Dov’erano, quelli che ci hanno governato, quando non si faceva manutenzione del territorio? Quando si cementificava l’Italia? Quando si speculava, si manomettevano i piani urbanistici per trasformare aree agricole in edificabili? Quando si trasformavano i consorzi di bonifica, che dovrebbero fare prevenzione sul dissesto idrogeologico, in carrozzoni politici?
Le vittime del maltempo di questi giorni sono in realtà vittime di questi silenzi, di queste complicità. Di chi ha speculato per proporre commissari e logiche emergenziali e non ha mai voluto fare prevenzione e seria manutenzione dell’ambiente. Di chi ha svenduto il Paese, per fare gli interessi di palazzinari e politici corrotti. L’Italia è il Paese delle “mani sulla città”, della grande colata di cemento, inutile girarci attorno. E tutti i nodi vengono al pettine.
Oggi paghiamo i costi di questo saccheggio. Costi resi ancora più cari dal fatto che c’è l’austerità, il “ce lo chiede l’Europa” che imponeva tagli lacrime e sangue, rendendo più difficile intervenire. È di fronte a tutto questo che abbiamo deciso di varare una manovra di crescita, per investire sul territorio e affrontare con serietà il tema del dissesto idrogeologico.
Secondo la Commissione europea, l’impermeabilizzazione dei suoli è uno dei problemi più gravi. Nel vecchio continente, l’occupazione dei suoli ha superato i 1000 km² all’anno, un’area superiore alla città di Berlino. La pianura veneta è diventata una distesa di capannoni industriali: benissimo, l’industria è fondamentale. Ma se si cementifica tutto, ecco che la Val Padana diventa una grande pozzanghera. Pericolosa, soprattutto. Il mio Veneto e, in particolare, la mia Verona, sono primatisti in Italia nella classifica del suolo consumato, secondo Ispra: con 1.134 ettari consumati in un anno e una percentuale di incremento pari allo 0,50%. Un quinto degli ettari consumati in tutta Italia, 5.211, nel 2017, si concentrava in Veneto. In termini assoluti, il record italiano per provincia di consumo di suolo è proprio di Verona, con 300 ettari di nuovo suolo artificiale, seguita da Vicenza, Venezia e Treviso. Mentre a valle si specula, a monte non si fa prevenzione, ed ecco che che assistiamo al disastro di oggi. Ma non assistiamo impotenti. Noi veneti non siamo abituati a lamentarci o a piangere. Ci rimbocchiamo le maniche e ricostruiamo tutto. Questa è la forza della mia gente.
Oltre alla speculazione legale, poi abbiamo quella illegale. Qui è il Sud a farla da padrone. Mostri di cemento hanno sfigurato angoli di paradiso, da Punta Perotti in Puglia, ad Alimuri in Penisola sorrentina. Secondo Legambiente, l’abusivismo edilizio riguarda il 47,3% del patrimonio immobiliare al Sud, con Campania e Sicilia maglia nera. Lo scambio affaristico ha fatto sì che, al Nord, enormi ricchezze siano state accumulate da imprenditori che, grazie alle benemerenze politiche, hanno costruito imperi immobiliari. Al Sud, lo scambio ha visto come protagonisti i mafiosi, che lottizzavano o costruivano abusivamente, ma il risultato non cambia. Grandi fortune per chi trasforma un fondo rustico in un palazzo. Fortune che si accumulano grazie a politici corrotti o comunque che se ne fregano dell’Italia, che ti ridisegnano le varianti urbanistiche a tuo uso e consumo, che ti fanno un condono, che chiudono un occhio su di una licenza. Senza ‘la Casta’, non avremmo avuto questo saccheggio.
Di fronte a questi scempi, occorre ripartire e cambiare. Ripartire: ora il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte convocherà il Consiglio dei ministri per deliberare lo stato di emergenza per le zone colpite dal maltempo, con l’obiettivo di concedere subito i fondi necessari per far tornare quelle zone alla normalità.
Cambiare: in Italia, serve una politica dell’ordinario; cura e manutenzione sempre, certezza che chi deve vigilare vigili, che chi deve prevenire prevenga. Dopo anni di incuria alternata a proclami quando ci scappa il morto, il governo del cambiamento cambierà anche questo. Di Maio ha già detto che ci saranno più fondi ai Comuni per gli abbattimenti delle case abusive. Bene.
Un’ultima parola, infine, sui condoni edilizi. È paradossale che i partiti responsabili di tutto ciò ci accusino di essere il partito del condono nel caso di Ischia, per la cui ricostruzione ci siamo impegnati con serietà. A ricostruire case abusive? Falso. Con decreto, abbiamo intimato ai Comuni di farci sapere se le case crollate rientrassero per legge nei condoni che hanno fatto i precedenti governi. Quelle richieste sono pendenti da decenni ed è giusto che quei cittadini abbiano una risposta, seppur legata a leggi che non abbiamo fatto e non condividiamo. Si chiama “certezza del diritto”. Ai Comuni spetterà di stabilire quali case siano da condonare o meno. Ma non ci siamo limitati a far rispettare la legge. Abbiamo anche stabilito che, nonostante quanto previsto dai condoni precedenti, non saranno sanabili gli abusi posti in aree di Ischia vincolate, né potranno fruire di tali condoni soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Il M5s, dunque, ha imboccato la strada più seria e credibile su questi temi.
Ma per vincere questa battaglia serve uno sforzo ulteriore. Uno sforzo in direzione di una nuova consapevolezza che l’ambiente è un valore da rispettare, non un prodotto da sfruttare in nome del profitto. Ripartiamo da qui. Tutti.