La procura di Perugia ha chiuso le indagini a carico del pm di due dirigenti della polizia Postale e un consulente tecnico per una vicenda nata da alcuni esposti presentati da Giulio Occhionero, già condannato a cinque anni di carcere a Roma per aver spiato migliaia di caselle di posta elettronica e carpito notizie e dati sensibili anche da siti istituzionali
L’ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, due dirigenti della polizia Postale e un consulente tecnico rischiano di finire sotto processo a Perugia per una vicenda nata da alcuni esposti presentati da Giulio Occhionero, già condannato a cinque anni di carcere a Roma per aver spiato migliaia di caselle di posta elettronica e carpito notizie e dati sensibili anche da siti istituzionali. L’imputato, tramite la difesa, aveva chiesto al pubblico ministero di astenersi, ma anche il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, lo aveva lasciato al suo incarico. Lo scorso dicembre ai carico dei fratelli Occhionero era stato aperto un altro fascicolo.
I pm umbri, che hanno competenza ad indagare sui colleghi romani, hanno notificato agli indagati l’atto di chiusura delle indagini. Nei confronti del magistrato, titolare a Roma del procedimento a carico di Occhionero e della sorella Francesca Maria, i pm di Perugia contestano i reati di omissione di atti di ufficio e falso ideologico mentre hanno sollecitato l’archiviazione per il reato di abuso d’ufficio e per un altro episodio di falso. Nei confronti dei due dirigenti della Postale i reati contestati sono di omessa denuncia e falso mentre all’investigatore privato poi diventato consulente tecnico di una società e poi della Procura, il reato contestato è quello di accesso abusivo a sistema informatico.
Nell’atto di conclusione delle indagini i pm umbri, in relazione alla condotta di Albamonte, scrivono che nell’ambito delle attività di indagini sugli Occhionero dopo avere “valutato la comunicazione di notizia di reato della Postale e la successiva nota del 1 giugno del 2016, ometteva di procedere all’iscrizione nel registro degli indagati” del consulente della società Mentat Solutions che aveva redatto un report per un cliente (che aveva subito un attaccato da un malware il 26 gennaio del 2016), poi girato alla Postale. Dal report “emergevano indizi di reati” avendo il consulente messo in atto condotte qualificabili come” illecite accedendo al server di Occhionero. I due dirigenti della polizia Postale “essendo venuti a conoscenza di un reato” hanno omesso, secondo l’accusa, di fare denuncia all’autorità giudiziaria.
All’ex numero uno dell’Anm è contestato anche il reato di falso perchè “redigendo la richiesta di intercettazione al gip, descriveva i fatti e gli elementi di reità emersi – è detto nel capo di imputazione – a carico degli indagati omettendo di rappresentare compiutamente le condotte realizzate dal consulente” anche nella qualità di ausiliario della polizia giudiziaria ed “in particolare omettendo di rilevare che le stesse costituissero reato”. Condotte “illecite per effetto delle quali era stato raccolto e valorizzato dalla polizia giudiziaria il quadro indiziario a carico dei medesimi indagati, in tal modo realizzava un atto ideologicamente falso”.
“La denuncia presentata a Perugia è un atto strumentale da parte di Occhionero per tentare di eliminare dal processo a suo carico il pm Eugenio Albamonte. Consideriamo che già nelle intercettazioni si parla di denunciarlo per estrometterlo dalle indagini e dal processo” dichiara l’avvocato Paolo Galdieri, difensore di Albamonte. “La stessa denuncia presentata ai pm umbri è stata utilizzata da Occhionero per tentare di sospendere il processo – aggiunge il penalista -. Una iniziativa però coltivata invano, visto che in primo grado è stato condannato a cinque anni di reclusione. Il dottore Albamonte avrà, comunque, modo di dimostrare la sua estraneità alle accuse e a ribadire la legittimità e correttezza delle sue condotte“.