Boca Juniors vs River Plate. River Plate vs Boca Juniors. Centottanta minuti di calcio dispersi lungo due settimane tra sogno e disperazione. Va in scena domani, sabato 10 novembre alle 21 ora italiana, il primo, attesissimo atto della finale della Coppa Libertadores 2018. Due partite, per vivere o morire, con il derby di Buenos Aires pronto a testimoniare come il calcio non sia “solo calcio”. Una sfida eterna che dopo la gara d’andata alla Bombonera, tempio del Boca, vedrà la sua replica (e il suo epilogo) nella casa del River, il Monumental, il 24 novembre.
Non una semplice finale – La doppia sfida si è rivelata un caso d’interesse nazionale sin dalla scelta delle date, stabilite al termine di una trattativa che ha visto coinvolti, oltre alle due società, anche il presidente dell’Afa (la federcalcio locale) Claudio Tapia e il Capo di Stato Mauricio Macrì. In origine, infatti, la gara d’andata era prevista per mercoledì 7 novembre, mentre il match di ritorno si sarebbe dovuto disputare tre settimane più tardi, il 28 novembre. La vicinanza di questo secondo incontro all’approdo del G20 nella capitale argentina (30 novembre), tuttavia, ha portato alla decisione di rivedere il calendario Comnebol per ovvi motivi di ordine pubblico. Proprio per ragioni di sicurezza, il patron del River Rodolfo D’Onofrio e quello del Boca Daniel Angelici hanno poi preferito negare l’accesso allo stadio ai tifosi ospiti, optando quindi per non interrompere una “tradizione” che ormai da cinque anni vede il derby riservato ai soli sostenitori di casa. Una sconfitta per Macrì, che aveva invitato i club a valutare la possibilità di aprire le porte ai visitantes; un sospiro di sollievo per il primo cittadino di Buenos Aires Horacio Rodrìguez Larreta, che aveva invece già provveduto a vietare l’utilizzo di Plaza de la Republica e del suo obelisco per i festeggiamenti del titolo. “Come facciamo a togliere posti ai nostri tifosi per ospitare quelli avversari? Ci ammazzano!” ha spiegato D’Onofrio affossando le rassicurazioni del ministro per la Sicurezza Patricia Bullrich, che negli scorsi giorni aveva al contrario sostenuto la capacità dello Stato di “garantire la sicurezza in entrambi gli stadi e mostrare un’immagine di normalità del Paese”.
Guerra di quartiere – Per Andrés Calamaro, il più famoso cantautore d’Argentina, “la finale della Coppa Libertadores è importante quanto l’affondamento del Titanic“, anche Putin sarà sugli spalti e il centrocampista dello Zenit Leonardo Paredes (ex Boca) si sarebbe fatto espellere volutamente pur di tornare a casa per il Superclásico. Insomma, gli unici scontenti sembrano essere i membri della comunità ebraica bonaerense: l’osservazione dello shabbat, infatti, impedisce loro di andare allo stadio il pomeriggio del sabato. Per capire il motivo di tanta attesa (e di tanto odio) bisogna però scavare alle radici dei due club, all’origine di una rivalità unica e viscerale. River Plate e Boca Juniors nascono entrambe nel barrio de La Boca, rispettivamente nel 1901 e nel 1905, ma la guerra fra le due società divampa a cavallo fra gli anni ’20 e ‘30, quando i primi decidono di lasciare la zona del porto per trasferirsi nel più ricco quartiere di Nunez. Per gli Xeneizes (Genovesi, in ricordo delle origine italiane dei padri fondatori) del Boca è una coltellata nel fianco: l’accusa è di aver tradito le comuni ascendenze proletarie e di aver venduto il futbol alla causa della borghesia. Da lì, il marchio infamante di Millonarios accompagnerà per sempre il River. Ricchi e votati all’estetica del gioco questi, poveri e inebriati dalla garra latina gli altri: il duello fra le due società trascende presto i campi da gioco per trasformarsi in uno conflitto ideologico, quasi religioso. Dividendosi il podio del campionato argentino, Boca e River si sono affrontate a suon di campioni del calibro di Maradona e Sivori, di Riquelme e Crespo. Ma accanto allo sport, fra le pagine dei periodicos ha sempre fatto capolino anche l’inchiostro della cronaca. Come nel maggio 2015, quando i tifosi Xeneizes intossicarono i giocatori del River con dello spray al peperoncino costringendo al ricovero ben quattro avversari.
