Scenderanno in più di 50 piazze con un unico obiettivo comune: dire “no” al Ddl Pillon, il nuovo disegno di legge sull’affido condiviso dei figli. Le manifestazioni, organizzate per sabato 10 novembre dal neo comitato No Pillon, nato circa un mese fa, prenderanno vita in tutta Italia, da Nord a Sud, toccando quasi 50 tra le principali piazze della penisola. A unirsi alla protesta, sottolineando nuovamente il proprio stato di agitazione permanente, sarà il gruppo di Non una di meno. Ma non solo. Ad appoggiare la causa, per la quale già in 100mila hanno firmato una petizione su Change.org, saranno anche diverse associazioni, organizzazioni e sindacati, tra cui la Cgil.
In questi mesi, da quando cioè il senatore leghista Simone Pillon, membro e promotore del gruppo parlamentare Vita Famiglia e Libertà, ha presentato la proposta di legge, il dissenso verso il testo è cresciuto giorno dopo giorno. Infatti, pur volendo “equiparare i diritti e i doveri di marito e moglie al momento della separazione” , secondo molti il ddl di fatto crea delle disuguaglianze ancora maggiori. “È una proposta intrisa di violenza. Non vogliamo discuterla o emendarla: noi la respingiamo senza condizioni”, si legge in una nota di Nudm che per l’occasione ha creato le ‘pillole contro il Pillon‘, una serie di immagini per spiegare la protesta.
Secondo le femministe l’approvazione del decreto peggiorerà il quadro sociale esasperato da anni di politiche di austerity e di privatizzazione. “Un terzo delle madri sole con minori (quasi un milione) vive a rischio di povertà o di esclusione sociale – spiega il comunicato – E molti genitori separati affrontano sempre più difficoltà nell’accesso ai servizi medico-sanitari, abitativi, scolastici ed extrascolastici”. Il quadro dipinto da Non una di meno è critico e a rimetterci sarebbero soprattutto le donne. “Circa il 30% delle madri è costretto a lasciare il lavoro dopo aver avuto il primo figlio, rinunciando al proprio reddito”, continua la nota, facendo riferimento agli articoli della proposta di legge che trattano le possibilità economiche dei genitori. Per Pillon, infatti, dovrebbe sparire la cifra forfettaria, stabilita automaticamente, sostituita da un assegno calcolato ad hoc sui figli da dividere esattamente a metà tra i genitori. Inoltre, nel caso in cui la mamma fosse priva di reddito, i figli sarebbero totalmente a carico del padre che, però, pagherebbe solo le spese vive o una cifra comprovata da fattura.
Per Nudm, inoltre, il disegno di legge è ‘fuori tempo’ perché riconduce le “responsabilità genitoriali” alla sola famiglia eterosessuale mononucleare, fondata sul contratto matrimoniale e sui vincoli “di sangue”. “Le pratiche di convivenza, crescita di figli e scelta di non averne – denuncia il gruppo – vanno già oltre, contraddicendo apertamente questo modello”. Le motivazioni per scendere in piazza sono però molteplici e non solo economiche. Secondo Di.Re, la rete di dei centri anti violenza, le violazioni sono totali, da quelle dei diritti civili a quelle dei minori e più in generale dei diritti umani.