Dopo il primo via libera di Palazzo Madama, protesta l'Arci: "Ci opporremo in tutte le sedi a questa legge". Il Comitato 3 ottobre: "Si tratta di provvedimenti che produrranno migliaia di irregolari, illegalità e incertezza giuridica, aumenteranno la vulnerabilità e la precarietà delle persone"
“Una delle pagine più buie della Repubblica”. Perché, tra le altre cose, “il diritto di asilo rischia di essere azzerato” e “privatizzando di fatto il sistema dell’accoglienza resteranno solo coloro che lucrano sull’accoglienza”. Dopo il primo via libera del Senato al decreto Sicurezza voluto da Matteo Salvini, protestano le associazioni che lavorano con i migranti. La prima a intervenire è stata l’Arci: “Contrasteremo la legge in tutte le sedi, anche in quelle giudiziarie, nonché attraverso iniziative e campagne politiche e culturali”, si legge in una nota. “Si tratta di un vero e proprio manifesto culturale propagandistico di matrice leghista, al quale gli alleati 5 Stelle si sono completamente adeguati, un provvedimento che trasuda cattiveria e che rappresenta un veleno micidiale per la nostra società”. Secondo i rappresentanti dell’Arci, il provvedimento con gli emendamenti ha subito ulteriori peggioramenti: “Nel passaggio in Commissione Affari Costituzionali il testo ha subito modifiche, proposte dal relatore leghista e dal governo, che ne hanno peggiorato pesantemente l’impianto già anti costituzionale”.
L’associazione ritiene che in questo modo “il diritto d’asilo rischia di essere azzerato perché ogni richiedente asilo che arriva nel nostro Paese potrà essere accusato di presentare una domanda manifestamente infondata e quindi sottoposto a espulsione. La cancellazione del titolo di soggiorno per ragioni umanitarie produrrà irregolarità, disagio e conflitti. L’accoglienza dei richiedenti asilo, ossia di persone che nella quasi totalità dei casi hanno subito torture e violenze, viene relegata dentro la logica del confinamento, con l’idea dei ‘campi'”. Riferendosi a Salvini ed indicandolo come il “ministro della Propaganda” l’Arci aggiunge: “Così ottiene il suo scopo, la costruzione del capro espiatorio le persone di origine straniera, qualunque sia la loro condizione giuridica, vengono additate come colpevoli di tutti i mali del Paese, a prescindere dal comportamento concreto, per il solo fatto di esistere. Una strategia che forse funziona sul piano del consenso alla Lega, ma che produrrà effetti devastanti sulla cultura dell’Italia, già molto preoccupante per la deriva razzista e xenofoba che si sta affermando da Sud a Nord”.
Un altro dei punti messi sotto accusa è quello del taglio agli Sprar, ovvero il sistema di accoglienza diffuso a carico dei Comuni: “Privatizzando di fatto il sistema dell’accoglienza e riducendo le risorse, resteranno solo coloro che lucrano sull’accoglienza”, ha osservato Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell’Arci, a Pescara, a margine dell’incontro “Restiamo Umani”, organizzato dall’associazione Oltre il Ponte. “Nonostante gli impegni presi dal M5s in campagna elettorale il provvedimento del governo sposta il sistema dell’accoglienza verso i privati, ovvero i Cas gestiti dalla prefetture insieme ai privati, e lo sottrae al pubblico, riducendo gli spazi dello Sprar, che invece fa capo agli enti locali”.
Protesta anche il Comitato 3 ottobre, associazione nata per promuovere iniziative in ricordo del naufragio del 3 ottobre 2013 quando al largo di Lampedusa morirono 369 persone: “Ancora una volta, invece di adottare politiche strutturali di accoglienza e inclusione, si preferiscono misure repressive e securitarie”, hanno scritto i referenti in una nota. “Si tratta di provvedimenti che produrranno migliaia di irregolari, illegalità e incertezza giuridica, aumenteranno la vulnerabilità e la precarietà delle persone, smantelleranno il sistema pubblico di accoglienza caratterizzato da percorsi di inclusione personalizzati e da progetti che vanno al di là della pura assistenza materiale e favoriranno, invece, quello basato sui grossi centri carenti di servizi e troppo spesso fonte di speculazione economica”. E conclude il comitato: “Sono misure che creeranno marginalità ed esclusione sociale, ma soprattutto una grave violazione dei diritti umani e dei principi costituzionali, in primis attraverso il lungo trattenimento delle persone in strutture come i Cpr che rischia di fatto di trasformarsi in una detenzione arbitraria e illegittima”.
Nel parterre dei critici c’è anche il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir): il decreto peggiora “sia il livello dei diritti per i richiedenti asilo e i rifugiati, che l’efficacia del sistema stesso”, introducendo “forme estese di detenzione per richiedenti asilo, che potranno essere trattenuti solo per verificare la loro identità e senza aver commesso alcun crimine, sino a 210 giorni”, spiega il direttore Mario Morcone, ex Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione al Viminale. Il Centro Astalli, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati, invece se la prende con l’uso del governo della decretazione d’urgenza e del voto di fiducia per “un fenomeno complesso e strutturale come le migrazioni, che rivela l’incapacità di uscire da una logica emergenziale”. Infine interviene anche Legambiente, che parla di “pervicace insistenza ideologica con cui il ministro Salvini sta smontando le parti migliori del nostro sistema di accoglienza”, per cui “avremo una platea complessiva di circa l’80% degli arrivi che sarà costretta a bivaccare nelle città perché priva di di qualunque diritto, scaricando costi e problemi sui sindaci”.