A gennaio 2019 dovrebbe – in Italia il condizionale è obbligatorio – entrare in vigore la fatturazione elettronica anche in ambito medico. Sono certo che chi ha inventato il sistema non poteva farlo più complesso. La fattura elettronica è un documento in formato digitale (xml) strutturato secondo uno schema codificato e riconosciuto dall’Agenzia delle entrate che si basa sulle specifiche tecniche approvate con il provvedimento n° 89757 del 30/04/2018. Una volta predisposta la fattura elettronica, questa va firmata digitalmente e spedita al Sistema di interscambio, il quale permette lo scambio automatico di informazioni tra l’Agenzia delle entrate e il contribuente, che a sua volta provvederà a recapitarla al destinatario.
Per spedire e ricevere le fatture, a partire si potrà usare la propria posta elettronica certificata (che viene definita “non adatta”), avvalersi di partner tecnologici accreditati dal Sistema di interscambio (pagando fra 10 e 20 euro a fattura), oppure gratis tramite il sito web dell’Agenzia delle entrate (il sistema riuscirà a ricevere un numero elevato di fatture?). In tutti i casi grande perdita di tempo, maggiori difficoltà per il cittadino e maggior aggravio che ricade sul paziente.
È probabile che questo sistema dispendioso e complesso possa far accrescere l’elusione fiscale anche considerando che nella manovra economica si vuole abbassare la detraibilità dal 19% al 17% per le spese mediche. “Dottore, io non ho la posta elettronica, questo sistema è complesso da gestire, lasci perdere la fattura tanto posso detrarre poco e solo nella prossima dichiarazione dei redditi, mi faccia lo sconto, adesso”. Chissà quanti italiani faranno così in un connubio complice. Senza pensare che è proprio di questi giorni la notizia che 562 dipendenti della agenzia delle entrate sono stati accusati di manipolazione dei dati. Il Ministero della Salute vuole i nostri dati sanitari, l’Agenzia delle entrate vuole le nostre fatture sanitarie. Quanta valenza hanno?
Io continuo a pensare che i cittadini possano gestire il loro mondo della salute e della malattia con History Health individualmente. In un “cassetto” del sistema entrerebbero anche le fatture che alla fine dell’anno potranno essere sommate in un conto unico da detrarre – secondo me interamente, visto che il cittadino già paga una quota di assistenza pubblica. Se decide di non usufruirne, ma di spendere di proprio, deve essere autorizzato a detrarne le spese perché riduce in qualche modo la spesa pubblica. Questo sì, sarebbe semplice. Nel rispetto delle regole e della privacy. Per questo ho deciso di accettare l’invito del Garante, Antonello Soro, a Roma. Andrò uno dei prossimi venerdì ad illustrare ancora History Health come feci qualche anno fa.