Le storie in campo – Tra le due finali troverà spazio la pausa nazionali – il ct albiceleste Lionel Scaloni si è affrettato a specificare che non convocherà nessuno degli atleti coinvolti – ma, soprattutto, scorreranno decine di storie sudamericane. A cominciare da quelle dei due allenatori, El Mellizzo Barros Schelotto per il Boca Juniors e Marcelo Gallardo per il River Plate, bandiere in campo ora pronte a sfidare la storia dei rispettivi club per diventare leggende. El Muneco, tuttavia, non siederà sulla panchina dei Millonarios. Squalificato per quattro giornate dopo essere sgattaiolato negli spogliatoi nella semifinale contro il Gremio nonostante fosse già espulso, il tecnico è stato sanzionato poi con il daspo per aver comunicato con i suoi tramite una radio portatile. Quest’ultima punizione, però, riguarda solo l’incontro di andata alla Bombonera. “Una finale Boca-River sarebbe un sogno. Ma se perdi devi lasciare il Paese” aveva invece commentato una vecchia conoscenza del calcio italiano, Mauro Zarate. L’ex funambolo di Lazio, Inter e Fiorentina veste ora la casacca boquense e proprio il recente passaggio ai gialloblù ha garantito a lui – cresciuto nel Veléz Sansfield – la rottura dei ponti con la famiglia e indirizzato alla moglie numerose minacce di morte. Fra i suoi compagni troviamo poi il figliol prodigo Carlos Tevez e Dario Benedetto, che gli Xeneizes li ha tatuati (letteralmente) sulla pelle. Nell’angolo opposto, invece, accanto al portiere Franco Armani – titolare nella Selección ai Mondiali di Russia dopo gli orrori di Caballero – brilla il talento di Exequiel Palacios, caudillo del centrocampo nonostante i soli 20 anni, e di Rafael Borré, rapido attaccante fra i più promettenti prospetti colombiani.
Nessun pronostico – Troppe le emozioni in gioco per poter azzardare previsioni su un incontro destinato a segnare il punto di non ritorno per una rivalità la cui mistica si sta per decidere nell’ultima edizione a “due finali” di una Coppa Libertadores pronta ad accogliere dal prossimo anno la formula europea della partita secca in campo neutro. E proprio in questa imprevedibilità ribolle il fascino del Superclásico, un evento tanto unico da meritare l’ingresso nella lista delle 50 cose da fare prima di morire stilata dal The Observe alcuni anni fa. La partita del secolo: una doppia sfida che sa già di apocalisse.
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Coppa Libertadores 2018, Boca contro River: un doppio Superclásico per riscrivere la storia del calcio a Baires
Non è una semplice partita: il derby di Buenos Aires è uno scontro tra due modi diversi di vivere il pallone e la vita: la grinta degli xeneises contro il bel gioco dei millionarios. Andata domani alle 21 (ora italiana) alla Bombonera, ritorno il 24 al Monumental
Boca Juniors vs River Plate. River Plate vs Boca Juniors. Centottanta minuti di calcio dispersi lungo due settimane tra sogno e disperazione. Va in scena domani, sabato 10 novembre alle 21 ora italiana, il primo, attesissimo atto della finale della Coppa Libertadores 2018. Due partite, per vivere o morire, con il derby di Buenos Aires pronto a testimoniare come il calcio non sia “solo calcio”. Una sfida eterna che dopo la gara d’andata alla Bombonera, tempio del Boca, vedrà la sua replica (e il suo epilogo) nella casa del River, il Monumental, il 24 novembre.
Non una semplice finale – La doppia sfida si è rivelata un caso d’interesse nazionale sin dalla scelta delle date, stabilite al termine di una trattativa che ha visto coinvolti, oltre alle due società, anche il presidente dell’Afa (la federcalcio locale) Claudio Tapia e il Capo di Stato Mauricio Macrì. In origine, infatti, la gara d’andata era prevista per mercoledì 7 novembre, mentre il match di ritorno si sarebbe dovuto disputare tre settimane più tardi, il 28 novembre. La vicinanza di questo secondo incontro all’approdo del G20 nella capitale argentina (30 novembre), tuttavia, ha portato alla decisione di rivedere il calendario Comnebol per ovvi motivi di ordine pubblico. Proprio per ragioni di sicurezza, il patron del River Rodolfo D’Onofrio e quello del Boca Daniel Angelici hanno poi preferito negare l’accesso allo stadio ai tifosi ospiti, optando quindi per non interrompere una “tradizione” che ormai da cinque anni vede il derby riservato ai soli sostenitori di casa. Una sconfitta per Macrì, che aveva invitato i club a valutare la possibilità di aprire le porte ai visitantes; un sospiro di sollievo per il primo cittadino di Buenos Aires Horacio Rodrìguez Larreta, che aveva invece già provveduto a vietare l’utilizzo di Plaza de la Republica e del suo obelisco per i festeggiamenti del titolo. “Come facciamo a togliere posti ai nostri tifosi per ospitare quelli avversari? Ci ammazzano!” ha spiegato D’Onofrio affossando le rassicurazioni del ministro per la Sicurezza Patricia Bullrich, che negli scorsi giorni aveva al contrario sostenuto la capacità dello Stato di “garantire la sicurezza in entrambi gli stadi e mostrare un’immagine di normalità del Paese”.
