Nella legge di Bilancio non c'è traccia del contributo per l’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello voluto dalla Nobel per la Medicina e che svolge ricerche sulle principali patologie cerebrali. La Fondazione: "La mancata riconferma dopo 10 anni porterebbe alla impossibilità di mantenere la struttura". Governo rassicura: "Ci sarà emendamento"
Sarà presentato alla Camera un emendamento con le risorse necessarie per evitare il licenziamento di 60 giovani ricercatori dell’Ebri, l’istituto di ricerca fondato dal premio Nobel Rita Levi Montalcini. Ne danno notizia il presidente, Antonino Cattaneo, ed il direttore generale, Giuseppe Nisticò, che stamane avevano lanciato un appello al Presidente della Repubblica affinché fosse scongiurata la chiusura della prestigiosa istituzione scientifica. Cattaneo e Nisticò, in un comunicato diffuso in serata, esprimono soddisfazione “per aver ricevuto dal governo ampie assicurazioni”.
Erano stati gli stessi vertici dell’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello (Ebri) voluto e fondato da Rita Levi Montalcini a lanciare l’allarme: “Così rischiamo la chiusura“, rilevano i ricercatori dell’Istituto, che hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “perché intervenga affinché il Parlamento discuta ed approvi un emendamento alla legge di bilancio che mantenga in vita l’Ebri”.
È in gioco la sopravvivenza del centro di ricerca internazionale voluto dalla Nobel per la Medicina del 1986, “nel cui comitato scientifico hanno figurato negli ultimi anni ben 5 Premi Nobel e che svolge ricerche su i meccanismi delle principali patologie del cervello (Alzheimer, Parkinson, dolore cronico, malattie genetiche rare, disturbi dello spettro autistico, patologie oculari degenerative) sviluppando brevetti e candidati farmaci”, rivendica in una nota la Fondazione.
“Attraverso i brevetti e con i finanziamenti competitivi ottenuti dalle istituzioni internazionali e dalla Commissione europea – continua il comunicato – l’Ebri si autofinanzia, coprendo metà del fabbisogno. La mancata riconferma del contributo straordinario per l’Ebri, ricevuto negli ultimi 10 anni, porterebbe alla impossibilità di mantenere la struttura con cui portare avanti i progetti in corso, con conseguenze quali la restituzione dei finanziamenti ricevuti dall’estero, il licenziamento dei ricercatori, l’interruzione di dottorati di ricerca e tesi di laurea e i mancati rinnovi di borse di studio per i giovani ricercatori”, denuncia l’Istituto.
Il direttore generale, Giuseppe Nisticò, sottolinea che “nonostante i successi, oggi l’Ebri vive una fase delicata in quanto dovrebbe essere assicurata dal governo la continuità dei finanziamenti necessari per condurre le ricerche già approvate dalla Commissione Ue e da altri prestigiosi organismi internazionali”. “Sarebbe insensato, per la nostra società – prosegue Nisticò – disperdere questo capitale di conoscenza e sviluppo, nato dalla volontà e dalla visione del nostro premio Nobel, e valorizzato e sviluppato dai nostri giovani ricercatori che lo Stato considera invisibili“.
Il presidente della fondazione Ebri, Antonino Cattaneo, è convinto che “nel medio termine Ebri si renderà autosufficiente, attraverso lo sfruttamento di una ricerca pipeline di brevetti generati dal lavoro svolto dai suoi giovani ricercatori, contribuendo alla conoscenza ed alla soluzione di gravissime patologie che affliggono la nostra società”. “Ma questo ciclo virtuoso di traslazione dei risultati della ricerca di base, già ben avviato dall’Ebri, deve essere sostenuto, senza interrompere la continuità del contributo pubblico”, aggiunge Cattaneo.