“La mafia sta sempre un passo avanti. E s’infiltra dove c’è il vuoto normativo”. Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale Antimafia, lancia l’allarme sul gioco online e tira in ballo la politica nella “indispensabile lotta alla mafia”, dopo la maxi-operazione che questa mattina ha portato all’esecuzione di ben 68 provvedimenti restrittivi nei confronti di imprenditori, professionisti, esperti informatici impegnati nel business delle scommesse telematiche per conto delle cosche malavitose siciliane, pugliesi e calabresi. Uno dei riferimenti è alla “sanatoria governativa del 2014 sui bookmaker esteri, che ha permesso al vettore Sks365 (che dopo il cambio di proprietà nel 2017 non ha nulla a che fare con l’indagine, ndr) di rivolgersi ai Martiradonna affinché intervenissero a sostegno degli oltre 1.000 punti vendita divenuti legali”. Un settore liberalizzato quello del gioco online, su cui la “mafia 2.0” quella che “ha sostituito i tecnici informatici ai chimici che lavoravano la droga” si è gettata a capofitto “anche perché le pene sono di gran lunga inferiori alle possibilità di guadagno”. “Implicati” i noti bookmaker esteri Planetwin 265 (fino al 2017), Betaland, Enjoybet, Revolutionbet e Bet1128. Il “settore del futuro, quello delle scommesse telematiche, basato su “circuiti paralleli lecito-illecito” che nel caso specifico ha messo in difficoltà gli investigatori, ma che sembra ormai essere una realtà visto che alcuni dei reati contestati risalgono addirittura al 2012. Solo nella fattispecie, sono state ricostruite attività finanziarie illecite per ben 4,5 miliardi di euro, soldi che “se non cadessero in mano alle mafie potrebbero permettere il rilancio del sud Italia”, mentre al termine delle 80 perquisizioni è stato sequestrato circa 1 miliardo di euro.
I PUNTI VENDITA E IL CO-BANCO – L’indagine, coordinata dalla Dia e portata avanti da Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato e dalle squadre mobili e comitati provinciali locali, ha permesso di ricostruire i vari livelli delle attività illecite. Intanto un livello territoriale, dove le mafie cercavano “i nuovi adepti nelle migliori università” e chiedevano di costruire algoritmi che permettessero di aprire punti vendita e siti online tali da appoggiarsi alle piattaforme tradizionali, così da sovrapporre il giro illecito a quello lecito e eludere la tracciabilità attraverso il pagamento in denaro. E le vincite venivano pagate molto meglio rispetto ai bookmakers tradizionali grazie all’elusione fiscale. Fra i siti più utiizzati Betclu.com, Fullbetter.com, Europabet24.com, Sportbet75.net, Premierwin365.it, Dominobet.it, Futurebet2021.com, Future2bet2021.com. La rete commerciale aveva una struttura gerarchica a catena che vedeva al vertice i cosiddetti ‘master’, ovvero l’apice della rete commerciale del ‘brand’ in un determinato territorio. Talvolta i master ‘bancavano’ una quota parte delle scommesse condividendo con il bookmaker il rischio d’impresa connesso all’andamento delle attività, così partecipando alle vincite e alle perdite nella percentuale pattuita, un comportamento illecito perché la società di fatto finiva per esercitare l’attività’ di gestione e raccolta dei giochi e delle scommesse. “I punti scommesse finivano per dare lavoro e guadagni sicuri, così da permettere il mantenimento il consenso sul territorio” ha spiegato Vincenzo Nicolì, dirigente del Servizio Centrale Anticrimine.
DOVE FINIVANO I SOLDI – Successivamente, questi soldi elusi potevano finire in paradisi fiscali come Isole Vergini e Seychelles. O essere reinvestiti nel territorio. “Non c’era bisogno di controllare l’andamento dei risultati sportivi, i soggetti non se ne curavano, bastava accaparrarsi i soldi del banco”, hanno sottolineato gli inquirenti. Ad esempio sono aumentati esponenzialmente i punti vendita, che si sono affiancati alle cosiddetta ‘bische clandestine’ che potevano divenire anche piccole piazze di spaccio per le sostanze stupefacenti. Solo in Calabria sono stati fermati 18 soggetti e sequestrate 23 società estere, 15 italiane, 24 immobili, 7 automezzi, 33 siti nazionali e internazionali di ‘gambling online’ ed innumerevoli quote societarie e conti correnti nazionali ed esteri, per un valore di oltre 723 milioni di euro. A Bari, invece, fra il 2012 e il 2016 sono stati accertati almeno 650 milioni di utili. In alcuni casi, veniva messo in campo anche il “metodo mafioso” tradizionale, con gli adepti delle ‘ndrine che nella locride minacciavano chi tardava nei pagamenti delle giocate più cospicue quando queste erano state “concesse” a credito.
AFFARI INTERNAZIONALI – Per le società coinvolte nell’operazione è stata accertata la soggiacenza a condotte e modalità operative di stampo mafioso, o comunque finalizzate ad agevolare gli interessi dei clan Santapaola–Ercolano e Cappello, operanti nella provincia di Catania, i Tegano di Reggio Calabria, i Piromalli-Pesce-Bellocco nella piana di Gioia Turo e i Martiradonna-Parisi di Bari. Ma si tratta di tutt’altro che di un fenomeno “locale”. Innanzitutto, gli inquirenti hanno scoperto “cellule” operative anche in Abruzzo, Lazio, Toscana, Lombardia e Liguria, ma poi il denaro veniva riciclato in diversi Paesi d’Europa e del mondo, da Inghilterra, Romania, Serbia, Svizzera, Austria, Malta, Germania, Lussemburo e Albania ai paradisi fiscali Isole di Man, Antille Olandesi, Isole Vergini e Seychelles. Tanto che c’e’ voluta la cooperazione di Eurojust e dell Prosecutor’s Office for Organized Crime serbo per ricostruire molti dei collegamenti, “giocata per giocata”. A Bari, ad esempio, Vito Martiradonna detto ‘Vitin l’Enél’, già al 416bis per reati precedenti, aveva messo in piede, insieme ai figli, una strategia telematica avviando attività di scommesse illegali i cui proventi finivano puntualmente a Malta.