Guerra di quartiere – Per Andrés Calamaro, il più famoso cantautore d’Argentina, “la finale della Coppa Libertadores è importante quanto l’affondamento del Titanic“, anche Putin sarà sugli spalti e il centrocampista dello Zenit Leonardo Paredes (ex Boca) si sarebbe fatto espellere volutamente pur di tornare a casa per il Superclásico. Insomma, gli unici scontenti sembrano essere i membri della comunità ebraica bonaerense: l’osservazione dello shabbat, infatti, impedisce loro di andare allo stadio il pomeriggio del sabato. Per capire il motivo di tanta attesa (e di tanto odio) bisogna però scavare alle radici dei due club, all’origine di una rivalità unica e viscerale. River Plate e Boca Juniors nascono entrambe nel barrio de La Boca, rispettivamente nel 1901 e nel 1905, ma la guerra fra le due società divampa a cavallo fra gli anni ’20 e ‘30, quando i primi decidono di lasciare la zona del porto per trasferirsi nel più ricco quartiere di Nunez. Per gli Xeneizes (Genovesi, in ricordo delle origine italiane dei padri fondatori) del Boca è una coltellata nel fianco: l’accusa è di aver tradito le comuni ascendenze proletarie e di aver venduto il futbol alla causa della borghesia. Da lì, il marchio infamante di Millonarios accompagnerà per sempre il River. Ricchi e votati all’estetica del gioco questi, poveri e inebriati dalla garra latina gli altri: il duello fra le due società trascende presto i campi da gioco per trasformarsi in uno conflitto ideologico, quasi religioso. Dividendosi il podio del campionato argentino, Boca e River si sono affrontate a suon di campioni del calibro di Maradona e Sivori, di Riquelme e Crespo. Ma accanto allo sport, fra le pagine dei periodicos ha sempre fatto capolino anche l’inchiostro della cronaca. Come nel maggio 2015, quando i tifosi Xeneizes intossicarono i giocatori del River con dello spray al peperoncino costringendo al ricovero ben quattro avversari.
Le storie in campo – Tra le due finali troverà spazio la pausa nazionali – il ct albiceleste Lionel Scaloni si è affrettato a specificare che non convocherà nessuno degli atleti coinvolti – ma, soprattutto, scorreranno decine di storie sudamericane. A cominciare da quelle dei due allenatori, El Mellizzo Barros Schelotto per il Boca Juniors e Marcelo Gallardo per il River Plate, bandiere in campo ora pronte a sfidare la storia dei rispettivi club per diventare leggende. El Muneco, tuttavia, non siederà sulla panchina dei Millonarios. Squalificato per quattro giornate dopo essere sgattaiolato negli spogliatoi nella semifinale contro il Gremio nonostante fosse già espulso, il tecnico è stato sanzionato poi con il daspo per aver comunicato con i suoi tramite una radio portatile. Quest’ultima punizione, però, riguarda solo l’incontro di andata alla Bombonera. “Una finale Boca-River sarebbe un sogno. Ma se perdi devi lasciare il Paese” aveva invece commentato una vecchia conoscenza del calcio italiano, Mauro Zarate. L’ex funambolo di Lazio, Inter e Fiorentina veste ora la casacca boquense e proprio il recente passaggio ai gialloblù ha garantito a lui – cresciuto nel Veléz Sansfield – la rottura dei ponti con la famiglia e indirizzato alla moglie numerose minacce di morte. Fra i suoi compagni troviamo poi il figliol prodigo Carlos Tevez e Dario Benedetto, che gli Xeneizes li ha tatuati (letteralmente) sulla pelle. Nell’angolo opposto, invece, accanto al portiere Franco Armani – titolare nella Selección ai Mondiali di Russia dopo gli orrori di Caballero – brilla il talento di Exequiel Palacios, caudillo del centrocampo nonostante i soli 20 anni, e di Rafael Borré, rapido attaccante fra i più promettenti prospetti colombiani.
Nessun pronostico – Troppe le emozioni in gioco per poter azzardare previsioni su un incontro destinato a segnare il punto di non ritorno per una rivalità la cui mistica si sta per decidere nell’ultima edizione a “due finali” di una Coppa Libertadores pronta ad accogliere dal prossimo anno la formula europea della partita secca in campo neutro. E proprio in questa imprevedibilità ribolle il fascino del Superclásico, un evento tanto unico da meritare l’ingresso nella lista delle 50 cose da fare prima di morire stilata dal The Observe alcuni anni fa. La partita del secolo: una doppia sfida che sa già di apocalisse.
