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Hai detto trenta?, un esuberante racconto on the road con la lista delle 15 cose da fare prima dei trent’anni

Quattro amici, un'auto, una Kodak usa e getta e una sola regola: vietato usare i social. Il romanzo delle autrici del blog I Trentenni è un tuffo negli anni Novanta con pizzico di nostalgia per l’adolescenza che fu

di Davide Turrini

“Andare ad un concerto di Cesare Cremonini e limonarlo”. Punto sei della lista delle quindici cose da fare prima dei trent’anni vergato negli anni Novanta dalle adolescenti Andrea, Lea, e Viola. Tre amiche per la pelle, “trio compatto”, che nel 2018 una volta cresciute, mezze fidanzate, mezze sposate, forse qualcuna un po’ incinta, mezzi lavori o lavori interi mal sopportati, diventano protagoniste dell’esuberante racconto on the road Hai detto trenta? (Rizzoli).

Da Milano alla Sicilia, passando per Bologna (of course, c’è Cesare), Roma, e perfino con uno sconfinamento a Malta, il viaggio in auto del terzetto ha l’andamento carico di vocali dell’ultima sillaba quintuplicate per la gioia, di una involontaria riscoperta di sé, di una nostalgia per l’adolescenza che fu, di quel lasso di tempo che sembra rifulgere da sempre nella magica luce della spensieratezza adolescenziale. Ogni ragazza da adulta ha mantenuto comunque le sue fisse, i suoi tic, i suoi amori sospesi, i suoi segreti da rivelare. A loro si aggiunge Martino, il ragazzo/amico che quindici/vent’anni prima, vestito con la sua rassicurante tuta in cotone, ha attraversato le vite del terzetto lasciando qualche domanda insoluta.

La scintilla è dentro quella Smemoranda, altrimenti detta Smemo, che Andrea ritrova in cantina prima di trasferirsi a convivere con il compagno. Pagine consunte e rigonfie dal tempo e dalle scritte, diario scrigno di biglietti e bigliettini, cartine di sigarette, resti umani incomprensibili, che è stato oggetto cult di un decennio più di un ritornello di Jovanotti o del tratto puccioso dell’Uniposca rosa. Si sa, i racconti fortemente generazionali sono così: non offrono mai chissà quale stile trascendentale di scrittura, ma vuoi per appartenenza anagrafica precisa o per la classica rievocazione del tempo perduto che un gancetto empatico si nasconda malandrino ogni due-tre pagine. Hai detto trenta? ha un intreccio vivace come uno scubidou colorato di quegli anni e il retrogusto un po’ amarognolo di un gin tonic trangugiato nelle discoteche della domenica pomeriggio. Vive di piccoli sussulti narrativi, di tappe geografiche che si rifanno alle quindici cose da fare entro i trent’anni ma che poi s’imbattono nel palesarsi solido e fetente dell’irrequietezza del quotidiano.

Ballare con Jo Squillo” si riesce anche a fare; “una foto sotto casa di uno dei Take That” si era addirittura già fatto all’epoca; ma finire sotto casa del bellone della scuola urlandogli “Lollo sei figo e scappare” (punto 10), quando Lollo è “chiaramente diventato un cesso” pelato e con la pancia, buca il tentativo di distacco dal reale (tenere “Zuckerberg fuori dai nostri corpi”) per finire virale su Facebook. Così se un domani già scritto aleggia da pagina 1 a pagina 312, e non si cambia probabilmente né con un viaggio né con una rincorsa verso un mare lontano, allora per la vita corrente rimane almeno la consapevolezza di una “complicità” tra amiche (o amici) che non tramonterà mai.

In questo la naturale e giocosa sovrapposizione realtà finzione del terzetto di autrici (Silvia Rossi, Stefania Rubino, Ilaria Sirena, ovvero coloro che hanno inventato il blog I Trentenni) è l’arma vincente dell’intera operazione amarcord. Le tre ragazze sanno di non essere Virgina Woolf o Chiara Gamberale, e quindi licenziano lo spasso avventuroso della fuga in modalità Salvatores, lanciando l’amo di un dato generazionale universale che nella sua forma semplice e spuria vibra dentro il petto di chiunque. Il “dolore adolescenziale che ti distrugge l’anima” tra schizzi di guerra in Jugoslavia, Top of the pops, Monica Lewinsky, Titanic e Dawson’s Creek, fa sorridere e ci fa capire, volenti e nolenti, che la generazione Y ha qualche leggero rimorso rispetto al passato e un futuro stranamente già scritto dietro l’angolo. Per la cronaca: Cremonini non si fa baciare nemmeno dopo vent’anni.

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