“I ragazzi down mi fanno schifo, mi danno fastidio”. Un video del 2004 di Rocco Casalino, diventato un caso dopo la pubblicazione da parte di alcuni siti, sta assumendo i contorni del giallo dopo che l’interessato ha replicato, in una nota, che si tratta di “bufale“. E soprattutto dopo la circolazione di una versione del video lunga oltre un’ora e l’intervento del curatore del corso che ha ospitato questo intervento. La versione del video che circolava in rete, di pochi minuti, presa da ArcadeTv7, contiene frasi pesanti.
Dopo la ripresa da parte dei siti, è partita la polemica politica. E poi è arrivata, appunto, la replica: “Questa volta è stato pubblicato un video che risale ad oltre 10 anni fa, quando frequentavo il “Centro Teatro Attivo” di Milano, come si vede benissimo dalla lavagna alle mie spalle – spiegava il portavoce di Conte – In quel corso si sviluppava lo studio dei personaggi, li si interpretava, forzandone i caratteri in maniera anche paradossale e provocatoria”. Non si trattava di un corso di teatro, come spiega Casalino, ma di un incontro all’interno di un corso di giornalismo organizzato dalla provincia di Milano, curato dal giornalista di Mediaset, Enrico Fedocci. Casalino ha poi aggiunto a Ilfattoquotidiano.it: “In quel periodo stavo frequentando corsi di recitazione, avevo studiato tecniche di provocazione e volevo propormi come personaggio provocatorio. Per questo sono stato invitato alla simulazione di conferenza stampa”. Diversa, sul punto, la ricostruzione di Fedocci a Ilfattoquotidiano.it: “Quel giorno doveva esserci l’ex brigatista Mario Moretti, ma il giudice di sorveglianza non diede l’ok – ricorda – Quindi gli chiesi di tappare quel buco. E lui accettò”.
Il giornalista di Mediaset spiega che la chiacchierata dei suoi studenti con Casalino era una “simulazione di un’intervista“. Prima di entrare in classe, ricorda Fedocci, “chiesi a Rocco di provocarli, di sollecitarli per tirare fuori una notizia“. “La sua risposta fu: ‘Devo recitare un personaggio?’ – scrive poi Fedocci su Facebook – ‘Bravo’, replicai io”. Quelle “cose le ha dette”, aggiunge al Fatto.it. “Poteva evitare, certo. Era sincero? No. Ho avuto a che fare con Casalino nei mesi e negli anni successivi ed è di una correttezza unica”. Ma perché Casalino ha tirato in ballo il Centro Teatro Attivo, che non c’entra nulla con quel corso di giornalismo? “Secondo me stamattina è andato in confusione, perché un corso lì lo ha frequentato. Quella scritta è sulla lavagna perché al mattino era venuto un professore di quella scuola a tenere un corso di dizione“. Casalino sapeva che quel video era online? “Sì, dal 26 maggio. Sono stato io stesso a dirglielo. E lui approvò. Alcune settimane fa una testata aveva già estrapolato alcune frasi e lui lo sapeva. Mi ha scritto per sottolineare che era stato mal interpretato, ma non ha chiesto la rimozione”, conclude Fedocci.
Nel video, il portavoce di Conte dice che anziani, bambini e down gli “danno fastidio”, lo “irritano” e gli “fanno schifo, come fa schifo un ragno”. E ancora: “Non ho nessuna voglia di relazionarmi a loro, non ho nessuna voglia di aiutarli, poveretti che gli è capitata ‘sta cosa”, spiega. E a chi gli contesta la parola “schifo”, lui aggiunge: “È come a te fa schifo il ragno, a me è così. Mi danno proprio fastidio. Mi dà imbarazzo. Non mi va di stare dietro ai vecchietti, ai bambini, ai down”. Già dai primi spezzoni, la reazione di diversi esponenti di Pd e LeU, da Davide Faraone a Luca Pastorin, è stata durissima, con richiesta di un suo allontanamento da Palazzo Chigi. Da qui, appunto, la replica di Casalino: “Oggi la stampa italiana pubblica vere e proprie bufale sul mio conto, con il solo obiettivo di colpirmi, infangarmi e mettere in dubbio la mia professionalità“, dice il portavoce di Conte in un post sul blog delle Stelle.
Del Centro Teatro Attivo di Milano, Casalino aveva già parlato lo scorso anno quando un venne rilanciato un servizio de Le Iene nel quale, molti anni fa, Casalino si lasciava andare a frasi xenofobe. “Le mie parole – aggiunge – sono inserite in quel contesto e non rappresentano assolutamente il mio pensiero, né oggi né allora. Non capirlo è un atto di assoluta malafede. Gli articoli pubblicati dal Giornale, dal Messaggero, dal Corriere della Sera sono vere e proprie bufale”. La versione lunga del video e le parole dell’organizzatore dell’incontro smentiscono però gran parte della ricostruzione di Casalino. Anche il Centro Teatro ha preso le distanze: “Ci riteniamo estranei alla vicenda – spiegano – e prendiamo le distanze dai contenuti espressi. Centro Teatro Attivo è una scuola che promuove da sempre, attraverso il teatro, una filosofia di inclusione. Quel video non è stato girato qui”.
Contro Casalino è intervenuto anche l’ex segretario Pd Matteo Renzi: “Mia nipote Maria ha la sindrome di Down”, ha scritto su Twitter. “Merita il rispetto delle Istituzioni, rispetto che Casalino le ha negato. E non venga a dirci che stava scherzando. La mia battaglia non è per mia nipote: la mia battaglia è per la dignità delle Istituzioni italiane. Casalino vattene”. Il suo “licenziamento” è stato chiesto anche dal senatore del Pd, Edoardo Patriarca: “Le cose sono due: o Casalino quando offendeva persone con la Sindrome di Down, anziani e bambini non era in sé, e allora ha bisogno di un ottimo psicologo; oppure crede davvero a quello che dice e allora non può stare a Palazzo Chigi. Non è la prima volta che lo sentiamo pronunciare frasi offensive e discriminatorie; l’imbarazzo di Conte si palesi in un licenziamento per il portavoce di Palazzo Chigi”.
Di frasi “indegne” e “squallide” aveva parlato invece Francesco Laforgia di Leu annunciando che avrebbe scritto a Conte “affinché rimuova dal suo incarico, pagato con soldi di tutti i contribuenti, famiglie con anziani e down compresi, il dottor Casalino perché questo personaggio non merita di lavorare nei palazzi delle Istituzioni di questo Paese”. Stesso tenore nelle dichiarazioni da parte dei dem Davide Faraone (che ha un figlio autistico), Giacomo Portas, Stefano Pedica ed Elena Carnevali, nonché di Michela Rostan e Luca Pastorino di Leu e del forzista Giuseppe Mangialavori.