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Lega Pro, Francesco Ghirelli presidente e l’attrice Cristiana Capotondi vice: “Stupirà tutti”
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Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - Ail - Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma rinnova la storica campagna dedicata alle Uova di Pasqua, con l’obiettivo di unire ciò che è divenuto un simbolo dell’Associazione, il racconto delle storie dei pazienti e l’impegno sociale di Ail. E lancia la nuova campagna di comunicazione integrata 'Un Uovo per la Vita' dedicata all’iniziativa Uova di Pasqua, affidata a Lateral, Studio di Branding & Comunicazione guidato da Federica Bello e Francesco Fallisi, con la direzione creativa di Francesco Fallisi e Simona Angioni. L’iniziativa 'Uova di Pasqua Ail', in programma nei giorni 4, 5 e 6 aprile in tutta Italia, storico appuntamento con la solidarietà promosso dall’Associazione che da oltre 55 anni è al fianco dei pazienti ematologici e delle loro famiglie, viene realizzata da 32 anni grazie al contributo di migliaia di volontari e all’opera delle sue 83 sezioni Ail provinciali. La manifestazione ha permesso in tanti anni di sostenere e mettere in campo importanti progetti di Ricerca Scientifica e Assistenza e ha contribuito a far conoscere i rilevanti progressi e i risultati ottenuti nel trattamento dei tumori del sangue.
La campagna, che si articola su più media, ha la sua massima espressione nello storytelling dello spot video. Un film che attraverso una serie di ritratti emozionanti mostra il valore solidale che simboleggia l’Uovo di Pasqua Ail. Il momento più toccante si manifesta nel ritratto finale, che ritrae una paziente ematologica, sottolineando il significato profondo rappresentato dalla scelta di un Uovo di Pasqua Ail. "Per chi affronta un tumore del sangue, quest’uovo non è solo un simbolo pasquale, ma rappresenta la speranza e un futuro oltre la malattia" afferma Rita Smoljko, Responsabile Comunicazione Ail.
"Attraverso questa campagna - spiega Daniele Scarpaleggia, coordinatore del progetto - vogliamo trasmettere un messaggio di solidarietà e di vicinanza ai pazienti e alle loro famiglie. L’Uovo di Pasqua Ail è un piccolo grande gesto che può fare la differenza per chi sta affrontando un momento difficile". Ail - ricorda una nota - da oltre 55 anni mette al primo posto il paziente con tumore del sangue e il sostegno alla ricerca scientifica. I risultati negli studi scientifici e le terapie innovative sempre più efficaci e mirate, hanno determinato grandi miglioramenti nella diagnosi e nella cura dei pazienti ematologici, adulti e bambini.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Gaza, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - "Il rapporto delle Nazioni Unite sugli atti di genocidio contro il popolo palestinese conferma ciò che è accaduto sul terreno: un genocidio e la violazione di tutti i principi umanitari e legali". Lo ha detto all'Afp il portavoce del movimento islamico, Hazem Qassem.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Premio Film Impresa è pronto a tornare per il terzo anno consecutivo. La conferenza stampa di presentazione avrà luogo il 17 marzo, alle 11, alla Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. Il Premio - la cui terza edizione si terrà il 9, 10 e 11 aprile sempre alla Casa del Cinema - è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria con il supporto di Confindustria. Divenuto ormai un vero hub culturale e luogo d’incontro di riferimento, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa e delle persone che vi lavorano. Creatività, visione, coraggio, tradizione, appartenenza al territorio, innovazione e sostenibilità sono i protagonisti dei prodotti audiovisivi, dei cortometraggi e dei mediometraggi candidati che saranno selezionati da una giuria presieduta quest’anno da Caterina Caselli.
Alla conferenza stampa di lancio, che annuncerà i nomi di tutti i componenti della giuria e anche il dettaglio del programma degli eventi del Pfi, prenderanno parte il presidente del Premio Film Impresa Giampaolo Letta, il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, il direttore artistico del Premio Mario Sesti e la presidente di Giuria Caterina Caselli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende partner, e interverrà anche Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio. La terza edizione del Premio Film Impresa si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Roma Capitale e Rai Teche, e della collaborazione di Confindustria, Anica, Una e Fondazione Cinema per Roma. L'iniziativa è realizzata in partnership con Almaviva, Edison Next, Umana e UniCredit, e con il supporto tecnico di Spencer & Lewis, D-Hub Studios, Ega e Tecnoconference Europe. Media partner dell'evento sono Il Messaggero, Prima Comunicazione e Adnkronos.