“Non ditemi che sono razzista ma era una negra che in fatto di integrazione ha capito tutto”. Così l’assessore all’Urbanistica di Trieste, Luisa Polli, ha definito su Facebook una ragazza che, a suo dire, ha offeso e spinto la madre 84enne dell’assessore mentre si trovava a bordo di un autobus cittadino. Il post, come riporta Triestecafe.it, è sparito dalla piattaforma dopo mezz’ora. Ma ne è rimasta traccia online.
“Stamane mia mamma, 84 anni, su un autobus linea 42 diretto verso il centro chiede unitamente ad un’altra persona anziana ad una mamma con passeggino messo in mezzo al corridoio e che giocava con il cellulare di metterlo in sicurezza nell’apposito spazio consentendo così anche il passaggio per chi doveva scendere”, ha scritto l’assessore, candidata tra le fila della Lega nel capoluogo giuliano alle Comunali del 2016. “Risposta? Eccola: vafancul@, vafancul@, vafancul@ …a ripetizione. Quando scende in via Ghega mia mamma viene volutamente spinta da questa mamma-fenomeno… per fortuna non è caduta e ha segnalato all’autista”, si legge ancora nel suo racconto. “La mamma-fenomeno? Non ditemi che sono razzista ma era una negra che in fatto di integrazione ha capito tutto e che è di fulgido esempio per il bambino che era in passeggino e sicuramente applicherà questi preziosi insegnamenti in asilo e a scuola!”.
A denunciare la rimozione del post è stata la stessa Polli: “Il mio post su mia mamma è stato segnalato… quanta ipocrisia”, ha dichiarato sul suo profilo Facebook. Una delle ipotesi è che sia stato indicato come “Discorso di incitazione all’odio” da parte di un utente. Come si legge negli Standard della community del social network, infatti, non sono permessi “discorsi di incitazione all’odio perché creano un ambiente di intimidazione ed esclusione e, in alcuni casi, possono promuovere violenza reale. Definiamo i discorsi di incitazione all’odio come un attacco diretto alle persone sulla base di aspetti tutelati a norma di legge, quali razza, etnia, nazionalità di origine, religione, orientamento sessuale, casta, sesso, genere o identità di genere e disabilità o malattie gravi”.