Non sono stato ovviamente alla manifestazione Sì Tav di sabato scorso a Torino. Un mio amico giornalista che invece c’è andato in qualità di “infiltrato”, mi ha raccontato di migliaia e migliaia di persone sotto diverse bandiere (dalla destra tenera, cioè il Pd, all’estrema destra, ma quella vera) che hanno manifestato a favore del treno veloce. Perché oramai i treni o sono veloci (e cari) o non sono. E già qui ci sarebbe da discutere, viste le condizioni in cui versano gli altri treni in Italia.

Non ci sono andato ma mi immagino lo scenario perché sono anni che mi ci confronto: gente che si riempie la bocca di vocaboli come Lavoro o Sviluppo , e di locuzioni come Decrescita infelice (usata dallo stesso Sergio Chiamparino a proposito proprio di Tav), laddove non è che esista nelle loro teste una decrescita che non sia infelice.

Scommetto che nessuno o quasi dei partecipanti alla manifestazione sapesse qualcosa circa il fatto che la Tav la si voglia realizzare “a prescindere” come direbbe Totò: prima come trasporto persone; poi, poiché così era ingiustificabile, come trasporti merci. Poi, visto che i numeri del traffico merci non la giustificano, ecco ignorare i numeri stessi, pur di giustificarla.

Scommetto che nessuno sapeva, perché la gente ascolta solo chi queste cose non gliele dice e comunque non si vuole informare. Nessuno sapeva ma era lì, a gridare o a mostrare il cartello Lavoro oppure Sviluppo. Parole che sono dei mantra, che la gente scandisce senza comprenderne neppure il reale significato. Lavoro. Un lavoro purchessia dunque? Come quello della bassa manovalanza (quasi sempre straniera) che opera nel campo edile? Il lavoro sempre e comunque, anche quando distrugge il territorio ed inquina l’ambiente, come accade nella già massacrata Val Susa? Il lavoro sempre e comunque, come quello dell’industria delle armi, o quello dell’Ilva di Taranto oppure quello di Portovesme?

Lo sviluppo. Ma hanno mai cercato questi di comprenderne il significato? È sviluppo quello che realizza un’opera che comporta un ulteriore dissesto idrogeologico in un paese fragile e già disastrato come il nostro? Dove si contano i morti ad ogni sempre più ricorrente alluvione? E’ sviluppo destinare miliardi di euro per distruggere piuttosto che per risanare? E poi ancora: sviluppo. Ma lo sa questa gente (e qui mi scuso per il mio citare un concetto un tantino ostico…) che già adesso la nostra impronta ecologica di italiani non è compatibile con un futuro sostenibile?

Lo sanno tutto questo gli accesi Sì Tav o parlano per dare aria alla bocca mandando il cervello in vacanza? Possibile che si facciano infinocchiare dalle parole dei mass media e dei politici senza approfondirne il significato? Che poi, a ben vedere, è lo stesso che accade con il tema dei migranti. Mass media e politici parlano alla pancia della gente, non al cervello, e la gente abbocca ed il consenso sale e premia: una brutta recita quella a cui assistiamo. “Mala tempora currunt, sed peiora parantur”, “Corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori” dicevano i saggi latini.

Non sono stato alla manifestazione del 10 novembre. Andrò a quella No Tav dell’8 dicembre, non pilotata da alcuna forza politica, non supportata dai mass media, non succube di alcun potere economico.

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