Cruciale per la premier inglese l'approvazione dei ministri, fino ad oggi divisi sulla linea da tenere. Per questo, ciascuno dei membri dell'esecutivo verrà sentito separatamente prima della riunione prevista per mercoledì. Altrettanto importante il nodo-tempi: il governo britannico deve infatti riuscire a far approvare in Parlamento un eventuale accordo prima del 29 marzo 2019, data della uscita ufficiale dalla Ue
Una bozza d’intesa tecnica fra i negoziatori di Ue e Regno Unito per superare l’impasse sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord è stata definita nelle scorse ore. Se fino a questo pomeriggio era stata proprio Theresa May a far notare la presenza di alcuni punti irrisolti, ora è la stessa premier inglese a convocare per domani una seduta del governo inglese per sottoporre ai ministri la bozza di accordo.
Se sia o meno la volta buona, dipenderà dal gradimento che il primo ministro inglese riuscirà a raccogliere a Downing Street. May dovrà infatti superare l’ostacolo di un governo e di una maggioranza divisi sia sul negoziato che sugli esiti auspicabili. In particolare sulla questione del confine irlandese, a lungo la questione più spinosa sulla quale raggiungere un compromesso. Il testo provvisorio dell’accordo, riporta la Bbc citando fonti del governo di Londra, è stato approvato a livello tecnico dai negoziatori britannici ed europei, al termine di un’intensa trattativa. Il Sun riferisce che in vista della riunione di governo di domani, ciascun ministro è stato convocato questa sera per un colloquio individuale con la premier.
Del resto, lo spettro di un no-deal continua ad aleggiare. Poco prima della riunione il numero 2 del governo, David Lidington, aveva affermato ai microfoni della Bbc che un accordo è “vicino” e raggiungere un’intesa entro mercoledì è “sempre possibile ma per niente certo”. La data del 14 novembre è da molti considerata cruciale affinché possa tenersi un summit Ue entro la fine del mese sull’accordo finale di divorzio. In caso contrario, la firma dell’accordo slitterebbe al summit ordinario dell’Ue, in programma per il 13 dicembre, riducendo drammaticamente il tempo a disposizione di May per far approvare poi quell’intesa dal Parlamento britannico prima della data di uscita, il 29 marzo del 2019.
Ma potrebbe esserci un’alternativa: il tabloid The Sun sostiene che Downing Street abbia un piano B per convincere Bruxelles a organizzare una riunione verso il 4 e 5 dicembre. Il calendario inizialmente prevedeva che i negoziati terminassero prima del summit Ue di metà ottobre, ma i colloqui si sono arenati sul nodo del confine irlandese, con il rischio di ritorno di una frontiera fisica fra l’Irlanda, che è un membro dell’Ue, e la regione britannica dell’Irlanda del Nord, che dovrebbe invece sottostare alla Brexit. “Lavoriamo duro, tutta la notte, per fare passi avanti sui problemi che restano, che sono importanti”, ha dichiarato May lunedì sera nella City di Londra, chiarendo però che non accetterà un accordo “a qualunque costo”.
May deve ottenere sia il sostegno dei suoi ministri sia un voto favorevole del Parlamento, il che non è affatto scontato visto che i deputati del suo partito sono più che divisi sulla linea da seguire e il suo alleato di governo nordirlandese Dup ha minacciato di votare contro se non trovasse soddisfacente. l’accordo Alla base dei disaccordi la preoccupazione dei ministri pro Brexit che May acconsenta alle richieste dell’Ue sui punti cruciali della questione del confine irlandese. Londra suggerisce che il Regno Unito possa temporaneamente rimanere allineato con le regole commerciali Ue, ma vuole poi riservarsi il diritto di uscire da questo accordo. Bruxelles, invece, è pronta ad accettare questa ipotesi solo se nell’accordo di ritiro viene messa per iscritto un’opzione da ultima spiaggia in base alla quale l’Irlanda del Nord potrebbe rimanere nel mercato unico europeo mentre il Regno Unito ne uscirebbe. Secondo il Daily Telegraph, diversi ministri euroscettici, fra cui quello della Brexit Dominic Raab, hanno chiesto alla premier di respingere le richieste di Bruxelles, ritenute “inaccettabili”. Per l’ex ministro della Brexit David Davis, Londra dovrebbe essere pronta a un divorzio senza accordo. Il filoeuropeo Jo Johnson invece, fratello di Boris, ma diversamente da lui favorevole al remain‘, dopo le dimissioni dall’esecutivo – venerdì scorso – ha invitato a un nuovo referendum sulla Brexit.
Nel frattempo la Commissione Ue ha pubblicato una lista di misure da adottare con urgenza nel caso in cui diventasse “probabile” lo scenario di un no-deal. Il testo “espone un numero limitato di azioni d’emergenza da attuare se divenisse probabile l’uscita del Regno Unito senza un accordo”, ha spiegato il vice presidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, parlando in conferenza stampa a Strasburgo. Fra le misure proposte, quella di viaggi nell’Ue senza visto per i cittadini britannici, ma solo a patto che Londra garantisca misura analoga per i cittadini Ue che viaggino nel Regno Unito.