Il pm di Roma Francesco Dall’Olio ha chiesto 10 mesi di reclusione per la sindaca di Roma Virginia Raggi, imputata nel processo sulle nomine in Campidoglio. Attenuanti generiche per la prima cittadina. Prima dell’inizio della requisitoria l’aggiunto Paolo Ielo aveva chiesto alla corte l’acquisizione del codice etico M5S vigente nel 2016 che prevedeva in caso di indagine penale a carico di un ‘portavoce’ la sua ineleggibilità o, se già eletto, le dimissioni. Per il magistrato la prima cittadina “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016” perché se avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe incorsa in un’inchiesta e “in base al codice etico allora vigente negli M5S, avrebbe dovuto dimettersi“. “Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello – ha spiegato Ielo – l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata in un fascicolo penale, ndr) rischiava il posto è per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio del 2017″.
La prima cittadina sul punto ha replicato nelle dichiarazioni spontanee: “Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato. Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”. L’esponente M5S è imputata per aver dichiarato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, di aver deciso, lei sola, ogni dettaglio della nomina a capo della direzione Turismo di Renato Marra, senza consultare il fratello del candidato (Raffaele) che all’epoca era capo del personale. La circostanza sarebbe smentita dalle chat in cui Raggi rimprovera l’ex capo del personale per l’aumento di stipendio a Renato Marra. Per la stessa vicenda Raffaele Marra risponde di abuso di ufficio in un processo a parte.
Prima dell’inizio della requisitoria in aula era stata sentita Carla Romana Raineri, giudice della Corte d’Appello di Milano, ex capo di Gabinetto della prima cittadina capitolina. “Marra aveva un fortissimo ascendente su Raggi. Lo chiamavano Rasputin, laddove la sindaca era paragonabile alla zarina. Chiunque si fosse messo di traverso avrebbe fatto una pessima fine” ha dichiarato in aula la teste descrivendo in questa maniera il rapporto fra la sindaca di Roma, Virginia Raggi e il suo ex direttore delle Risorse Umane, Raffaele Marra. “Il Gabinetto – aveva detto la giudice – era un guscio vuoto in cui le deleghe venivano esportate altrove, verso due soggetti come Salvatore Romeo e Raffaele Marra”. Raineri ha raccontato anche che “ogni qualvolta manifestavo alla sindaca una necessità operativa, mi venva detto sistematicamente ‘parli col dottor Marra’”. Raggi è imputata per falso documentale in relazione alle nomine dirigenziali effettuate a cavallo fra l’ottobre e il novembre del 2016.
“La deposizione di Carla Raineri a tratti mi è sembrata surreale. In questo processo si parla di un mio presunto falso e per quatto ore abbiamo ascoltato parole simili a gossip. Non ho mai risposto alle interviste rilasciate, a volte mordendomi la lingua, per le cose palesemente false affermate” ha affermato la sindaca di Roma nel corso di dichiarazioni spontanee. La prima cittadina ha preso la parola dopo la lunga audizione dell’ex capo di gabinetto del Comune. “Non conoscevo la dottoressa Raineri e mi era sembrata una persona molto preparata – aveva aggiunto – per me era una opportunità avere un magistrato di primaria importanza come capo di Gabinetto. Anche se trovai subito strano il fatto che quando ci hanno presentate disse, ‘non ti preoccupare staro’ qui al massimo 1 anno, 1 anno e mezzo“. “Ricordo che quando, alla fine di agosto del 2016, arrivò il parere dell’Anac sul tipo di inquadramento contrattuale dell’allora capo di gabinetto, Carla Raineri mi disse: “Io non sono venuta da Milano per prendere 130 mila euro”. Secondo Raggi l’ex capo di gabinetto “ne faceva una questione di soldi, unicamente di soldi. Già il 2 settembre la Raineri ha iniziato a scrivere al Comune di Roma per chiedere di rinunciare agli emolumenti percepiti dall’entrata in carica fino alle dimissioni. Aveva questa urgenza di restituire il compenso, a cui aveva pienamente diritto”. Sabato mattina, a partire dalle 11, si ritorna in aula per repliche, controrepliche, camera di consiglio e quindi la sentenza. A Virginia Raggi è contestato l’articolo 479 del codice: “Il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto (1)nell’esercizio delle sue funzioni (2), attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’articolo 476” ovvero da uno a sei anni. In caso di condanna la Raggi dovrà lasciare la poltrona di sindaca. Oggi il capo politico, Luigi Di Maio, ha ricordato che il “codice di comportamento parla chiaro”.
