Più di ventisei anni per un’assoluzione con formula piena in primo grado. Protagonisti di questa odissera giudiziaria Salvatore Budruni, Giuseppe Ballone, Antonio Martiri e Gervasio Madeddu, tutti di Alghero. I tre, erano finiti sotto inchiesta nel 1991 per un presunto traffico di sostanze stupefacenti, con un’ipotesi della procura che contestava anche l’associazione a delinquere, sono stati assolti dal tribunale di Sassari nel novembre del 2017. A distanza di un anno da quella sentenza, la sezione staccata di Sassari della Corte d’appello di Cagliari ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire a ciascuno di loro 600 euro per ogni anno (circa 63mila euro complessivi). “Questo caso conferma quanta urgenza ci sia di intervenire per garantire ai processi una durata ragionevole, e che non è certo l’annullamento della prescrizione la strada perseguibile per una riforma che vada in questa direzione”, spiega all’Ansa l’avvocato Gabriele Satta, difensore con Franco Luigi Satta di Budruni, Ballone e Martiri, mentre tra i legali di Madeddu c’è l’avvocata Paola Milia.
La vicenda riportata da La Nuova Sardegna prende avvio nel 1991. Per alcuni degli indagati nel dicembre di quell’anno scattano anche le manette. Nel 1995 si celebra l’udienza preliminare, ma il gup di Sassari annulla la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura e rimette gli atti al pubblico ministero, chiedendo ulteriori prove a carico delle persone coinvolte. Il caso finisce nell’oblio sino al 2010, quando la Procura trasmette l’avviso di conclusione delle indagini e chiede di nuovo il rinvio a giudizio per tutti. Un anno dopo il gup accoglie la richiesta e dà il via libera al dibattimento. Dopo sei anni, nel novembre del 2017, vengono tutti assolti. Non completamente soddisfatti della sentenza, i difensori di Salvatore Budruni, Giuseppe Ballone, Antonio Martiri e Gervasio Madeddu presentano un ricorso contro l’eccessiva durata del processo, muovendo dall’assunto che i tempi ragionevoli per un pronunciamento in primo grado è stimato in tre anni. Ai quattro algheresi ne sono serviti ventitré in più.