Oggi il governo metterà la fiducia sul decreto sicurezza tanto caro a Salvini, ma allo stesso tempo il M5S chiederà alla Lega la stessa lealtà sulla riforma della prescrizione. Merce di scambio sarà la riforma sulla legittima difesa. Se la Lega non votasse le nuove regole sulla prescrizione volute dal ministro della Giustizia, i 5Stelle non voteranno le nuove norme sulla legittima difesa. Insomma, come farsi del male a vicenda, quando invece si potrebbero migliorare tanto la riforma delle legittima difesa quanto quella della prescrizione. Entrambe infatti hanno qualcosa che non va.
Partiamo dalla legittima difesa. Le nuove norme rendono più difficile ai pm la costruzione dell’impianto accusatorio per chi si è legittimamente difeso, e ciò eviterà le difficoltà del sistema attuale. Fin qui l’impostazione della riforma è condivisibile. Così com’è condivisibile il fatto che le nuove norme salvino il principio della proporzionalità tra accusa e difesa ma, allo stesso tempo, non si può negare che il “grave turbamento” introdotto all’art. 55 del codice penale potrebbe creare seri problemi di interpretazione che finirebbero inevitabilmente per sfociare in abusi da parte del giudice. Senza considerare il contrasto tra norme penali che si verrebbe a creare tra il mantenimento del principio di proporzionalità e il criterio soggettivo del “grave turbamento”. Questo nuovo criterio potrebbe giustificare l’uccisione di una persona per il “grave turbamento” da questa procurata. E questo non è accettabile.
Per quel che riguarda invece la riforma della prescrizione, a rinunciare a qualcosa dovrebbe essere il M5S. Non si può pensare di interrompere i termini di prescrizione dopo il primo grado di giudizio. I processi triplicherebbero la loro durata e gli imputati subirebbero il processo come un’anticipazione della pena. Per questo sarebbe meglio interrompere i termini di prescrizione dal giorno in cui il difensore dell’imputato deposita il ricorso in Cassazione, limitatamente alla durata di un anno. Questo significa che i reati che rischiano di prescriversi (e la maggior parte – è opportuno ricordarlo – si prescrivono in Cassazione) non cadranno sotto la mannaia della prescrizione perché, proprio quell’anno di interruzione del termine, consentirà alla Corte di fissare l’udienza profittando del fatto che per un anno il termine prescrizionale non opererà, consentendo così una più equa redistribuzione del carico giudiziario.
Ci sarebbe l’occasione per migliorare entrambe le riforme. Perché non farlo, invece di irrigidirsi nelle rispettive posizioni?
(con la collaborazione di Giuseppe Palma)