Giustizia & Impunità
Processo nomine, la procura di Roma chiede 10 mesi per Virginia Raggi
La prima cittadina è imputata per falso documentale in relazione alle nomine dirigenziali effettuate a cavallo fra l’ottobre e il novembre del 2016. In aula l'aggiunto Ielo aveva detto: "Mentì per evitare le dimissioni". Sentenza prevista sabato 10 novembre
Il pm di Roma Francesco Dall’Olio ha chiesto 10 mesi di reclusione per la sindaca di Roma Virginia Raggi, imputata nel processo sulle nomine in Campidoglio. Attenuanti generiche per la prima cittadina. Prima dell’inizio della requisitoria l’aggiunto Paolo Ielo aveva chiesto alla corte l’acquisizione del codice etico M5S vigente nel 2016 che prevedeva in caso di indagine penale a carico di un ‘portavoce’ la sua ineleggibilità o, se già eletto, le dimissioni. Per il magistrato la prima cittadina “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016” perché se avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe incorsa in un’inchiesta e “in base al codice etico allora vigente negli M5S, avrebbe dovuto dimettersi“. “Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello – ha spiegato Ielo – l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata in un fascicolo penale, ndr) rischiava il posto è per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio del 2017″.
La prima cittadina sul punto ha replicato nelle dichiarazioni spontanee: “Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato. Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”. L’esponente M5S è imputata per aver dichiarato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, di aver deciso, lei sola, ogni dettaglio della nomina a capo della direzione Turismo di Renato Marra, senza consultare il fratello del candidato (Raffaele) che all’epoca era capo del personale. La circostanza sarebbe smentita dalle chat in cui Raggi rimprovera l’ex capo del personale per l’aumento di stipendio a Renato Marra. Per la stessa vicenda Raffaele Marra risponde di abuso di ufficio in un processo a parte.
Prima dell’inizio della requisitoria in aula era stata sentita Carla Romana Raineri, giudice della Corte d’Appello di Milano, ex capo di Gabinetto della prima cittadina capitolina. “Marra aveva un fortissimo ascendente su Raggi. Lo chiamavano Rasputin, laddove la sindaca era paragonabile alla zarina. Chiunque si fosse messo di traverso avrebbe fatto una pessima fine” ha dichiarato in aula la teste descrivendo in questa maniera il rapporto fra la sindaca di Roma, Virginia Raggi e il suo ex direttore delle Risorse Umane, Raffaele Marra. “Il Gabinetto – aveva detto la giudice – era un guscio vuoto in cui le deleghe venivano esportate altrove, verso due soggetti come Salvatore Romeo e Raffaele Marra”. Raineri ha raccontato anche che “ogni qualvolta manifestavo alla sindaca una necessità operativa, mi venva detto sistematicamente ‘parli col dottor Marra’”. Raggi è imputata per falso documentale in relazione alle nomine dirigenziali effettuate a cavallo fra l’ottobre e il novembre del 2016.
“La deposizione di Carla Raineri a tratti mi è sembrata surreale. In questo processo si parla di un mio presunto falso e per quatto ore abbiamo ascoltato parole simili a gossip. Non ho mai risposto alle interviste rilasciate, a volte mordendomi la lingua, per le cose palesemente false affermate” ha affermato la sindaca di Roma nel corso di dichiarazioni spontanee. La prima cittadina ha preso la parola dopo la lunga audizione dell’ex capo di gabinetto del Comune. “Non conoscevo la dottoressa Raineri e mi era sembrata una persona molto preparata – aveva aggiunto – per me era una opportunità avere un magistrato di primaria importanza come capo di Gabinetto. Anche se trovai subito strano il fatto che quando ci hanno presentate disse, ‘non ti preoccupare staro’ qui al massimo 1 anno, 1 anno e mezzo“. “Ricordo che quando, alla fine di agosto del 2016, arrivò il parere dell’Anac sul tipo di inquadramento contrattuale dell’allora capo di gabinetto, Carla Raineri mi disse: “Io non sono venuta da Milano per prendere 130 mila euro”. Secondo Raggi l’ex capo di gabinetto “ne faceva una questione di soldi, unicamente di soldi. Già il 2 settembre la Raineri ha iniziato a scrivere al Comune di Roma per chiedere di rinunciare agli emolumenti percepiti dall’entrata in carica fino alle dimissioni. Aveva questa urgenza di restituire il compenso, a cui aveva pienamente diritto”. Sabato mattina, a partire dalle 11, si ritorna in aula per repliche, controrepliche, camera di consiglio e quindi la sentenza. A Virginia Raggi è contestato l’articolo 479 del codice: “Il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto (1)nell’esercizio delle sue funzioni (2), attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’articolo 476” ovvero da uno a sei anni. In caso di condanna la Raggi dovrà lasciare la poltrona di sindaca. Oggi il capo politico, Luigi Di Maio, ha ricordato che il “codice di comportamento parla chiaro”.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
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I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.