  Nell’atto si sostiene che la condotta degli investigatori avrebbe provocato al ministero un danno all’immagine milionario.

Al processo ha chiesto di costituirsi parte civile anche il ministero della Giustizia. Altre richieste di costituzione sono state avanzata daii figli di Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso, dai figli degli agenti di scorta assassinati, dai familiari del boss Salvatore Profeta (nel frattempo deceduto, tra i condannati poi assolti nel processo di revisione), da Antonino Vullo, poliziotto sopravvissuto alla strage, e dal comune di Palermo. Il comune e i familiari di Borsellino avevano già presentato la richiesta all’udienza preliminare, ma il gup l’aveva ritenuta intempestiva. Sulle questioni preliminari – l’avvocato Giuseppe Seminara che difende Mattei ha chiesto di spostare il processo a Firenze in quanto sede territorialmente competente – il tribunale si pronuncerà il 26 novembre.

Presente in aula – oltre ai tre imputati – anche la figlia di Borsellino, Fiammetta, già costituitasi parte civile all’udienza preliminare insieme ai fratelli Manfredi e Lucia e allo zio Salvatore. Parti civili anche i figli dell’altra sorella di Borsellino, Adele, e i boss Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Natale Gambino, alcuni dei mafiosi accusati ingiustamente. Dopo la riapertura delle indagini sulla strage e grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza vennero assolti nel corso del processo di revisione. I loro legali, gli avvocati Rosalba Di Gregorio e Giuseppe Scozzola, hanno citato in giudizio come responsabile civile la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell’Interno, chiedendo un risarcimento del danno per 50 milioni di euro per l’ingiusta condanna subita. Una singolare doppia veste, dunque, per il Viminale, difeso dall’avvocatura dello Stato, che oggi ha chiesto l’estromissione dall’elenco dei responsabili civili della presidenza del Consiglio dei ministri, altro organo citato.

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