L’ex nuotatore azzurro è stato riconosciuto colpevole dal Tribunale antidoping, insieme al collega Michele Santucci, per "tentato uso": la richiesta della Procura era stata di 8 anni. Paga le sue frequentazioni col nutrizionista Guido Porcellini. L'attacco: "Vittima di una persecuzione, ma resto un esempio"
La prima sezione del Tribunale nazionale antidoping ha squalificato Filippo Magnini per quattro anni. L’ex nuotatore azzurro è stato riconosciuto colpevole di aver violato l’articolo 2.2 del codice Wada, nello specifico per tentato uso di sostanze dopanti. La richiesta della Procura di Nado Italia era stata di otto anni. La stessa pena è stata inflitta al suo collega Michele Santucci.
Il due volte campione del mondo dei 100 stile libero di Montreal e Melbourne paga le sue frequentazioni col nutrizionista Guido Porcellini, a sua volta squalificato per 30 anni e a processo penale a Pesaro per un presunto traffico di sostanze dopanti. Magnini ha sempre professato la sua innocenza, forte del fatto che il tribunale penale aveva archiviato ogni sua responsabilità. Il velocista si è ritirato un anno fa e nel corso della sua carriera non è mai risultato positivo. Ora lui e Santucci potranno ricorrere in appello. L’ultima chance rimane il Tas di Losanna.
“E’ una sentenza che era già scritta e per questo sono incazzato nero”, commenta lo stesso Magnini. “Il procuratore Laviani mi ha detto al processo, sbattendo i pugni sul tavolo: ‘Basta, ormai questa è una questione personale‘. Parliamo di un accanimento, di una forzatura. Faremo sicuramente ricorso”, annuncia. “Nella giustizia ordinaria non ci potrebbe essere una questione personale, questa è una cosa molto grave”, sostiene l’ex nuotatore azzurro. “Ci sono state molte irregolarità, abbiamo le prove ma le diremo nelle sedi giuste – prosegue- Ma sono molto deluso da questa giustizia sportiva, che non chiamo nemmeno più così”.
Magnini continua il suo sfogo: “Perché è successo? Ho pensato di tutto, che il mio movimento ‘I’m doping free‘ possa aver dato fastidio a qualcuno o che io potessi essere una pedina per colpire qualcuno più importante. Di certo qua non parliamo di un pregiudizio nei miei confronti, ma di una persecuzione“. L’ex nuotatore dice di riverdersi “molto” in Cristiano Ronaldo “riguardo le accuse di stupro che gli sono state rivolte. Lui ha detto ‘Sono un esempio nello sport’ e lo sono anche io“. “Ho una bellissima famiglia e una ragazza che mi segue in tutto e che amo. Non mi faccio toccare minimamente dalle cose ridicole che dice certa gente, di cui non ho alcuna stima”, conclude il due volte campione del mondo.
Magnini era stato indagato insieme a Santucci dalla procura antidoping Nado Italia nell’ottobre 2017 sulla base degli atti dell’inchiesta della procura della Repubblica di Pesaro sul caso del medico nutrizionista Porcellini. Al due volte campione del mondo veniva contestata la violazione degli articoli 2.2 e 2.9 (favoreggiamento) del codice Wada. A Santucci veniva contestato solo uso o tentato uso (articolo 2.2).