La Commissione Ue “sta considerando” la procedura per debito contro l’Italia e per questo sta anche preparando il rapporto sul debito. Dopo giorni di dichiarazioni di circostanza, a dirlo esplicitamente è il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. “Lo abbiamo fatto anche gli anni scorsi, concludendo che l’Italia era sostanzialmente in linea con i requisiti del Patto e quindi non abbiamo aperto la procedura. Ma in questo caso, se il Documento programmatico di bilancio non cambia materialmente, dobbiamo riconsiderare le conclusioni“, ha avvertito Dombrovskis. Dichiarazioni rilasciate mentre era in corso la riunione del Consiglio Ecofin, a Bruxelles, che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha lasciato prima della conclusione senza parlare con la stampa. Il titolare del Mef è infatti volato a Roma dove al momento non ha incontri pubblici.
Il botta e risposta tra la Commissione e l’Italia è proseguito durante tutta la due giorni di Tria a Bruxelles. Dopo l’Eurogruppo di lunedì, il ministro aveva ribadito ancora una volta la posizione di Roma: “La manovra non cambia“. Ma a rimanere identica è anche la posizione del commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici: “Attendiamo una manovra rivista, e il primo punto è quindi averne una”. Moscovici però non ha mai utilizzato la parola “procedura”, seppur specificando che “le sanzioni possono essere applicate, alla fine, se non raggiungiamo un accordo nel quadro delle regole”. Il tutto avviene nel giorno in cui comincia l’iter parlamentare dei 108 articoli in Commissione bilancio della Camera, mentre l’ultimatum di Bruxelles del 13 novembre si fa sempre più vicino.
“Mi aspetto che il dialogo prosegua”, ha detto Tria arrivando all’Ecofin. “È vero, abbiamo qualche disaccordo, ma questo non significa che non si possa avere un dialogo costruttivo tra Commissione Ue e Italia. È normale che capiti”, ha aggiunto il ministro. Moscovici ha replicato specificando che si attende una risposta “forte e precisa”, perché i prossimi passi “dipendono dalla qualità della risposta, la palla è nel campo dell’Italia”, ha detto da Bruxelles. “Il 13 novembre non è la fine del mondo ma solo un nuovo passo”, ha aggiunto, però “una cosa è essere flessibili nell’interpretazione delle regole, un’altra è essere fuori dalle regole”.
“Non sono mai stato uno che vuole che la procedura per deficit eccessivo sia una punizione: le sanzioni sono sempre un fallimento per le regole”, ha tenuto a ribadire ancora una volta Moscovici. In questo momento il commissario non ha voluto parlare “di sanzioni né dei passi ulteriori della procedura. Facciamo un passo alla volta. L’interesse dell’Ue è che l’Italia resti al cuore dell’Eurozona”. Tuttavia, ha concluso, “una politica con un alto debito pubblico non è favorevole alla crescita”. Molto più duro Dombrovskis, secondo cui la correzione della manovra italiana dovrà essere “considerevole“. “Numericamente l’Italia avrebbe dovuto assicurare un miglioramento del deficit strutturale di 0,6% invece c’è un peggioramento di 0,8%. Pari a una deviazione dell’1,4%“, ha aggiunto.
La Commissione lo aveva fatto capire a Tria già nei giorni scorsi: “Penso che abbia compreso la necessità di agire entro le regole“. Una posizione condivisa e riportata al ministro anche dagli altri partner della zona Euro. Dopo la bocciatura arrivata dalla Commissione, la manovra italiana è stata al centro del confronto di lunedì all’Eurogruppo. “La posizione dell’Austria non è cambiata in alcun modo”, conferma oggi il ministro delle finanze austriaco, Hartwig Loeger. “Il ministro Tria ha spiegato per la prima volta ufficialmente gli aspetti della proposta italiana all’Eurogruppo” e, ha evidenziato Loeger, da tutti i Paesi dell’Eurozona ha ricevuto “una chiara opinione” a riguardo, così come “i commissari Ue Dombrovskis e Moscovici hanno espresso una posizione netta“.
Giorgetti smentisce ipotesi ‘manovra bis’ – Stando a quanto scrive Repubblica, la procedura Ue in assenza di novità scatterà il 21 novembre e diventerà poi operativa il 22 gennaio. Inoltre, secondo il quotidiano, Bruxelles potrebbe chiedere, in uno scenario verosimile, il raggiungimento del pareggio di bilancio in un percorso di almeno un lustro. Il che comporterebbe la necessità per il governo di mettere in piedi una “manovra bis” nella primavera 2019. Uno scenario smentito categoricamente dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che interpellato dai cronisti sul tema ha replicato: “La manovra è una“.
Libro Tria: “Non avrei firmato fiscal compact” – Nel frattempo, a un giorno dalla pubblicazione del libro “Rivoluzione“, vengono rese note altre anticipazioni. Bruno Vespa chiede a Tria se avrebbe firmato il trattato di Maastricht. “Non avrei firmato altre cose arrivate dopo”, è la risposta. “Come il ‘fiscal compact‘, che la Gran Bretagna non firmò – ha proseguito il ministro – Non avrei firmato e messo in Costituzione il pareggio di bilancio. Non sono contrario al principio in sé, ma una norma del genere non ha senso se alla politica monetaria sovranazionale non si affianca una politica fiscale unitaria. “Il fallimento dell’Europa sta qui – spiega Tria – La politica fiscale è espressione della sovranità politica. O abbiamo una politica fiscale europea affidata a un’autorità politica (e per questo discrezionale) o le cose non funzionano. Io sono disposto a far scendere da un treno in corsa un conducente nazionale per farvi salire uno sovranazionale, ma non farei scendere il conducente nazionale per affidare il treno a un pilota automatico. Questo è il grande nodo irrisolto”, sostiene il ministro dell’Economia.