Il rapporto del Fondo monetario internazionale: "Improbabile che i pensionamenti provocati da 'quota 100' creino altrettanti posti di lavoro. E in caso di shock anche modesti come il rallentamento della crescita, aumenterebbero i rischi per l'Italia" che potrebbe essere costretta "a un grande consolidamento fiscale"
Una crescita dell’1 per cento da oggi al 2020. Un deficit nel 2019 al 2,75 per cento del Pil, in crescita negli anni successivi a meno che non si aumenti l’Iva o si trovino altre misure del genere. L’incertezza sulle misure cardine della manovra finanziaria, come reddito di cittadinanza e flat tax, per via dello spread troppo alto. E la “improbabilità” che i pensionamenti prodotti dalla riforma producano altrettanti posti di lavoro. E’ la cartella clinica dell’Italia firmata dal Fondo Monetario Internazionale che ha varato il rapporto preparatorio all’Article IV. Un dossier che esce nel giorno in cui è attesa la lettera di risposta del governo di Roma alla Commissione europea che ha chiesto modifiche al piano di programmazione di bilancio.
La relazione dice tra l’altro che “la materializzazione di shock avversi anche modesti” sull’Italia, “come il rallentamento della crescita o l’incremento degli spread, aumenterebbe il debito, aumentando il rischio che l’Italia possa essere costretta a un grande consolidamento fiscale mentre l’economia si indebolisce”, e “questo potrebbe trasformare un rallentamento in una recessione”. Riguardo alla manovra in deficit, prosegue l’Fmi, “lo stimolo programmato comporta notevoli rischi al ribasso in quanto lascerebbe l’Italia molto vulnerabile“. I “problemi chiave” dell’economia italiana sono “la bassa crescita” del Pil e “la debolezza” della situazione sociale. “I redditi personali reali sono al livello di due decenni fa“, rilevano i tecnici del Fmi, e la disoccupazione è stata “vicina al 10 per cento” nell’ultimo periodo, con “l’emigrazione dei cittadini italiani vicina a un massimo in cinque decadi”. Per questo “l’accento posto dalle autorità sulla crescita e l’inclusione sociale” è “il benvenuto”, ma “per aumentare la crescita e aiutare chi è rimasto indietro”, dall’Fmi raccomandano “un pacchetto di riforme strutturali, il consolidamento fiscale basato su misure di alta qualità e il rafforzamento del bilancio bancario“.
In particolare, sui numeri, il Fmi dice che la crescita dell’Italia sarà dell’1 per cento per i prossimi due anni o poco più, ma poi dimunirà. Quanto al deficit (che il governo nelle sue previsioni fissa al 2,4), per il Ffondo può essere stimato al 2,8-2,9 “a meno che non ci sia ampio sostegno politico per attivare la clausola di salvaguardia sull’Iva o per trovare misure compensative“. Anche se, rileva il Fmi questa cosa “si è però rivelata difficile da attuare in passato”. Il Fondo stima che il debito pubblico rimarrà intorno al 130 per cento del Pil nei prossimi 3 anni. Per l’Fmi “saranno necessari ulteriori aggiustamenti di bilancio solo per stabilizzare il debito”, alla luce del previsto aumento dei tassi di interesse e della spesa pensionistica.
Il Fondo parla anche delle cosiddette “misure di stimolo” previste nella manovra del governo. L’effetto, si spiega, “sarebbe incerto nei prossimi due anni e probabilmente negativo nel medio periodo, se gli spread continuassero a restare a livelli elevati“. Il Fmi spiega che l’atteso impatto “rischia di essere controbilanciato dal continuo rialzo degli spread“, con un effetto “ambiguo” nel breve e “probabilmente negativo” nel medio periodo.
Capitolo riforma Fornero. I cambiamenti delle pensioni previsti dal governo, ovvero la quota 100, per il Fondo Monetario “aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, imporrebbero pesi ancora maggiori sulle generazioni più giovani, lascerebbero meno spazio per politiche per la crescita e porterebbero a minori tassi di occupazione tra i lavoratori più anziani”. “E’ improbabile – conclude l’Fmi – che l’ondata di pensionamenti creerebbe altrettanti posti di lavoro per i giovani”. E dunque il Fondo conferma come sia “urgente razionalizzare i vari eccessi nel sistema”.