A distanza di pochi mesi sono tornato a Malpensa, nell’aeroporto dove mesi fa avevo denunciato assieme al sindacato Cub il pesante precariato, la filiera delle cooperative e l’abuso dei contratti somministrati. Con Renzo Canavesi avevamo mostrato (ci sono ancora i video) i tabulati dove le caselle del lavoro a tempo determinato sono vere e proprie caselle di contratti necessari, quindi a tempo indeterminato.

Da allora ad oggi abbiamo un decreto dignità che a questo punto non consentirà più a nessuno di bypassare i contratti pieni con contratti a tempo o… light. A Malpensa c’è un sistematico sfruttamento di personale che la nuova società – Airport handling – e pure la società di gestione, Sea, fanno finta di non vedere. Soprattutto nella parte Cargo dove operano soggetti come Alha o le cooperative che marcherò a uomo contro ogni tentativo di aggirare gli effetti del Dignità (anche Enac è bene che ci dica qualcosa in merito).

Qualcuno potrebbe dire che le attività degli aeroporti – perché quello che accade a Malpensa accade anche in altri aeroporti – si caratterizzano per la stagionalità quindi per i picchi occupazionali. Non è così. Proprio adesso che Malpensa gira a velocità ordinaria, cioè senza picchi di traffico, la Cub mi ha mostrato (guardate il video che accompagna questo post) l’alto numero di contratti a termine. Ecco, questi contratti devono essere convertiti in contratti a tempo indeterminato e se qualcuno pensa di fare il furbo, oltre alla sacrosanta rivendicazione legale che i lavoratori promuoveranno, da parlamentare pretenderò dagli ispettorati del lavoro controlli rigorosi e report aggiornati.

Malpensa non è una realtà in crisi, quindi non sfrutti i lavoratori: il lavoro low cost è diventato una pessima abitudine. Lo faccio presente soprattutto al presidente di Sea, Pietro Modiano, il quale da poco ha assunto anche l’incarico di presidente in banca Carige: nell’aeroporto che gestisce conta ancora qualcosa o fanno tutto i suoi manager pagati a peso d’oro? I numeri non si fanno sulle vite dei lavoratori. Dignità prima di tutto.

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