Siamo “in un’epoca nella quale sembrano moltiplicarsi e prevalere artificialmente le tensioni, l’esacerbarsi degli scontri, l’enfatizzazione delle differenze, il miope innalzamento di barriere ideologiche e identitarie” che “presuppongono una contrapposizione permanente” con “l’altro”. Sergio Mattarella, ricordando la figura dell’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg che fu un “modello” che seppe coniugare le differenze, sembra parlare indirettamente del tema dell’accoglienza. Da San Demetrio Corone, in Calabria, il presidente della Repubblica, incontrando il suo omologo albanese Ilir Meta, ricorda che l’eredità “più autentica e attuale che ci lascia Giorgio Castriota Skanderbeg, abile stratega e politico, è la promozione di un modello statuale che coniuga e contempera le differenze“. Sul nazionalismo e la necessità che “nessuno Stato, da solo, afrronti la nuova dimensione sempre più globale”, Mattarella aveva parlato anche in occasione del 4 novembre.

Il capo dello Stato – nel corso dell’incontro con la minoranza etno-linguistica albanese molto numerosa in Calabria – ha ricordato che quella arbereshe è “un’esperienza che costituisce, mi fa piacere ricordarlo, una concreta manifestazione del principio enunciato nel sesto articolo della nostra Costituzione, dedicato alla tutela delle minoranze“. Una previsione, insiste Mattarella, che rappresenta “uno snodo di fondamentale importanza” perché “inscindibilmente collegato all’unità e indivisibilità della nostra Repubblica, con il riconoscimento e la valorizzazione delle diverse culture presenti nel Paese”. Il pluralismo, dice Mattarella, è un “cardine della democrazia” ed “elemento imprescindibile” di un sistema che “non vuole assimilare le differenze ma riconoscerle e valorizzarle”.

Ricordando lo stretto rapporto tra Italia e Albania (“uno storico amalgama”, lo ha definito), il presidente della Repubblica ha parlato degli italiani di origine albanese e degli albanesi di adozione italiana come “due facce di una medaglia preziosa”. A “questo storico amalgama – ha detto ancora il Capo dello Stato – si aggiunge, arricchendolo e rafforzandolo, il contributo degli albanesi che, in tempi più recenti, hanno scelto di trasferirsi in Italia per ragioni di studio e di lavoro“. Una comunità di circa mezzo milione di persone “che ha cercato e trovato, in questi anni, opportunità di inserimento e integrazione” come dimostrano, ha concluso Mattarella, i “112mila studenti albanesi nelle scuole italiane, i 10mila universitari impegnati nei nostri atenei e le decine di migliaia di attività imprenditoriali animate da cittadini albanesi”.

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